MUGELLO – Di recente sono stati rintracciati – e acquistati – da un collezionista locale due rarissimi esemplari dei cosiddetti biglietti “fiduciari” o “abusivi” emessi in Mugello, facenti precedentemente parte di una fra le più importanti collezioni italiane del genere. La loro storia è raccontata da Andrea Pini in un articolo pubblicato nell’uscita numero 9 della rivista nazionale Associazione Italiana Cartamoneta a luglio 2022.

A seguito di questo ritrovamento è sopraggiunta la curiosità di scoprire un po’ di storia per questa monetazione di emergenza non autorizzata e per questo detta anche abusiva, che trae origine nel 1861 quando a seguito della proclamazione del Regno d’Italia si rese necessaria l’unificazione della moneta, con emissione di banconote in lira italiana nel taglio minimo di 20 lire e pezzi metallici in oro, argento e rame dal valore scalare.
Negli anni successivi, dal 1866 al 1875, si verificò una progressiva carenza delle monete metalliche, soprattutto di quelle in oro e argento. La sfiducia che buona parte della popolazione nutriva nei confronti del governo e l’imminente guerra che si stava per intraprendere contro l’Austria-Ungheria (terza guerra d’indipendenza), e il cui esito appariva incerto, furono fra le principali cause che determinarono la scomparsa di queste monete. Conseguentemente, il cambio delle banconote in valuta metallica raggiunse un aggio di oltre il 15%. Ma, in previsione della guerra, per rinforzare le casse dello Stato, il governo presieduto da Alfonso La Marmora ottenne dalla Banca Nazionale un prestito di 250 milioni di lire e decretò, con decorrenza 1° maggio 1866, l’adozione del “corso forzoso” della moneta cartacea, obbligando così il popolo ad accettare le banconote ed eliminando con ciò anche l’aggio sul cambio in moneta metallica.
L’adozione di questo provvedimento generò il panico e provocò aspre polemiche, sia in sede politica che da parte della stampa, contro un provvedimento che imponeva l’accettazione di una moneta emessa senza controvalore metallico e quindi garantita solo dalla fiducia dell’emittente.
Il risultato fu quello di un’ulteriore rarefazione della moneta spicciola che diventò introvabile (anche quella più povera in rame) e, anche per il fatto che la nuova cartamoneta di piccolo taglio autorizzata dallo Stato faceva fatica ad arrivare sul mercato, vi fu una vera e propria paralisi nello svolgimento dei piccoli commerci con il conseguente danneggiamento dei consumatori i quali, non ricevendo il resto, dovevano subire sui prezzi degli acquisti arrotondamenti sfavorevoli.
É così che negli ultimi mesi del 1866 esplose la circolazione dei biglietti fiduciari o abusivi.
La circolazione fiduciaria, così chiamata perché usata in ambito locale sulla base della fiducia che chi l’accettava riponeva nell’emittente, ebbe modo di svilupparsi quando numerosi Istituti bancari si assunsero la responsabilità di sostituirsi all’incapacità dello Stato, stampando e diffondendo questi biglietti. Nonostante che il Consiglio di Stato, con parere del 25 luglio 1866, si era espresso sfavorevolmente nei confronti delle emissioni private abusive, la reazione degli organi governativi, almeno nei primi tempi, fu abbastanza tollerante anche in ragione della funzione di pubblica utilità che tale cartamoneta fiduciaria svolgeva.
La popolazione accolse favorevolmente la diffusione del nuovo strumento finanziario, che facilitava le transazioni commerciali quotidiane.
La richiesta di questi biglietti divenne generalizzata anche perché, essendo emessi da Enti locali conosciuti e generalmente stimati, erano accettati da tutti, e nel giro di pochi mesi il commercio si rianimò con la conseguenza che gli emittenti diventarono sempre più numerosi e non solo bancari: Municipi, Province, Camere di commercio, Società di mutuo soccorso, Cooperative di consumo, Consorzi, Aziende private, Albergatori, Mugnai, Artigiani, Bottegai e persino Cittadini qualunque fecero stampare i propri buoni.
Se i primi biglietti furono emessi allo scopo di rispondere ai bisogni della popolazione, in seguito molti operarono con fine speculativo.
Furono soprattutto taluni commercianti che, avendo scoperto la possibilità di autofinanziarsi reperendo quei capitali che nessuno avrebbe loro affidato senza solide garanzie e, per giunta, senza esborso di interessi, misero in circolazione ingenti quantità di fiduciari con la speranza che una buona parte di essi non venisse presentata all’incasso o, addirittura, sottraendosi poi al rimborso, tradendo quella fiducia che era il fondamento di questa operazione monetaria.
Altro danno di un certo rilievo si verificò dalle contraffazioni che, soprattutto nei primi tempi, furono facilitate dalla semplice fattura dei biglietti preparati e stampati affrettatamente causa la situazione di emergenza.
Per ostacolare la contraffazione erano convalidati con firme manoscritte, timbri, talvolta con bolli a secco di meno facile imitazione, e spesso anche la numerazione era scritta a mano.
Negli anni successivi la qualità dei biglietti migliorò notevolmente, anche se molti emittenti minori continuarono a servirsi di carta scadente, sia per ragioni di economia, sia perché i biglietti così fatti si deterioravano più facilmente, diventando in breve irriconoscibili e quindi inesigibili.
La dimensione economica dilagante del circolante fiduciario causò, dopo l’iniziale tolleranza, le preoccupazioni del governo verso questo fenomeno abusivo sempre più impressionante; per arginarlo venne nominata una commissione parlamentare d’inchiesta, la quale per tre volte, a partire dal 1868, riferì alla Camera i risultati dell’indagine, svolta con notevole difficoltà, sia per la mancata collaborazione di molte autorità locali, sia per la comprensibile reticenza di molti emittenti i quali, avendo stampato abusivamente i biglietti, temevano di incorrere in pesanti sanzioni. L’ultima relazione del 1872 fornì dati allarmanti sul dilagare del fenomeno, valutando la circolazione fiduciaria in circa 40 milioni di lire, valutazione dichiarata dagli stessi estensori gravemente imprecisa per difetto, a causa del numero di emissioni private sfuggite a ogni controllo.
Questa disordinata circolazione di moneta spicciola obbligò il governo a intervenire e a mettere in atto, nel 1873, una serie di provvedimenti aventi lo scopo di riprendere il controllo della situazione monetaria. Venne prima imposto agli Istituti di credito di iniziare il ritiro dei biglietti non autorizzati, poi il divieto di tali emissioni alle Banche Popolari e quindi anche agli enti giuridici, alle società e ai privati.
Il termine per il rimborso dei biglietti fiduciari, dopo varie proroghe, venne definitivamente stabilito al 31 dicembre 1876 quando cessò, di fatto, la loro circolazione.
Il fenomeno dei buoni cartacei sostitutivi la moneta, simile a quello dei biglietti fiduciari, si verificò anche negli anni 1893/94 e, in tempi più recenti, dal dicembre 1975 all’agosto 1977 quando, sempre a causa di carenza della moneta spicciola, oltre all’uso dei gettoni telefonici e ai resti fatti con “caramelle”, si ebbe l’emissione dei cosiddetti miniassegni.
Tornando ai biglietti fiduciari, attualmente se ne conoscono circa 2.000 tipologie diverse, quasi tutti estremamente rari o introvabili.
Dall’indagine sistematica svolta da Cesare Gamberini di Scarfèa e culminata con la pubblicazione nel 1968 del libro “La carta monetata in Italia – Le emissioni fiduciarie locali”, sono stati catalogati 1.871 biglietti fiduciari di cui quasi 250 no sono stati materialmente rinvenuti e sono noti solo perché inseriti nell’elenco del Ministero Agricoltura Industria e Commercio (M.A.I.C.) o per notizie bibliografiche; da allora sono stati scoperti circa 120 esemplari prima sconosciuti.
In Toscana sono note 185 emissioni, di cui 7 riferite al Mugello e precisamente a Firenzuola, Palazzuolo, Marradi e Scarperia, per un totale a oggi, di 13 valori.
Non c’è una risposta precisa sul motivo per il quale solo questi comuni mugellani ebbero le loro emissioni fiduciarie, anche se ci sono alcuni indizi che potrebbero, anche se non in maniera definitiva, fare un po’ di chiarezza: 5 di queste emissioni riguardarono tre comuni di confine (Firenzuola, Palazzuolo e Marradi) e le altre 2 furono di Scarperia, che fino al 1859 era stata, per oltre 400 anni, sede del potere amministrativo e giudiziario dell’intero Mugello e centro degli scambi commerciali.
I biglietti fiduciari circolati nel Mugello:
- 25 cent. di ANTONIO MARCONCINI negoziante in Firenzuola (anno emissione 1868 – stampa: non indicato);
- 10 cent. di ULDERICO MORARA negoziante in Firenzuola (anno emissione 1868 – stampa: non indicato);
- 20 e 50 cent. e 1 lira di P. VISANI SCOZZI E L. SANDRINI IN PALAZZUOLO DI ROMAGNA – oggi Palazzuolo sul Senio – (anno emissione e stampa: non indicati);
- 50 cent. e 1 lira della CASSA DI PRESTITI RISPARMI E DEPOSITI IN MARRADI (anno emissione non indicato – stampa: Litografia A. Paris, Firenze);
- 20, 40 e 80 cent. di E. PIANI ED A. F. FABRONI FILATORI DI SETA IN MARRADI (anno emissione e stampa: non indicati);
- 50 cent. e 1 lira della BANCA MUTUA POPOLARE MUGELLANA IN SCARPERIA (per entrambi emissione 25/10/1872 – stampa: Litografia C. Borrani, Firenze);
- 1 lira della SOCIETÁ DI MUTUO SOCCORSO FRA GLI OPERAI DI SCARPERIA (emissione 22/10/1872 – stampa: Litografia C. Borrani, Firenze).
I due biglietti fiduciari ritrovati ultimamente il 50 cent. e la lira, sono quelli emessi dalla Banca Mutua Popolare Mugellana che dall’elenco del M.A.I.C. risultano totalmente ritirati antecedentemente al 31/12/1875.
Nonostante ciò qualcuno di essi è giunto ai giorni nostri: per quello da 50 centesimi sono noti complessivamente 4 esemplari in collezioni private, mentre quello da 1 lira è l’unico pezzo fino a oggi conosciuto.
La Banca Mutua Popolare Mugellana venne autorizzata con Regio Decreto 24/8/1872, n. CCCCV e operò fino alla chiusura, avvenuta nel 1923, in piazza Vittorio Emanuele II ovvero nell’attuale Piazza dei Vicari del paese.
La storia della cosiddetta monetazione d’emergenza, e in particolare quella dei buoni fiduciari, hanno avuto una grande importanza e utilità nel nostro paese, nel quale in soccorso a un Governo troppo impegnato nelle beghe di potere, sono intervenuti, anche se in modo abusivo, gli enti, le società, i singoli commercianti, ecc., che con la loro personale iniziativa, hanno permesso lo svolgersi delle operazioni di commercio minuto, tramite la fiducia riposta in questi buoni, garantiti da chi era riuscito a conquistare la credibilità dei suoi concittadini.
Andrea Pini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 10 settembre 2022