Chiesa di San Giorgio a Petrognano
SAN GODENZO – Petrognano è un piccolo borgo a nord-ovest di San Godenzo adagiato lungo l’avvallamento naturale che il fosso omonimo produce fra il Poggio alla Croce e il Poggio Aiotta. Un tempo era una piccola comunità di pastori e boscaioli che insieme a poche case sparse sulla montagna, riceveva conforto spirituale dalla chiesetta dedicata a San Giorgio, adagiata a sua volta sopra uno sperone roccioso che sovrasta il borgo, con colpo d’occhio straordinario sul caseggiato di Castagneto e sulla più lontana valle di San Godenzo. Oggi questo luogo è facilmente raggiungibile da una stretta comunale che si stacca dalla SS 67 appena fuori del capoluogo ma in antico i viaggiatori dovevano seguire un percorso ben più arduo che iniziava poco distante dal castello dello Specchio, prima di arrivare a San Godenzo. Questa antica via frequentata nel Medioevo per raggiungere la montagna, è ancora percorribile.
Il sentiero inizia in località Ponticino, sale lungo il Fosso di Petrognano fino a scavalcarlo con il ponte del Cicaleto, manufatto spartano e privo di spallette ma emozionante nella forma e nell’architettura che consente di proseguire lungo il torrente in riva destra, fino alla confluenza col Fosso di Castagneto. Qui è necessario scavalcare l’alveo e riprendere il percorso che sale alla chiesa lungo il Poggio alla Croce, fra tratti selciati e i muri a secco che sostengono arditi tornanti, accompagnandoci in un mondo di altri tempi, con scenari naturali davvero suggestivi.
La chiesetta di San Giorgio ci attende graziosa, in posizione quasi appartata, come a conservare un’identità misteriosa e la sua natura sconosciuta, adagiata in epoca lontanissima. Pochissimo sappiamo infatti, sulle origini di San Giorgio, probabilmente precedenti la fondazione dell’abbazia di San Godenzo (1028) alla quale sarebbe stata annessa da Jacopo il Bavaro, vescovo di Fiesole, compresa fra i beni conferiti al nuovo monastero. Con una Bolla del 23 marzo 1482, Papa Sisto IV assegnava l’abbazia di San Godenzo con tutte le sue pertinenze al Convento della SS. Annunziata di Firenze e quindi anche la chiesa di San Giorgio a Petrognano fu naturalmente inserita fra le proprietà degli stessi Padri Serviti. Questo almeno fino al 7 aprile 1784, quando Mons. Ranieri Mancini, con decreto vescovile, la separava dal cenobio cittadino dichiarandola inamovibile.
I documenti di archivio dell’epoca successiva, non rilasciano altre informazioni sulla chiesa di San Giorgio e solo le note riportate sul Liber Cronicus parrocchiale, possono rilasciare notizie attendibili sulla storia più moderna della chiesa e sull’opera compiuta dai sacerdoti che la ebbero in cura.
Dalle note sintetiche di quei preziosi manoscritti, apprendiamo che durante tutto l’Ottocento e nelle prime decadi del secolo successivo, si era raggiunta per Petrognano e Castagneto, la massima densità demografica, oscillante attorno alle 400 unità fra pastori e boscaioli.
All’epoca e per buona parte del Novecento, era unita a quella di San Giorgio “aeque principaliter” (ugualmente importante), anche la chiesa di Santa Maria all’Eremo, entrambe curate dallo stesso sacerdote.
Nel 1934 la canonica di Petrognano era descritta come “una bicocca sconcassata, priva di latrina, così indecente da non sapere come fare ad abitarvi. La chiesa era una misera capanna, con le candele che affumicavano le travi, tanto erano basse; per salire alla porta d’ingresso bisognava salire sette gradini esterni.”
Don Ermindo Melani, il parroco appena nominato, si adoperò per un radicale restauro. Nel 1937/38 fu rialzato il soffitto, ma fu necessario lo scoppio di alcune mine per sbassare il pavimento realizzato sulla roccia viva. La chiesa ebbe finalmente un aspetto decoroso, con un nuovo Altar Maggiore di pietra sistemato nel grande arco sulla parete di fondo. Le pareti alterali furono intonacate e decorate secondo l’uso dell’epoca, arredate con gli altari della Madonna e del Sacro Cuore, posti in due nicchie ricavate nel muro. Le due monofore laterali furono chiuse da vetrate policrome e sulla facciata fu aperto l’oculo con l’immagine di San Giorgio.
Nel 1943, il nuovo parroco Eusepio Agnoloni, dotava la chiesa di un Fonte Battesimale di pietra, collocato nella cappellina laterale. Poi nel 1975 fu nuovamente riparato il tetto, sostituita la porta d’ingresso ormai cadente e aggiunta la tettoia esterna sopra la lunetta. Qualche decennio fa è stato compiuto l’ultimo restauro ad opera di don Bruno Brezzi, il parroco di San Martino a Castagno d’Andrea, cui era affidata la cura di tutte le chiese presenti sula Montagna di San Godenzo.
Oggi San Giorgio si mostra ancora come graziosa chiesetta di montagna, con il suo campaniletto a vela collocato all’apice posteriore della copertura. Esternamente il paramento murario è a vista, formato da una gradevole sequenza di bozze regolari che gli conferisce eleganza e un gradevole effetto cromatico.
Il sagrato è rialzato e protetto da un muretto di pietre con taglio irregolare. Sopra la trave d’ingresso è inciso il classico dogma D.O.M. (Deo Optimo Maximo) sormontato da una lunetta con l’immagine acroma della Madonna col Bambino fra cherubini.
L’interno è a navata unica coperta a cavalletti, con balza intonacata alle pareti laterali che interrompe il classico paramento di piccole bozze a vista. Dietro l’Altar Maggiore, di realizzazione post conciliare, si apre una grande nicchia con arco a tutto sesto dalla quale si stacca la sagoma del Crocifisso. Due gli altari laterali con mensa di pietra sorretta da colonne cilindriche. Nella parte mediana dell’aula si aprono due strette monofore contrapposte con le vetrate policrome poste nel 1938, recanti le immagini di San Francesco e Santa Emerenziana patrona dell’Azione Cattolica.