VICCHIO – Il 29 giugno viene presentato alle Caselle, nella parrocchia di San Cassiano in Padule di Vicchio, il nuovo libro di Adriano Gasparrini, “Quando la terra tremò”, edito da Polistampa, dedicato al terribile terremoto del 1919. All’autore abbiamo rivolto alcune domande.
Intanto, com’è nata l’idea di questo libro?
Avevo da tempo messo gli occhi su un fondo fotografico in vendita presso un antiquario pistoiese e nel febbraio dell’anno scorso, dopo aver vinto il fiorino d’oro del Premio Firenze con il libro su Vicchio nel Settecento, mi sono detto: perché non impiegare questo denaro per acquistarlo? Un giorno andai a vederlo con Felice Bifulco e me lo portai via. Però non potevo tenerlo solo per me: decisi di farne un libro.
Sono tante le iniziative e gli scritti sul terremoto del ’19. Che cosa mancava?
Sul terremoto del 1919 si è già scritto e visto tanto. Il mio fondo fotografico conteneva molte immagini inedite, anche se quelle più significative erano state riprodotte in cartoline (con qualche grossolano errore di identificazione e una definizione non certo ottimale). Una documentazione di prima mano, inappuntabile, era già disponibile nel volume stampato dalla Regione Toscana e dalla Protezione Civile Nazionale nel 2004, con il corredo iconografico tratto in gran parte dall’archivio storico di Aldo Giovannini. Per di più ora è uscito un libro di Leonardo Romagnoli contenente i reportages dai luoghi più colpiti scritti dal Niccolai nei mesi successivi.
Hai aggiunto qualcos’altro?
Mi è sembrato interessante sottolineare le modificazioni, sotto il profilo urbanistico e architettonico, indotte dalla ricostruzione dei centri colpiti, soprattutto a Vicchio e a Borgo San Lorenzo.
Hai fatto tutto da solo?
L’idea iniziale era quella di limitarsi all’epicentro, ma la ricorrenza del centenario richiedeva una ricerca più vasta e allora ho chiesto la collaborazione di tutti quelli che potevano aiutarmi. Sono tanti e c’è voluta una pagina intera per ringraziarli, un’altra per attribuire le referenze fotografiche. Certo non avrei potuto fare a meno di Aldo Giovannini e di Andrea Cantini.
Nella tua ricerca c’è qualcosa che ti ha particolarmente colpito o sorpreso?
Sono dettagli delle sofferenze patite da alcune famiglie che hanno visto distrutta la propria abitazione e morire sotto le macerie i propri cari. Sono passati cent’anni ma ho rivissuto l’evento come se fosse successo ieri.
Questa ricerca storiografica può essere un monito per il futuro?
Mi auguro che questa sensazione la provino anche i futuri lettori. Il presidente dell’Unione Montana dei Comuni del Mugello nella sua presentazione ha giustamente sottolineato che questa pubblicazione serve anche a esercitare una memoria attiva che chiama all’appello una cittadinanza attiva e consapevole del rischio sismico tuttora presente nel nostro Appennino.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 23 giugno 2019