Chino Chini (1870 – 1957)
Nasce a Borgo San Lorenzo nel 1870 da Tito Chini, decoratore, e da Paolina Ulivi. Viene battezzato col nome di Giovacchino ed erroneamente iscritto agli atti del Comune col nome di Giulio. Dopo gli studi elementari lavora col padre come aiuto decoratore. In seguito alla morte di questo, avvenuta nel 1883, viene assunto nell’impresa degli zii Dario e Leto, anche essi decoratori. Nel febbraio del 1897 entra a far parte dell’Arte della Ceramica assieme ai fratelli Guido e Augusto. Contribuisce notevolmente all’andamento della fabbrica soprattutto dal lato finanziario. Arriva addirittura ad ipotecare la casa paterna in modo che si potesse preparare la produzione per l’Esposizione di Torino e di Londra del 1898. Nel 1901, in seguito all’uscita dalla società di Vittorio Giunti, diviene direttore tecnico. Progetta l’intero impianto della nuova sede di Fontebuoni. Riprende, nel 1902, un carteggio, già iniziato dal Giunti nel 1897, con Bernardino Pepi, chimico e farmacista senese ed anche grande esperto di ceramiche. Nel 1903, compie dei viaggi a Golfe Juan, nel sud della Francia, per acquisire maggiori conoscenze tecniche presso la fabbrica dell’Hospied. Per contrasti con la direzione lascia l’impresa nel dicembre del 1905.
Ritorna per un breve periodo all’attività di decoratore. Nel 1906 assieme al cugino Galileo e al fratello Pietro fonda a Borgo San Lorenzo una fabbrica di ceramiche denominata “Fornaci San Lorenzo”, di cui diviene il direttore tecnico. In questo periodo inizia anche la produzione del vetro grazie ai suoi interessi in tale settore coltivati già nel periodo dell’Arte della Ceramica. E’ artefice di numerosi progetti di riassetto dell’impresa per cercare maniere sempre più razionali per la distribuzione del lavoro. Nel 1930 utilizza anche lo stabilimento dell’ex “Florentia Ars”, in piazza Bernardo Tanucci a Firenze, comperato nel 1924, per installarvi un apposito reparto per la lavorazione soprattutto delle vetrate. Nel 1943 la fabbrica viene distrutta da un bombardamento. Nel 1947 compie un tentativo di accordo con alcuni finanziatori, conosciuti dal figlio Tito, per impiantare una nuova fabbrica a Milano. L’accordo non raggiunto e anche la morte di Tito lo inducono ad abbandonare per sempre l’interesse per il settore ceramico. Muore a Borgo San Lorenzo nel 1957.