Oggi in queste righe de Il Filo del Mugello svelerò a chi non ha comprato o letto il testo uno soltanto di questi segreti, una piccola “perla” se così posso dire: l’incredibile “sopravvivenza” a oggi di un muro mediceo “dimenticato” che risale almeno al Cinquecento. Dovete sapere che vent’anni fa passando da Cafaggiolo avevo notato questa costruzione lunghissima e strana ricoperta d’edera con una piccola porta arcuata al centro che, oltre Sieve, attraversava un bosco tagliato da poco. Incuriosito, feci un paio di foto sia pure da lontano, e la cosa poi mi passò di mente.
Tantissimi anni dopo, preso dalla passione per la storia mugellana, ho cominciato a scrivere ed ecco che un bel giorno mi sono trovato davanti ai famosi e conosciuti disegni (cabrei) dei possedimenti medicei di Cafaggiolo. Furono redatti dal fattore Frosino Zampogni come memoria per il granduca Ferdinando II. Il podere “Ponte” legato all’antico ponte di Cappiano ora scomparso aveva come confine della sua pastura esattamente un lungo muro che appare ben disegnato sui cabrei del 1625-1629. Oggi, incredibilmente e sia pur diruto, quel muro esiste ancora: identico il tracciato, identica l’ubicazione. Purtroppo, adesso è difficile arrivare fin lì perché il bosco ha ingoiato tutto. “Lo metto subito nel libro sui Medici”, pensai tutto felice; e così feci. Purtroppo, non riuscii a ritrovare le mie foto per documentarlo; ma quello è colpa dell’età, succede sempre più spesso. Come accade spesso, le fotografie sono saltate fuori solo oggi e perciò, fallito l’obiettivo libro, le propongo qui.
Il muro aveva ed ha un andamento altalenante a mezza costa in una posizione isolata e quasi inaccessibile, il che ne ha favorito e non poco la conservazione; lì la mano dell’uomo non è arrivata ancora a distruggere tutto come altrove. Si possono formulare diverse ipotesi sull’utilizzo; forse indicava una mulattiera che conduceva da San Giusto a Bosco ai Frati o forse qualcos’altro. L’ipotesi più probabile, almeno a mio parere, è che si trattasse dell’antico muro di confine che sanciva la divisione tra le proprietà terriere della fattoria di Cafaggiolo e quelle del Trebbio; e lo dico per diversi motivi. In primo luogo, e non può essere casuale, il fattore Zampogni ritenne importante documentarlo con un certo rilievo nei disegni arrivando ad annotare di pugno sulla cartina “Fattoria del Trebbio” nei boschi a est del muro.
Il secondo aspetto riguarda l’estensione territoriale delle due fattorie che coincide esattamente con questo confine; è noto, infatti, che quella di Cafaggiolo aveva i poderi intorno a Sieve come indicato in dettaglio nei disegni dello Zampogni, mentre quella del Trebbio si spingeva con proprietà terriere a nord dell’abitato di Fortuna. C’è poi un terzo indizio che vale la pena rammentare. Pensiamo sempre a questa zona del Mugello come una grande proprietà medicea granducale, ma non fu sempre così. In antico diversi membri e rami della famiglia possedettero poderi e ville vicine ma distinte.
Anche quando nacque “l’economia di fattoria”, si scatenò una vera e proprio guerra legale su Cafaggiolo e Trebbio che durò decenni tra gli esponenti medicei del ramo dei Popolani e quello di Cosimo il vecchio, tanto che le proprietà legate ai due castelli rimasero sempre separate. Questo fatto, oggi che siamo abituati a recintare e chiudere tutto in nome di sua maestà la proprietà privata, non dovrebbe stupirci troppo; anche allora un bel muro di divisione in quella zona ci stava proprio bene per segnare il confine e mettersi al riparo da pretese arbitrarie dei “vicini”. Hai visto mai?
Fabrizio Scheggi
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – gennaio 2023