Chiesa di Sant’Antonio a Dicomano
DICOMANO – La chiesa di Sant’Antonio Abate è collocata nella zona periferica di Dicomano, all’inizio del paese per chi giunge da Pontassieve. L’odierna viabilità ha reso marginale la sua posizione che in antico appariva invece preminente, a stretto contatto con l’attuale Via Garibaldi, la via principale che attraversando il quartiere Forese, con i suoi portici frementi di laboriose botteghe, scavalcava il fiume dal Ponte Vecchio, saliva in piazza del “mercatale” e proseguiva poi verso la Romagna.
Incerte e frammentarie le notizie sulle origini di questo luogo di culto appartenente alla Diocesi di Fiesole. Di certo sappiamo che già all’inizio del XII secolo, nella stessa sede dell’attuale parrocchiale, era attivo un hospitale per i pellegrini detto di Sant’Antonio a Onda, dotato di un piccolo oratorio per il conforto spirituale dei viandanti. Il titolo e il ruolo di oratorio si sarebbero conservati per molti secoli, anche dopo la soppressione dell’ hospitale, quando annesso in perpetuo alla pieve di San Jacopo a Frascole, il suo uso era divenuto pubblico ed al servizio del popolo. La chiesa di Sant’Antonio non compare quindi nei primi censimenti ecclesiastici di metà Duecento, ne tantomeno nei decimari stilati all’inizio del XIV secolo. Anche le Visite Pastorali compiute tra Seicento e Settecento ci descrivono sempre un oratorio semplice e povero nella struttura, dotato di un solo altare di legno recante la tela di Sant’Antonio Abate, illuminato da una lampada ad olio e provvisto di un “confessionario” di castagno. Il luogo è ritenuto “insufficiente per il popolo che desidera avere un parroco residente, rimanendogli scomodo il portarsi alla pieve di Frascole.” L’inizio del XIX secolo avrebbe coinciso con un notevole sviluppo edilizio del borgo di Dicomano, concentrato proprio nell’area di Sant’Antonio. Il relativo incremento demografico, amplificava di fatto l’urgenza di un luogo di culto adeguato, provvisto di una guida spirituale permanente. Nel 1826, in accordo con il Regio Governo, l’Episcopio fiesolano assegnava all’oratorio un cappellano residente, sì da concedere continua assistenza spirituale anche a quella porzione marginale del Popolo di Frascole. Negli anni successivi furono sistemati gli ambienti della canonica e nel 1834 si conclusero i lavori di ampliamento dell’oratorio che avrebbe assunto la nuova identità strutturale di vera e propria chiesa. Dal 1836, con decreto del Capitolo fiesolano e l’approvazione di Sua Altezza Reale Leopoldo II di Toscana, l’oratorio di Sant’Antonio assumeva il titolo di parrocchia, guidato da un sacerdote secolare, munito del proprio Fonte Battesimale e con patronato spettante al Regio Granducato.
Gravemente danneggiata dal terremoto del 1919, la chiesa fu restaurata o praticamente ricostruita tra il 1932 e il 1938, come si legge sulla grande lapide che sovrasta il portale d’ingresso. Di natura semplice e compatta il complesso si presenta coperto a due spioventi, con campanile a vela sistemato nella parte posteriore. La facciata di gusto rinascimentale è imponente, impreziosita da un elegante timpano e da un rosone circolare con l’immagine di Sant’Antonio Abate.
L’opera realizzata da Rodolfo Fanfani nel 1937, costituisce un raffinato esempio di quella produzione di vetrate policrome adottata in area fiorentina nella prima metà del Novecento.
L’interno è ad unica navata, libero da qualsiasi elemento architettonico che ne disturbi la solennità, amplificata dalla generosità degli spazi e dalla particolarità degli arredi. Sulla parete sinistra, accanto all’ingresso, raccolta in una nicchia centinata, è visibile una statua a grandezza naturale di Sant’Antonio Abate databile al XX secolo, che mostra evidenti i simboli iconografici del Santo.
Addossati alle pareti dell’aula vi sono quattro altari di pietra, due dei quali provenienti dall’antica chiesa di San Francesco a Borgo San Lorenzo. Sul primo altare di sinistra si conserva una Madonna col Bambino che dona il cordiglio ai fratelli della Compagnia di San Francesco e un San Francesco; tela dipinta nel 1612.
Sull’altro altare di sinistra è la splendida Madonna col Bambino e Santi proveniente da San Jacopo a Frascole, tavola a fondo oro del XIV secolo attribuita a Giovanni del Biondo.
Sopra il primo altare di destra, accanto all’ingresso, è visibile un’opera dipinta nella prima metà del Cinquecento riproducente Gesù crocifisso con il beato Michele camaldolese e San Michele Arcangelo.
Sempre sulla stessa parete, in prossimità del presbiterio, è sistemata una pregevole terracotta invetriata un tempo pala d’altare della diruta chiesa di Sant’Andrea a Tizzano.
L’opera, ampiamente restaurata e integrata, comunque riconducibile alla bottega di Benedetto Buglioni, rappresenta la Madonna col Bambino fra i Santi, Andrea, Michele Arcangelo, Stefano e Francesco d’Assisi. Commissionata da Francesco Volpini, rettore del piviere di San Bavello, fu consacrata il 3 agosto del 1504, come indica l’epigrafe sulla predella del basamento.
Singolare fra gli altari, sulle pareti laterali dell’aula, la presenza di due confessionali di pietra serena finemente scolpiti nella seconda metà del Settecento.
Nel 2012 si è tenuta una nuova sistemazione di alcuni arredi dell’aula, traslando il Fonte Battesimale e il Tabernacolo del SS. Sacramento in prossimità delle due pareti laterali che precedono il presbiterio.
L’inedita sistemazione ha previsto la realizzazione di due piccoli altari impiegando alcuni elementi dello smembrato Altar Maggiore, sostituito con le disposizioni successive al Concilio Vaticano II. Sopra i due piccoli altari si sono aggiunti due telieri dell’artista contemporaneo Americo Mazzotta, raffiguranti il Battesimo di Gesù e un Gesù Risorto.
Il presbiterio è rialzato di due gradini, delimitato da un arco trionfale che lo divide dall’aula e si conclude in un’abside semicircolare sulla quale si aprono tre strette monofore centinate con vetrate policrome realizzate da Rodolfo Fanfani nel 1945 e riproducenti un Cristo Redentore, San Giuseppe col Bambino e l’Immacolata Concezione.
Nel catino absidale si può ammirare una pregevole pittura a fresco eseguita dal pittore locale Massimo Buccioni nel 2009. L’opera intitolata La Maestà e commissionata da don Paolo Berni attuale parroco di Sant’Antonio, rappresenta una Maestà di Maria col Bambino sottostante un Cristo Risorgente circondato da un coro di Santi.
Scheda e foto di Massimo Certini
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 27 settembre 2020