La galleria milanese è una permanente che ospita alcuni dei lavori più pregiati del design italiano. E l’A.90 ben si colloca in questa istituzione culturale, avendo rivoluzionato, nella sua epoca, l’idea dei tavoli da disegno, ed essendo stato venduto in migliaia di unità, acquistate dai più importanti studi di architettura italiani ed esteri.
“Fondata a Borgo San Lorenzo per merito di Paolo e Giovanni Parigi – scrisse in un articolo l’architetto Pietro Pini di Scarperia – la Heron Parigi è stata un’azienda leader nel Mugello per molti anni, fino alla chiusura nel 2014. Si è affermata grazie al design funzionale, rigoroso e al tempo stesso pieno di carattere di Paolo Parigi, raggiungendo l’apice con il progetto del celebre tecnigrafo A.90”. La progettazione di questo tavolo da disegno avviene negli anni ’70, epoca in cui questo tipo di strumento era essenziale per ogni progettista.
“L’A.90 – proseguiva Pini nell’articolo – rivoluziona l’idea del tecnigrafo, che veniva percepito come ingombrante e pesante, dando origine invece a qualcosa di snello, fresco e innovativo. Con i suoi colori verde e bianco e l’esclusiva qualità dei sui dettagli, anticipava i materiali, le scelte formali e produttive contemporanee. Risultava inoltre di facile utilizzo e molto versatile in tutti i suoi formati. All’epoca costava 1.500.000 di lire, circa 3.900 euro rivalutati oggi. La sua produzione terminò solo agli inizi degli anni ’90, quando la nascita dei primi plotter e dei primi sistemi operativi accessibili agli studi di progettazione mise fine all’era dei tecnigrafi”.
“L’intuizione di Parigi, di dare anima e corposità ad un oggetto come il tavolo da disegno – spiegava Pini – lo ha inserito nell’universo dell’industrial design, contribuendo con il suo A.90 a soddisfare le esigenze di tutti i professionisti. Tanto che quel progetto giunse a meritarsi nel 1979 il Compasso d’Oro, un premio considerato come un ‘nobel per il design'”. A seguito di questo riconoscimento, Paolo Parigi venne eletto tra i migliori designer italiani. Il suo collega britannico James Dyson, celebre per l’azienda omonima di elettrodomestici, lo omaggia nel libro “Le icone del design contemporaneo” (Absolute Press, 1999), dove riconosce all’A.90 le virtù di un’apparente semplicità, di un utilizzo minimo delle parti e d’orgoglio nutrito nella lavorazione di precisione. “Lo stesso Dyson – ricorda Pini – decise di liberarsi di tutti i computer del suo ufficio tecnico sostituendoli con l’A.90, realizzando la più grossa fornitura della Heron Parigi in Inghilterra”.
FabN
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 30 maggio 2021
1 commento
Salve,
sono il direttore del MuDeTo – Museo del Design Toscano.
Ho letto solo ora il vostro interessante articolo e mi permetto di contattarla perché vorrei aggiungere nel nostro museo la testimonianza di Pietro Pini all’interno della scheda dedicata all’A90/Studio di Paolo Parigi.
Ha a disposizione la versione integrale dell’articolo o comunque un contatto di riferimento?
Grazie.
Umberto Rovelli