PALAZZUOLO SUL SENIO – Se si guarda anche solo la location, quello del Ferragosto a Palazzuolo è stato uno degli eventi culturali più particolari e affascinanti. Perché ambientare uno spettacolo teatrale accanto a un piccolo, diroccato cimitero di campagna, e poi, nel buio della notte, illuminati solo dalle candele e da una striscia di piccole lampadine, entrare nello stesso cimitero per ascoltare letture sul tema della morte, è operazione senz’altro originalissima, coraggiosa e affascinante.
Anche lo spettacolo del pomeriggio, che ha avviato le iniziative di “Comuni mortali”, ideate da Massimo Cirri, aveva a che fare con la morte. Ed è stato straordinario, come è stata straordinariamente brava Rita Pelusio, l’attrice che ha raccontato “La felicità di Emma”, liberamente tratto dal romanzo di Claudia Schreiber. In un’ora di spettacolo, con il bosco di Salecchio come sfondo, e tre pneumatici nel prato, Pelusio ha commosso e divertito, ha fatto pensare e ha coinvolto.
Raccontando di amore e di sesso, di vita e di morte, di animali e di uomini. Usando in modo davvero eccezionale ed efficacissimi tutti i timbri, tutti i toni, senza pause, con passaggi repentini e di grande effetto emotivo per l’intensità con la quale l’attrice ha saputo esprimersi.
Il promotore dell’evento, Massimo Cirri, voce nota di Rai Radio2, con il suo “Caterpillar”, ha introdotto con ironia e soddisfazione, davanti a un pubblico attento, i vari eventi, compresa l’ottima degustazione a cura di Rekeep. E ha spiegato il senso dell’iniziativa, il desiderio di recuperare quel piccolo camposanto, altrimenti preda dell’avanzare del bosco e dell’incuria.
Poi, al calar della sera, si son varcate le soglie diroccate del cimitero, e nel perimetro delle mura, anch’esse in parte diroccate, si è svolto il secondo atto di questo evento culturale, con le letture al lume di candela, con Mirko Artuso e il Gruppo Lettura del Teatro del Pane, che ha proposto pagine – forse magari sarebbe stato opportuno dire al pubblico la fonte, ovvero gli autori dei vari testi declamati – che avevano per filo conduttore la morte, e il rapporto tra uomo e morte, tra vita e morte.
Capita di rado essere investiti da questi pensieri, che si fanno emozione e riflessione. E alla fine, le candele del camposanto di Salecchio si sono spente. Con il pubblico che è risalito, lungo il sentiero buio, in una sorta di continuato raccoglimento, fino alla strada che conduce a Palazzuolo .
P.G.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 17 Agosto 2023
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