MUGELLO – Una nuova frontiera della terapia, la “Libroterapia” arriva in Mugello, a proporlo la dottoressa Benedetta Pazzagli, psicoterapeuta, che presenterà questo nuovo dispositivo all’Ingorgo Letterario (articolo qui). Abbiamo parlato con lei per capire cos’è, a chi è rivolta e molto altro ancora.
Che cos’è la Libroterapia? È uno strumento ed un processo. Uno strumento che può essere utilizzato quando si legge un romanzo, o comunque un testo, nel momento in cui ci immedesimiamo nella situazione o nei personaggi. È un processo che può attivarsi quando, all’interno di un piccolo gruppo condividiamo le risonanze che il libro ha evocato in noi in termini di pensieri ed emozioni. La Libroterapia può essere utilizzata per scopi diversi: sia in gruppi terapeutici che di consapevolezza, come il nostro. Si chiama Libroterapia perché è condotta da una terapeuta e si distingue da un gruppo di lettura perché non ci limitiamo a leggere il libro ma esso diventa un “medium”, uno strumento, per fare un lavoro su di noi, di consapevolezza e di arricchimento personale. Nel gruppo le persone giungono con il desiderio di condividere con gli altri una relazione autentica, non per curare un disagio: esse, tuttavia, possono poi decidere di approfondire alcuni elementi personali che sono emersi nel lavoro in un percorso di psicoterapia. Nel gruppo si porta il proprio mondo, comprese le gioie. Leggiamo in particolare romanzi perché essi rimangono aperti a varie interpretazioni, come la vita; ci incontriamo una volta al mese, per circa un’ora e mezzo, per parlare di noi e condividere ciò che il libro ci ha suscitato.
I libri come vengono scelti? All’inizio del lavoro le persone non sono un gruppo; esse possono diventarlo nel corso del lavoro, quando costruiscono tra loro una relazione affettiva: è allora che esse portano nel gruppo qualcosa di autentico; sulla base dei pensieri e delle emozioni condivise (“l’emergente gruppale”), il conduttore sceglie il libro per l’incontro successivo: esso diviene il filo che lega i membri tra loro di mese in mese.
Gli incontri sono a cadenza mensile, sia per permettere alle persone di organizzarsi, sia per lasciare liberi i membri del gruppo di leggere anche altro, anche se non si tratta mai di testi molto lunghi. I libri che scegliamo non sono molto famosi perché, nell’era di internet, non vogliamo che le persone siano influenzate da recensioni online o simili. Tra i libri che abbiamo letto ci sono “Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio” di Amara Lakhous, “Cari mostri” di Stefano Benni o “La vita non è in ordine alfabetico” di Andrea Bajani: essi propongono alle persone una lettura divergente, con la quale andare oltre ai luoghi comuni e permettere una riflessione non solo fuori ma, dentro di noi, affrontando i “mostri” che ci abitano e che sono “cari” perché ci appartengono.
A chi sono rivolti questi incontri?  Le persone che si avvicinano al lavoro sono di solito persone mature, che hanno un’esperienza di vita e desiderano rivisitarla con il contributo che gli altri possono dare; è come aprire nuove finestre in una stanza, aprire nuove prospettive con cui rivedere le proprie scelte, passate, presenti o future. È importante che si ami la lettura e che si desideri condividere qualcosa, sia per sentirsi meno soli che per aprirsi a “letture divergenti”, nel romanzo come nella vita.
È quindi sconsigliato, o precluso, ai più giovani? È aperto a tutti, a chiunque ami leggere ed abbia il desiderio di arricchirsi attraverso una lettura condivisa: alcune persone giovani si avvicinano, anche se la maggior parte del gruppo è formata da donne sopra i 30 anni, forse anche perché, ad un certo punto della vita, può esserci il desiderio di “rileggerla” e per farlo è necessario avere vissuto.
Com’è nata un’idea così particolare in un contesto sociale in cui la psicoterapia viene, spesso e volentieri, associata alla malattia mentale? È vero, tutto quello che ha il prefisso “psi” ancora oggi ricorda il disagio, la sofferenza e la malattia e per questo fa ancora paura. È anche vero che oggi soffriamo di una solitudine profonda ed è sempre maggiore il bisogno di una relazione umana autentica. Patrizia Adami Rook, fondatrice della Scuola di Psicoterapia Comparata e del modello psicoterapeutico comparato attraverso il quale mi sono formata, diceva “Di relazioni ci si ammala, di relazioni si guarisce”. Questo che significa? Viviamo in un epoca incentrata su internet, che è una grande opportunità se si aggiunge, non se si sostituisce alle relazioni: mi riferisco in particolare ai Social, dove le persone si rifugiano, perdendo quella dimensione di scambio tra esseri umani che ci permette di sentirci vivi. Ecco, la Libroterapia viene incontro alle persone che sentono questo desiderio: riscoprire una relazione umana autentica, nella quale portare alcune parti di sè, anche quelle meno amate, senza essere giudicati, e dove poter prendere la parola, ascoltare, essere ascoltati e arricchirsi delle storie degli altri. Ecco, direi in poche parole: nutrire la propria umanità, in uno scambio relazionale profondamente umano.
Dove si riuniscono questi gruppi e come si fa a partecipare? Ho gruppi che si riuniscono al Centro Civico di Barberino, in biblioteca a Calenzano, alla libreria Gioberti a Firenze ed ora sta nascendo un gruppo allo studio Kalè in piazza Dante a Borgo San Lorenzo. Per partecipare basta mandarmi una mail.
Sarai presente all’Ingorgo Letterario, cosa proporrai? A me piacerebbe fare una piccola “esperienza” di libroterapia, con le persone che verranno, chiedendo loro di leggere per l’incontro il libro di Bajani “La vita non è in ordine alfabetico”: l’appuntamento è per l’11 novembre dalle 9.30 alle 11.00 circa al Caffè Letterario. Spero, quindi, che le persone si facciano avanti perché si tratta di uno strumento nuovo, di arricchimento personale, di benessere e anche, finalmente, di umanità, perché abbiamo bisogno di uscire dalle nostre solitudini e ritrovare un contatto umano e nutritivo.

Irene De Vito
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 1 novembre 2018

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