
BORGO SAN LORENZO – Si è aperta la mostra dedicata alle lunette chiniane, presso Antichità Margheri a Borgo San Lorenzo. E insieme alle tante immagini c’è anche una lunetta ceramica, poco conosciuta, esposta nella sede di Antichità Margheri. La illustra il prof. Marco Pinelli.
La lunetta, a tutto sesto e a leggero rilievo, è composta di più pezzi e raffigura al centro San Lorenzo Martire, a mezza figura, rivestito di un camice bianco e di un piviale rosso-rosaceo riccamente bordato in alto, dal cui fermaglio pende una croce dorata. Il santo tiene nella mano destra guantata la palma del martirio. Sul lato sinistro si scorge ‘impugnatura metallica della graticola. Alle spalle del santo, su uno sfondo scuro, campeggiano otto lunghe lingue di fuoco.
Il bordo della composizione è costituito da una fascia decorativa con motivi a zig-zag e onde, mentre in basso corre un’altra fascia decorativa a cerchi e losanghe. Al centro, si legge l’iscrizione a lettere capitali: S+/LORENZO
In basso, si legge l’iscrizione: Fornaci S. LORENZO CHINI / 1929 VII Si tratta di una lunetta in maiolica policroma realizzata dalle “Fornaci San Lorenzo” nel 1929. come risulta dall’iscrizione, e destinata con tutta probabilità ad una chiesa dedicata a San Lorenzo Martire. L’opera mostra i tratti tipici di parte della produzione delle borghigiane “Fornaci san Lorenzo” della famiglia Chini, caratterizzata dalla presenza di ricordi della tradizione iconografica e stilistica medievale e rinascimentale (da sottolineare la particolarità iconografica del santo rivestito di un ampio piviale rosso in luogo della consueta dalmatica diaconale), assieme ad elementi propri del gusto modernista, Art Nouveau e Secessione Viennese (motivi decorativi a zig-zag, a onda, cornice a cerchi e losanghe oltre all’acceso e lucente cromatismo), rielaborati e interpretati con una notevole originalità stilistica.
Mentre l’esecuzione da parte della Manifattura Chini è attestata dalla firma, nessuna indicazione esplicita è presente circa la sua ideazione che, tuttavia, sembra riferibile a Tito Chini (Firenze, 1898-Desio, 1947). Tale ipotesi appare avvalorata non solo dalla circostanza che nel 1929 ormai da tempo Galileo Chini aveva lasciato la direzione artistica delle Fornaci San Lorenzo, sostituito proprio dal più giovane Tito (tale riflessione, per quanto importante, non è tuttavia decisiva, in quanto la fabbrica continuò a lungo ad impiegare disegni di Galileo anche successivamente al suo distacco dall’impresa, avvenuto intorno al 1925), ma anche da alcune osservazioni a carattere stilistico. La lunetta, infatti, pur mantenendo evidenti elementi riconducibili al repertorio decorativo del periodo mugellano della Manifattura Chini e dello stesso Galileo, presenta anche non poche e rilevanti tangenze con opere riferibili specificamente a Tito, quali elementi della grande decorazione dipinta all’interno del Sacrario del Pasubio, completata entro il 1926, oppure la lunetta (ogivale) della facciata della pieve di San Martino a Scopeto (ancora del 1926), riconducibile a Tito e particolarmente vicina a questa con San Lorenzo, soprattutto per la ieratica figura del santo vescovo, per il solido ed essenziale disegno che definisce e costruisce il soggetto e per la pittoricità quasi ritrattistica del volto, elementi che si riscontrano chiaramente anche nel rilievo col santo martire protodiacono.
Il formato semicircolare e le dimensioni possono indurre a formulare ‘accattivante ipotesi che l’opera fosse originariamente destináta alla facciata della pieve borghigiana che proprio nel corso degli anni Venti del Novecento era stata restaurata. La manifattura borghigiana dei Chini ha costantemente avuto nel proprio repertorio anche la realizzazione di lunette in maiolica a soggetto sacro e destinate prevalentemente alle facciate di chiese, oratori o cappelle, un nucleo delle quali sopravvive sulle facciate di edifici sacri mugellani, come quella dell’oratorio borghigiano della Misericordia (1908), col “Cristo in Pietà”, quelle della chiesa di Santa Maria a Pulicciano (1927), raffigurante la “Madonna Assunta”, e della chiesa di San Michele a Lumena, oltre al rilievo già ricordato della pieve di San Martino a Scopeto (1926): si tratta di opere di elevata qualità dal punto di vista tecnico e da quello artistico e nelle si avverte il desiderio di adottare uno stile più “severo” e tradizionale, di tono neomedievale, rispetto alla normale produzione della manifattura, per aderire alla sacralità dei luoghi cui erano destinate.
Marco Pinelli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 3 giugno 2023
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