Castiglioncello
In un documento del 1220, riguardante i possedimenti ubaldini, non ritroviamo però CASTIGLIONCELLO perché era ancora assoggettato dapprima, alla chiesa di S. AMBROGIO della Massa (un agglomerato nei pressi del Monte Fune ora scomparso) e successivamente al dominio della famiglia Alidosi. Il passaggio a Firenze avvenne probabilmente alla fine del 300 quando, dopo che la famiglia Alidosi aveva chiesto protezione ai Fiorentini, il borgo passò tacitamente ad accrescere il territorio della repubblica. Il borgo viene cosi citato per la prima volta, in una carta del popolamento toscano del 1427-1430. Sul finire del 400 il vano tentativo di passaggio di Castel del Rio alla Repubblica di Firenze (tentato dai cittadini per liberarsi degli Alidosi) cambiò di fatto la geografia dell’ alta valle; Castiglioncello si venne a trovare su un confine «amministrativo» e «non politico», quindi in una situazione di interesse militare sempre più scarso, anche se restò su una direttrice di scambi abbastanza importante. Con la realizzazione di nuove strade nel XVIII sec. si ebbe un effetto devastante per lo sviluppo di Firenzuola. Il comune fu infatti bypassato dalla rotabile della Futa (1745-1764), mentre il potenziamento dei ponti di Camaggiore e il potenziamento del tracciato sulla destra del Santerno causarono l’ abbandono dell’antica «via di Castiglioncello» che portava a S.Andrea e a Castel del Rio. Già nel ‘700 infatti si descriveva questa mulattiera come impraticabile.
Sulla nuova strada presso Moraduccio, si costruì una dogana che ancor oggi, sul poggio davanti Castiglioncello, si può mirare in tutta la sua magnificenza. Soltanto una passerella sul fiume costituiva l’ unico collegamento tra il borgo e la nuova via ed anche quando si provvide a trasformare e potenziare, nella seconda metà dell’ 800, la rotabile di fondovalle, l’ isolamento di Castiglioncello rimase. Soltanto la vicinanza con rotabile ritardò lo spopolamento che aveva colpito alcune zone del comune di Firenzuola già dai primi del ‘900; la popolazione infatti rimase pressoché invariata, 63 abitanti nel 1833 contro i 64 nel 1931. L’ abbandono del borgo di Castiglioncello si verificò essenzialmente nel dopoguerra: la costruzione del ponte tardò troppo, rendendo anacronistico il borgo che si avviò cosi all’ abbandono totale.
Castro San Martino
Castro S.Martino, si ha notizia che nel 1107 gli Ubaldini fecero donazione di questa proprietà alle monache di Luco, nel 1330 i Fiorentini comprarono dagli Ubaldini l’intera giurisdizione di Castro, nel cui mandato rientrava anche il famigerato passo dell’Osteria Bruciata. Nei pressi si trovava lo spedale di Fonte Manzina, ospizio per i viandanti che attraversavano l’Appennino.
Ebbero dominio in Castro al pari che negli altri casali di questo Appennino gli Ubaldini, derivati forse da quel conte Gitizio che insieme con la moglie Cunizza, sino al febbrajo 1085, aveva venduto al conte Tegido del fu pagano, e poi donato alle monache di S. Pietro di Luci in Mugello una parte della villa di Castro, Rio Cornacchiajo, ec.; donazione che confermarono a quelle monache Camaldolensi il pontefice Pasquale II con privilegio del 3 ottobre 1107, e Eugenio III nel 7 febbrajo 1147. (ANNAL. CAMALD.). Gli uomini di S.Jacopo a Castro, detto eziandio qualche volta al Montale, uniti a quelli di S. Martino al Castro, nel 1292 presero ad enfiteusi per anni 14 i boschi e pascoli dello Stale, stati donati nel 1048 dal conte Guglielmo Bulgharo ai Cistercensi della badia a Settimo. (M. VILLANI Cronac.).
Cavrenno
Spuntone roccioso sull’alta valle dell’Idice, poco sotto il Passo della Raticosa, storica direttrice di collegamento tra Firenze e Bologna, fino ai nostri anni 60. Sulla cima resti di numerosi manufatti, visibile la bocca della cisterna interrata. Detriti di differenti periodi storici
CAVRENNO Parr. di S. Michele a Cavrenno; piviere di Pietramala
Castrum Cavrenni, o anche Caprenni:
1117 – apparteneva agli Ubaldini, confremato ad Ugolino nel 1220 da Federico II;
1246 – venne inutilmente assediato dai Bolognesi, che per impossessarsene lo dovettero poi acquistare dagli stessi Ubaldini;
1290 – «Castrum Capreni emptum est a bononien-sibus sedecim milia libris et ducentis, venditor fuit Ubaldinus de Musello» (Cronica civitatis Bononie, p. 34, ma cfr. infra 1294, giugno 15);
1294 – maggio 24, si rimette al Gonfaloniere di Giustizia, al Capitano, Priori e Dodici Buo-niuomini Ìa richiesta da parte del Comune di Bologna di non portare aiuto al castello di Cavrenno, assediato dai Bolognesi (Provvisioni, 4, e. lly);
1294 – giugno 15; il Comune di Bologna acquista il castello di Cavrenno dagli Ubaldini e lo fa demolire per eliminare i rischi che rappresentava per la viabilità in dirczione di Firenze (Registro grosso, 2, cc. 93?- sgg-, ma cfr. supra 1290).
1298: il Comune di Bologna fa ricostruire il castello di Cavrenno (Davidsohn, IV, p. 43).
1299 – fu inutilmente assediato dai Modenesi collegati agli Estensi;
1310 – venne restaurato dai Bolognesi che lo presidiarono con un capitano e sei soldati;
Nel 1324 i Bolognesi lo muniscono di una rocca;
Nel1342 il Comune di Bologna lo concede in feudo a Guglielmo di Loano;
1350 – viene assediato ed espugnato dagli Ubaldini con l’aiuto delle milizie viscontee, ma l’anno seguente i Bolognesi se impossessano definitivamente;
1433, dagli Annali Camaldolesi risulta che «castellum munitissimum, quod Cavrenno dicitur» apparteneva ancora ai Bolognesi;
1497 – è in possesso dei Fiorentini e poco più tardi sarà demolito definitivamente
Da: Forme e strutture del popolamento nel contado fiorentino V.II – P.Pirillo – 2008 Rocche e Castelli di Romagna, V.I, AA.VV. – 1970 [876]
Da: LA ROCCA DI CAVRENNO E LO SPEDALE DI FILIGARE
Posted on 02/10/2010 by paolo campidori
… lo Spedale del sec. XII-XIII che si trova al confine fra Toscana e Emilia in località Filigare non distante dalla Rocca di Cavrenno, ed è conservato in maniera mirabile. Va detto innanzitutto che tutta la zona era feudo degli Ubaldini , come pure la Rocca di Cavrenno e il borgo omonimo appartenevano ad essi. … . Probabilmente quest’ultima località era un bivio importante poichè si intersecavano due strade importantissime: una che seguiva a nord per Spedaletto (un’altro) e la Via Flamenga, cioè la strada militare romana, e l’altra che portava al castello di Scaricalasino (l’attuale Monghidoro) e a Bologna.
Sulla rocca di Cavrenno che occupava proprio il cocuzzolo della collina, a lato del borgo omonimo, le fonti storiche non sono prodighe di notizie. Si sa che è stato lungamente conteso da Fiorentini e Bolognesi e a questi la rocca fu venduta nel 1294 da Ottaviano figlio di Ubaldino della Pila. Della vecchia chiesa esistono vestigia, poco fuori il borgo, sulla strada che conduceva a Spedaletto sulla Via Flamenga: La chiesa era denominata Santa Maria a Cavrenno. Oggi questi pochi ruderi, che appartenevano alla chiesa, sono stati ristrutturati e trasfomati in una abitazione. … . Dal borgo si sale per una stradina molto ripida al colle ove esisteva la rocca, poi abbattuta dai fiorentini.
Tutt’intorno si notano migliaia di pietre che sono rotolate dalla cima e ci ricordano la distruzione della rocca. Sulla parte più alta sono ancora visibili i ruderi sopra i quali è posta una croce di metallo. Da questa vetta la vista spazia per tutte le valli circostanti e quello che per noi oggi è un ottimo punto per ammirare il panorama, nei secoli del medioevo, e oltre, è stato un ottimo punto strategico per controllare e dominare.
a cura di Franco Poli
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