L’Oratorio della Misericordia
Tra i luoghi di maggiore interesse artistico di Vicchio, ma forse non tra i più conosciuti, è da considerare, senza dubbio, l’oratorio della Misericordia. La piccola chiesa si affaccia sul centrale Corso del Popolo con un prospetto a capanna sul quale si apre un monumentale portale in pietra con timpano spezzato che reca lo stemma della Misericordia. Sopra il portale, una finestra con cornice lapidea mistilinea corona la facciata a capanna.
L’interno mostra una semplice articolazione ad aula con un prebiterio leggermente rialzato e coperto da una piccola cupola emisferica sorprendentemente decorata con una complessa raffigurazione di tipo quadraturista e che imita lo sfondato di una vasta cupola. La decorazione rappresenta la celebrazione delle opere di Misericordia e allude alla appartenenza dell’oratorio alla Confraternita di Misericordia.
Se, come ha recentemente dimostrato Adriano Gasparrini, l’oratorio, originariamente intitolato a San Filippo Neri, risale agli inizi dell’Ottocento, essendo stato benedetto nel 1815, evidentemente gli elementi architettonici e, soprattutto, la bella decorazione della volta del presbiterio, rappresentano un interessante esempio di persistenza di realizzazioni di gusto ancora settecentesco e tardobarocco, in un momento storico e artistico già segnato dal gusto neoclassico. Non è escluso che ulteriori studi ed approfondimenti possano fare maggiore luce circa la cronologia e l’autore della interessante e notevole decorazione dipinta nel presbiterio dell’oratorio che appare di pregevole qualità.
Al suo interno, la piccola chiesa conserva interessanti opere d’arte, a cominciare dal gruppo plastico della Madonna col Bambino, collocato in una nicchia della parete destra. Si tratta di una scultura in maiolica policroma e invetriata, riconducibile alla produzione della bottega robbiana. Con buona probabilità siamo in presenza di un lavoro della bottega di Benedetto o Santi Buglioni, ultimi artefici ed eredi della bottega robbiana, attivi nei primi decenni del XVI secolo. Al momento mancano notizie circa la provenienza dell’opera, la sua destinazione originaria e le modalità e i tempi con cui è giunta in possesso della Confraternita di Misericordia di Vicchio. Nella parete di fondo, all’interno di una nicchia, è collocata una statua della Vergine addolorata, da segnalare per il fatto di essere vestita con veri abiti di stoffa: si tratta di un esempio, ormai non più così comune nelle chiese, di “Madonna vestita”, un tipo di immagine religiosa particolarmente diffusa in passato e spesso oggetto di specifici culti o devozioni.
L’opera più nota dell’oratorio è, tuttavia, il Cristo morto (raffigurato con gli occhi aperti), statua a grandezza naturale in cera policroma, eseguita da Clemente Susini nel 1798, anno in cui fu anche benedetta da papa Pio VI. L’opera è veramente impressionante per il suo crudo realismo, chiaramente avvertibile nella precisione anatomica in ogni dettaglio della figura del Cristo, disteso all’interno dell’urna lignea, risalente al 1827. La finezza della cura del dettaglio, che si spinge fino alla raffigurazione del reticolo venoso sulle membra, deriva dall’abilità e dall’esperienza del Susini, per anni responsabile della realizzazione delle cere anatomiche ora custodite al museo della Specola a Firenze.
La valle del Mugello, tra l’altro, conserva altre opere del Susini come il Cristo morto della pieve di Santa Maria a Fagna e l’Ecce homo della pieve di San Cassiano in Padule (ora conservato nel museo di arte sacra e religiosità popolare “Beato Angelico” di Vicchio). Tali realizzazioni erano destinate a suscitare la devozione popolare, mirando a colpire la sensibilità dei fedeli col loro crudo e nobile realismo.