La scrittura delle memorie in questione, infatti, è curata e avvincente, consapevole della sua importanza per i posteri. Riporta un affresco delle vicende non soltanto religiose, ma anche politiche e socio-culturali di oltre quindici anni di vita del paese: quelli che videro il pieno dispiegarsi del fascismo, contraddistinto da sopraffazioni e smanie espansionistiche, le conseguenze nefaste della Seconda guerra mondiale, fino alla caduta del regime, il passaggio del fronte e la conseguente ricostruzione.
Di “ricostruzioni” don Boschi non era nuovo perché, appena giunto a San Piero – dopo essere stato allontanato da Bientina nel 1926 per motivi che definisce come vera “persecuzione fascista” – trovò una situazione a dir poco disastrosa per via delle pessime condizioni della Pieve e della canonica. Ma, con l’aiuto della Provvidenza e di alcuni benefattori, procedette un poco alla volta nella ristrutturazione, ridonando all’intero complesso una dignità spirituale e materiale. Tutto questo fece breccia nella gente se, come ci descrive con una soddisfazione scevra da personalismi, la partecipazione dei parrocchiani alle funzioni, alle processioni ed ai vari appuntamenti, aumentò considerevolmente. Significativi sono i numeri relativi alla somministrazione delle SS. Comunioni che raggiungono, nell’anno 1939, le 15.000 unità: davvero una bella cifra per la sola parrocchia di San Pietro e con la popolazione di allora. Suddividendo poi il dato per le 52 settimane dell’anno, esce una media che sfiora le 300 SS. Comunioni a settimana. Anche se non è una questione di numeri, sarebbe interessante un confronto con la situazione attuale… .
Una vita parrocchiale, in tempo di “pace”, molto intensa anche a livello di interscambi: numerosi sacerdoti, ad esempio, venivano a parlare qui imbastendo – secondo il suo stesso giudizio – più o meno accattivanti “fervorini” (significativo il termine, non l’ho più sentito…).
Come tanti altri parroci della zona, l’unico interesse che lo muoveva era quello verso il bene del suo popolo, soprattutto nei momenti più bui, come quando la guerra, la fame e la paura dominavano. Anche nel periodo in cui tutti erano sfollati, lui non ha mai mancato di portare a ognuno parole di conforto, senza nel contempo abbandonare la sua chiesa, dormendo in cantina con l’immagine della Madonna appresso. La sua visione, era lucida e ampia come quando, passando da dotte citazioni – da uomo colto quale era – ci lascia la sua opinione sul conflitto: “Se il mio scritto rimane e un giorno sarà letto da qualche desideroso di memorie… è mia opinione che tanto gli angloassassini che gli ispidi tedeschi, combattono una guerra che li unisce in una lotta spirituale contro la volontà di Cristo”.
Niente altro da aggiungere, soltanto che il libro merita, e ci sarà molto utile per le iniziative del Comitato “10 Settembre”.
Elisabetta Boni
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 18 maggio 2024