Elisabetta, tu fai un lavoro un po’ fuori dal comune in questo periodo… ci racconteresti come hai iniziato? Ho studiato all’indirizzo Linguistico Sperimentale Giotto Ulivi a Borgo San Lorenzo, in seguito ho frequentato la Scuola Internazionale di Arte dei Metalli di Bino Bini, che incontrai per caso…
Per caso? Io e il professor Bino Bini avevamo delle conoscenze in comune ed una sera ci incontrammo. Potremmo dire per caso, anche se io non credo molto alle casualità. Quando ci siamo visti, il professor Bini, sapendo dei miei interessi, mi propose di visitare la sua scuola, che mi piacque molto ed improvvisamente si liberò un posto. Avendo studiato lingue, avevo fatto solamente Storia dell’Arte ed ero inesperta in materia di disegno, così frequentai un corso tenuto dalla professoressa Isabella Vezzani.
E, al termine degli studi, hai deciso di iniziare la tua attività? Sì, prima ho lavorato con una ragazza, avevamo il negozio in Largo Chini, poi ho aperto “Oro E”, in piazza Gramsci, ventitré anni fa, correndo il rischio, dato che per entrare nel mercato ci vuole del tempo. Inoltre, fare l’artigiano è difficoltoso, perché a volte uno può essere pieno di lavoro e, al contempo, può ritrovarsi dei periodi morti. Quindi bisogna imparare ad organizzarsi, un po’ come i ragazzi che devono avvantaggiarsi nello studio, per avere un ritmo più o meno costante.
E come è lavorare nel Mugello? È molto comodo e piacevole lavorare in una piccola cittadina come base, l’importante è non chiudersi e prendere sempre nuovi spunti per migliorarsi. Io mi sento un po’ come un albero: sono ben radicata al mio territorio, sono sempre aperta a nuove realtà. C’è anche da dire che Borgo San Lorenzo ha molti pendolari che gravitano su Firenze, quindi hanno modo di concentrare le loro esigenze sulla città e questo può essere un po’ rischioso per questo tipo di lavori.
Quali sono i metalli che prediligi utilizzare? All’inizio lavoravo solo l’oro, poi con il tempo ho aggiunto anche l’argento e il bronzo. Ai metalli aggiungo spesso delle pietre.
E come si può definire la tua modalità di lavoro? Eseguo due tipi di lavoro: uno è la mini produzione, i cui modelli vengono fatti in serie. L’altro caso è quando realizzo un gioiello originale per un cliente, basandomi sulle sue preferenze. In questo caso, le persone devono essere anche disposte ad indossare un oggetto unico, che non ritrova da altre parti.
Quando capita un cliente da te, come fai per capire quale è l’articolo giusto per lui? Prima gli faccio un’intervista, per capire cosa è più adatto per lui. Non seguo solo il gusto estetico, ci sono poi considerare altri fattori: la pesantezza, la levigatezza del materiale, cosa si abbina meglio al cliente… una volta compreso quale articolo fa al caso suo, prima lo disegno, oppure mi faccio aiutare da alcuni modelli che ho in vetrina e gli faccio scegliere fra varie combinazioni.
La tua clientela viene principalmente da Borgo San Lorenzo? Non direi, io ho clienti da tutto il Mugello, comprese persone di Vaglia e Barberino.
Se tu dovessi descrivere con tre termini i principi che ricerchi nel tuo lavoro, quale parole sceglieresti? Forse dovrebbero essere i clienti qui a dire quali canoni ritrovano… comunque un principio che è sempre presente nei miei lavori è la sobrietà, cerco di creare articoli che non suggeriscano pesantezza o che abbiano elementi superflui. Inoltre, sono molto legata all’idea di equilibrio, per cui cerco sempre di richiamare un certo ordine. A queste due parole ne aggiungerei una terza: l’ironia.
L’ironia? Sì, perché molto spesso le mie creazioni hanno come spunto l’osservazione della natura e delle architetture. Io osservo dei modelli naturali e poi li riproduco in chiave ironica, non è necessario che poi si capisca da dove ho preso spunto, è importante per me, per riprodurre una corrispondenza fra quello che vedo e quello che mi suggerisce la mia fantasia. Questo è il lato più divertente del mio lavoro, quello in cui le mie idee prendono forma.
Caterina Tortoli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 19 ottobre 2019