L’opera risale al 1906 ed è stata eseguita da Galileo Chini, appena giunto a Borgo San Lorenzo per fondare col cugino Chino le famose Fornaci San Lorenzo, una delle più importanti manifatture ceramiche (e non solo) italiane della prima metà del Novecento. Malgrado Galileo rappresenti uno dei più significativi protagonisti della stagione del Liberty, in questo lavoro, facendo tesoro anche della sua lunga esperienza giovanile di restauratore di affreschi medievali, egli si presenta ai borghigiani con un linguaggio chiaramente neomedievale, sia pure rivissuto e reinterpretato dalla sua raffinata sensibilità decorativa e illustrativa, dal sicuro e guizzante disegno, riuscendo mirabilmente a coniugare il severo gusto per l’antico (forse anche per sintonizzare il testo pittorico con l’austero spazio sacro) con la modernità più vivace.
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