Vipere e bisce in Mugello
MUGELLO – Il buon nome dei rettili è stato distrutto da Eva, per via del racconto che ne fa la Genesi, il primo libro della Bibbia. Purtroppo, dopo questo colpo, nella cultura occidentale sono divenuti un simbolo negativo. Invece i rettili sono animali come tutti gli altri, anzi sono il gruppo da cui si sono originati i vertebrati più evoluti, cioè uccelli e mammiferi (che è come dire noi). Sono gli inventori dell’uovo, con cui si sono affrancati da una vita passata quasi solo nell’acqua: i loro embrioni hanno una piccola riserva d’acqua personale, racchiusa in un guscio permeabile all’aria, e non devono quindi svilupparsi in stagni che a metà del processo magari si disseccano, uccidendo tutto quanto vi sta dentro. È sufficiente il calore del sole sul terreno per incubare le uova.
I rettili sono comunissimi, anche nel nostro Mugello: chi non conosce le saettanti lucertole? Chi non ha mai avuto un senso di paura e di ripulsa di fronte a una biscia? E che dire della vipera, oggetto di terrore mortale da tempo immemorabile? Da noi è presente solo l’aspide (Vipera aspis), ma in Italia ci sono altre due specie di vipere, quella dell’Orsini (sul Gran Sasso) e il marasso (sulle Alpi Orientali). È stato con quest’ultima che ho fatto per la prima volta una conoscenza diretta. Dopo la tesi ero andato in Carnia a fare rilievi geologici. Stavo attraversando un mirtilleto quando l’amico, che mi seguiva ad un paio di metri, mi disse di fermarmi e stare immobile. Obbedii, anche se non capivo il motivo, che mi fu chiaro quando vidi le piante di mirtillo vicino a me ondulare pian piano a causa di una cosa scura che si allontanava lentamente. Era per l’appunto un marasso, che non avevo visto perché coperto dai mirtilli.
La vipera attacca solo per difesa e reagisce quando la distanza tra lei ed il supposto aggressore è meno di una sessantina di centimetri. Quando sente avvicinarsi qualcosa resta immobile per mimetizzarsi nell’ambiente e così può capitare di passarle troppo vicino o addirittura pestarla o toccarla. Questo comportamento si spiega con il fatto che, essendo un animale piccolo e lento, diventa una facile preda di altri animali più grossi, per cui l’unica sua difesa è passare inosservata. Anche lei è un predatore e il veleno le serve per la caccia, per cui cerca di non sprecarlo.
Naturalmente gli umani la pensano diversamente e, data la sua pericolosità, cercano di ucciderla anche quando non ci sarebbe il motivo. A Castagno d’Andrea, un pomeriggio, mi portarono una vipera uccisa nell’orto vicino. Era lunga circa sessanta centimetri, la coda corta e tozza, coi disegni dorsali come di solito si trovano dalle nostre parti (i disegni possono variare). Chi l’aveva presa aveva, come d’uso, infierito sulla testa, impedendo così di vedere uno dei più importanti caratteri distintivi, cioè l’occhio, che ha la pupilla a fessura come i gatti. Notai che aveva il ventre ingrossato e così l’aprii: aveva mangiato da poco una lucertola, che uscì fuori dal suo corpo quasi intatta.
Ogni tanto si sentono racconti dell’uccisione di grosse vipere lunghe più di un metro. Ovviamente si tratta di innocenti bisce che hanno il solo torto di assomigliare a una vipera. Nel dopopranzo di una giornata estiva mi telefonarono a casa da Cuccino (una piccola frazione di Vicchio) chiedendomi se potevo recarmi subito sul posto. Trovai due campagnoli che mi mostrarono due grosse serpi vive chiuse dentro un barile. Uno affermava che erano vipere, estremamente pericolose proprio per la loro grossezza, mentre l’altro, che le aveva catturate a mani nude, sosteneva che si trattava di serpi del tutto innocue. Bastò osservare le pupille grandi e perfettamente rotonde dei rettili per escludere con assoluta certezza che si trattasse di vipere. Lo provavano le dimensioni stesse, perché la vipera non supera i settanta centimetri. Così feci anche una bella figura a buon mercato.
In effetti, ci sono serpi che assomigliano molto alla vipera, soprattutto per il colore del corpo e i segni ornamentali. È il caso della cosiddetta serpe bottaia (Natrix tessellata) ma la si distingue chiaramente dalla vipera sia per le dimensioni che per la pupilla (bella rotonda, come abbiamo detto). Serpe bottaia vuol dire “serpe da rospi”. A me è capitato di trovarne una grossa in mezzo a un sentiero, mentre me ne andavo in marroneta. Era completamente immobile, tanto da sembrare morta, con un rospo in bocca che si muoveva appena. Le mosche le si posavano sopra come per deporre le loro uova. Incuriosito, presi un bastoncino e provai a toccarla: subito la serpe si dileguò abbandonando il rospo che, incredulo davanti a tanta fortuna, non mostrò di accelerare la propria andatura.
Un comune rettile della nostra zona è il biacco, una serpe che da adulta assume un colore verde-nerastro. All’inizio della primavera ne trovai un paio di esemplari, allo scoperto, sull’argine della Sieve a Sagginale. Uno era ancora intorpidito e si muoveva lentamente mentre l’altro era morto (forse non era riuscito a superare il letargo invernale, dopo l’uscita dal suo nascondiglio).
Ogni tanto c’è chi si chiede a cosa servano i rettili, in particolare serpi e vipere. Basti ricordare che sono grandi mangiatori di topi e quindi aiutano a controllare le popolazioni di animali che, data la loro grande capacità riproduttiva, sono in condizioni di creare notevoli problemi al delicato equilibrio del nostro ambiente.
Paolo Bassani
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 11 luglio 2021