L’Oratorio di Sant’Omobono

Di fronte alla Pieve di San Lorenzo sorge il seicentesco Oratorio di San Omobono, un tempo sede della confraternita laicale dedita al culto della Natività di Maria Santissima, detta “Compagnia degli Azzurri” dal colore della veste indossata dai suoi componenti.

Al suo interno si trova una cupoletta con dipinta l’Assunta, che il pittore Pietro Paolo Colli (1776 – 1828) realizzò nel 1813, forse con l’aiuto del suo giovanissimo allievo Pietro Alessio Chini. Nel 1850, l’ormai maturo Pietro Alessio completò la decorazione dell’oratorio, i cui resti possono forse essere riconosciuti nelle pitture a monocromo ancora oggi visibili in alcune zone delle pareti laterali. Successivamente, nel 1913, Dino Chini aveva restaurato gli ambienti della Confraternita, ed un ulteriore suo intervento si registra sette anni dopo. Alla fine del dicembre 1924 un grave incendio danneggiò molto seriamente la navata dell’oratorio, che rimase scoperta per circa due terzi. Subito dopo il grave fatto si costituì un comitato cittadino per i restauri, del quale faceva parte anche Chino Chini. Gli impegnativi lavori di ripristino procedettero piuttosto velocemente, tanto che la chiesa poté essere riaperta al culto già nell’ottobre del 1925.

Le Fornaci ed i Chini svolsero un ruolo di primaria importanza nei lavori di restauro, come si può verificare ancora oggi visitando la piccola chiesa. Sulla parete di facciata è sistemata una bella vetrata raffigurante la Madonna della Pace, che fu donata, come tutte le altre, da Chino Chini e dalle Fornaci. Le altre finestre dell’oratorio recano tessere vitree con marmorizzazioni e decorazioni geometriche a losanghe, di un semplice e gradevole gusto di tono Decò, con alcuni stemmi della Confraternita di Sant’Omobono.

Nella finestra a sinistra del presbiterio, che nella sua geometrica astrazione richiama quelle del Municipio, una piccola scritta ricorda la donazione effettuata nel settembre del 1925 da Chino Chini e dalla moglie Teresa Ghezzi.

La bella bussola d’ingresso ideata da Dino Chini e realizzata nelle parti lignee dal falegname Aldo Bargelli, lamenta uno stato di grave degrado; ha vetri decorati dalle Fornaci, ma fu eseguita successivamente alla riapertura dell’oratorio, poiché reca la data 1926.

Le decorazioni dei vetri sono costituite da stemmi a forma di losanga del marchese Ferdinando Frescobaldi, probabilmente donatore del manufatto, e della Compagnia di Sant’Omobono.

Allo stesso Dino Chini fu affidato l’incarico di ritoccare la pittura del Colli nella cupola della chiesa e probabilmente quello di realizzare le semplici decorazioni del nuovo soffitto, in sostituzione di quelle eseguite da Pietro Alessio ed andate completamente distrutte nell’incendio.

Sulla parte sinistra, in prossimità dell’ingresso laterale, è murata una lapide marmorea datata 1919 e dedicata ai confratelli della Compagnia degli Azzurri caduti in guerra. E’ ornata da una cornice in ceramica composta di ovoli e diamanti dorati, riferibile alla produzione delle Fornaci e sopravvissuta, evidentemente, alle distruzioni dell’incendio del dicembre 1924.

Sulla parete opposta della chiesa si vede una monumentale targa in ceramica policroma a rilievo, dedicata ai tre dipendenti delle Fornaci caduti nella Grande Guerra. Fu realizzata nel 1925, in occasione del notevole impegno sostenuto per il restauro dell’oratorio. Il tono celebrativo, solenne ed austero del manufatto è mitigato e quasi vivacizzato dalla scintillante policromia con riflessi metallici e dai motivi decorativi a linee spezzate, vegetali stilizzati, e dalle greche, che associati al repertorio rinascimentale riempiono l’intera sua superficie. Sono da apprezzare le straordinarie qualità del modellato e dei motivi decorativi che, ancora una volta, uniscono ed armonizzano elementi culturalmente eterogenei in una sintesi moderna ma corrispondente alle esigenze di destinazione e significato dell’opera.

Alcuni anni fa, proveniente dall’ex-orfanotrofio e ospizio “Umberto I”, è stato trasferito nell’Oratorio un bel pannello in piastrelle di maiolica dipinta raffigurante la Sacra Famiglia. La composizione è incorniciata da una serie di piccole piastrelle a motivi geometrici bicromi. Originariamente l’opera era collocata, dal 1903, sull’altare della cappella dell’ospizio, dedicato a San Camillo de’ Lellis, coronata da un piccolo timpano triangolare di foggia rinascimentale ed affiancato da una pittura di Galileo Chini. Il pannello riveste una notevole importanza non solo per la qualità artistica, ma anche  perché costituisce una delle prime presenze accertate dell’attività delle Fornaci.

Foto di Marta Magherini Scheda di Marco Pinelli

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