La leggenda di Pulicciano, simbolo di resistenza medioevale – Prima Parte
MUGELLO – Quando correva a perdifiato il secolo XIV, seguito da quello successivo, Firenze fu in guerra contro feudatari locali e signori temibili come i Visconti, e il Mugello divenne spesso teatro di scontri tra le fazioni in lotta. In questo guerresco contesto rivestì un ruolo fondamentale un piccolo castello che a me piace chiamare “la sentinella del Mugello”, ovvero la rocca di Pulicciano. In realtà, non è che il fortilizio a vederlo da lontano facesse grande impressione. Posizione sublime e strategica, quello sì, ma era piccolo e la superficie all’interno piuttosto esigua, non adatta a una numerosa guarnigione. In pratica oltre la cima del colle come la vediamo oggi, il perimetro delle mura comprendeva una ventina di metri dalla sommità ricavati tutt’intorno. La zona dell’attuale chiesa a nord era il punto più attaccabile; non a caso lì sorgeva un imperioso bastione a difesa, probabilmente di forma semicircolare; c’erano poi lungo le mura diverse torri d’avvistamento e difesa. A sud il fortilizio arrivava pressapoco dove ci sono ora le prime case mentre ai lati era delimitato da profondi avvallamenti, fossati e altri ostacoli vegetali. Dal castello si dominava la valle verso Mucciano da dove scendeva l’importante strada molto trafficata già in epoca romana. Il castello aveva probabilmente due accessi, uno principale da nord e uno secondario a est.
Quello che ho detto finora è almeno quanto ho ricostruito io con le mie ricerche, ma potrei anche sbagliarmi anche perché non sono infallibile e, non ci crederete mai, a quel tempo non ero ancora nato. Leggenda vuole che alcuni cunicoli sotterranei consentissero agli occupanti di allontanarsi in caso di assedio fino al fossato sotto Striano o verso il fondovalle. In realtà, lo ritengo assai improbabile mentre non mi sento invece di escludere, e ci sono alcuni indizi in proposito, che uno stretto e breve cunicolo ben camuffato di circa 80/100 metri portasse a nord/est oltre l’attuale cimitero consentendo agli assediati una via di fuga oppure eventuali sortite a sorpresa alle spalle degli avversari. In questa sede voglio narrare, a chi non le conosce già, alcune vicende guerresche del castello e il primo episodio che mi viene in mente risale al marzo 1303. Sempre per una questione di vecchiaia, non posso riferire in prima persona e perciò mi baserò sul resoconto di due storici contemporanei, Giovanni Villani e Dino Compagni. In quell’anno il Signore di Verona decise di fare il simpatico e, preso da manie di grandezza, mandò in Mugello le truppe di Scarpetta degli Ordelaffi che si allearono con quelle del podestà di Arezzo Uguccione della Faggiola. I due condottieri, a capo di circa 800 cavalieri e seimila uomini tra bolognesi, ubaldini, pistoiesi infiammarono la rivolta ghibellina espugnando Borgo San Lorenzo, fedele a Firenze, e depredando la valle. Scrisse il Villani: “..presono senza contrasto il borgo e poggio di Pulciano, e assediarono una fortezza che vi teneano i fiorentini, credendo ivi fare capo grosso, e recare il Mugello sotto loro obbedienza..”.
In realtà si tratta di una notizia fuorviante o quantomeno poco chiara; difatti, con la dizione poggio di Pulciano ci si riferisce soltanto alla presa della collinetta sottostante, vicino l’attuale strada. Prendere la fortezza di Pulciano, da poco tornata fiorentina, era un affare di ben altro conto. Comunque sia, dopo qualche esitazione il castello venne circondato perché Scarpetta, insieme a vari feudatari locali complici (tra cui Adimari e Alberti) aveva intenzione di utilizzarlo come base operativa. La reazione degli assediati fu veemente e Pulicciano resistette stoicamente per almeno dieci giorni in attesa di soccorsi sorprendendo non poco i numerosi avversari; col tempo la situazione si fece, però, difficile e alla fine la fortezza sarebbe stata presa se non fosse giunto in aiuto un manipolo di truppe fiorentine guidate da un altro forlivese, il podestà fiorentino Fulcieri da Calvoli, nemico giurato di Scarpetta, insieme agli alleati lucchesi. Fulcieri, personaggio chiacchierato e che non era certo uno stinco di santo, in quell’occasione sapendo della situazione disperata all’interno del maniero, agì da incosciente andando in soccorso con pochi uomini.
Racconta Dino Compagni che: “..vennono a Pulicciano apresso al Borgo a San Lorenzo, sperando avere Monte Accenico, edificato dal cardinale degli Ubaldini, messer Attaviano, con tre cerchi di mura. Quivi s’ingrossorono con loro amici credendo prendere Pulicciano, e quindi venire alla città. Folcieri vi cavalcò con pochi cavalli. I Neri v’andarono con grande riguardo: i quali, vedendo che i nimici non assalirono il podestà, che era con pochi, ma tagliarono i ponti e afforzaronsi, presono cuore ingrossandosi. A’ Bianchi parea esser presi; e però si levarono male in ordine; e chi non fu presto a scampare, rimase; però che i villani de’ conti attorno furono subito a’ passi, e presonne e uccisonne molti…”. Insomma, l’arrivo indisturbato del podestà con pochi uomini destò impressione e scompiglio nel nemico e coraggio tra i difensori che crebbero rapidamente di numero in poco tempo grazie all’arrivo di agguerriti coloni mugellani da Mucciano, Senni e Ronta. La cavalleria bolognese, temendo di rimanere circondata da tutti questi arrivi, se la filò abbandonando gli alleati. Scarpetta con i suoi fedeli si rifugiò in Montaccianico presso i feudatari ribelli, molti invece ripiegarono in maniera disordinata verso i passi d’Appennino dove si erano appostati drappelli di contadini locali.
Conoscendo bene il territorio, fu per loro facile assalire con bastoni e forconi i soldati che arrivavano a piccoli gruppi depredandoli, uccidendoli o facendo molti prigionieri. Alla fine se ne contarono quasi cinquecento e ai poveracci fu simpaticamente tagliata la testa a Isola d’Arno, il giorno 11 aprile. Tra quelli che fecero questa brutta fine c’erano personaggi illustri come l’importante giudice Donato Alberti: “Messer Donato Alberti tanto fu lento che fu preso.. (omissis).. Fu menato vilmente su un asino, con una gonnelletta d’uno villano, al podestà. … e tanto procurò il podestà, che li fu conceduto di tagliarli la testa…”. Alla faccia della gentile concessione! Finiva così nel sangue questa rivolta ghibellina nel Mugello e non sarebbe stata l’ultima! La risonanza del fallito assedio fu enorme. Il pittore Grifo venne incaricato di celebrare l’impresa dipingendo gli eventi all’interno del palazzo comunale fiorentino e venne consacrata l’importanza strategica e militare di Pulicciano. Tanto importante che, negli anni seguenti, il presidio fu guardato da almeno cento fanti comandati da personaggi locali come alcuni esponenti del potente casato Della Casa.
Fabrizio Scheggi
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – ottobre 2024
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