BORGO SAN LORENZO – La Pieve di San Cresci in Valcava è situata nel Comune di Borgo San Lorenzo, Località San Cresci in Valcava; si trova nel bacino idrografico del Fosso di Strulla che è un affluente che si immette nel fiume Sieve in destra idraulica. Il nucleo di San Cresci, pertanto, si trova sul versante nord est dell’arco collinare che separa la val di Sieve dal Valdarno. Il contesto è caratterizzato da una trama agraria che presenta ancora tracce del sistema dei campi chiusi.

Anticamente la Pieve di San Cresci costituiva il punto di riferimento di un abitato sparso e disseminato per la Valcava.
Adiacente alla chiesa, si trova la cappellina settecentesca che si innesta sul prospetto nord della chiesa, in corrispondenza dell’area presbiteriale, e si sviluppa con asse nord-sud. La cappellina è realizzata in muratura (esternamente in pietra a vista, internamente intonacata), è coperta da un tetto a falda con struttura lignea che grava sulle murature perimetrali e su archi rompitratta.

CENNI STORICI

Pieve fra le più illustri del territorio, anche per la sua funzione di storico “santuario” mugellano, muta testimone e custode delle gesta e delle reliquie dei santi evangelizzatori del Mugello, San Cresci in Valcava sorge sul luogo nel quale, secondo la tradizione, trovarono il martirio e la sepoltura, nel III secolo, i martiri Cresci, Ezio e Onione, durante la loro fuga da Firenze, nel tentativo di sfuggire alle persecuzioni dell’imperatore Decio. Sul luogo della sepoltura sarebbe ben presto sorto un sacello che sarebbe poi stato sostituito dall’edificio sacro. Della presenza di insediamenti romani e del passaggio, nella zona, di una strada romana, sarebbero valida testimonianza ritrovamenti archeologici effettuati nel XVIII secolo. In ogni caso, le testimonianze documentarie più antiche della pieve di san Cresci in Valcava risalgono al 941 e al 1177. La pieve medievale, della quale è testimonianza interessante la lastra tombale della famiglia Ghinazzi, murata sulla facciata della chiesa e datata 1258, fu teatro, in occasione della visita pastorale dell’arcivescovo Alessandro Marzi Medici, del rinvenimento, dietro l’altare maggiore, delle reliquie di San Cresci e degli altri martiri della Valcava. Nel 1701 il granduca di Toscana Cosimo III, visitò la pieve e, riscontrate le precarie condizioni in cui versava, decise di finanziare adeguatamente i lavori di restauro che furono affidati all’architetto Giovanni Battista Foggini, il cui intervento, sviluppatosi in più fasi, fu particolarmente rilevante, tanto che l’impianto medievale della chiesa ne risultò completamente alterato.

Interno della pieve prima del terremoto del 1919

Dopo i grandi interventi fogginiani e medicei, la pieve fu assegnata ai Gesuiti (1722) e dopo la morte del granduca Cosimo III (1723), per l’edificio iniziò un lento declino.

Immagine della Pieve risalente al 1700

L’edificio riportò gravi lesioni in occasione del sisma del giugno 1919 ed in occasione dei lavori di restauro, si operò un’ulteriore ricostruzione che mirava, secondo i criteri del tempo, a riportare la pieve al suo aspetto medievale, eliminando, di fatto, quasi ogni traccia dell’intervento fogginiano, circostanza che ha anche determinato la pressoché totale perdita degli arredi settecenteschi, dipinti compresi. ln sostanza, ad esclusione del campanile che mantiene ancora oggi gran parte della muratura medievale, l’intero corpo di fabbrica fu ricostruito, sia pure impiegando, almeno in parte, i materiali originari.

vista della porzione est della chiesa dopo il terremoto del 1919

Da quanto è possibile giudicare oggi e facendo soprattutto riferimento al campanile, la pieve di San Cresci appartiene al novero delle pievi romaniche del contado fiorentino opera di maestranze locali del XII secolo, caratterizzate dalle semplici ed austere linee geometriche.
All’interno la pieve conserva ancora, murato in una parete, un tabernacolo in pietra scolpita, costituito da una edicola con due colonnine tortili che sostengono una cuspide ed arco ogivale. L’edicola, di evidente fattura gotica risalente alla fine del XIV secolo è identificabile con quella che era impiegata per conservare la preziosa reliquia del capo di San Cresci, che fu rimossa agli inizi del Settecento per essere collocata all’interno del nuovo reliquiario in argento. Il fonte battesimale in pietra reca lo stemma del pievano Bartolomeo Galilei e risale agli inizi del Settecento.

Una porta che si apre nella parete sinistra della chiesa conduce alla sacrestia e alla cappella, dove vi è un notevole affresco, recentemente riportato alla luce e restaurato, che raffigura un altare barocco con al centro, entro una cornice a motivi vegetali dorati, l’Annunciazione. La grande parete dipinta simula, secondo il gusto del quadraturismo illusionistico, gli apparati degli altari barocchi, molto diffusi nelle chiese toscane. L’opera appare di notevole interesse, sia per l’ottima resa prospettica e illusionistica della macchina dell’altare, sia per la qualità della finta pala con l’Annunciazione ed è opera settecentesca del pittore Anton Domenico Bamberini (Firenze, 1666- Gamugnana, 1741).

Immagine dell’affresco dell’Annunciazione

Sulla parete sinistra, ai lati di un Crocifisso di recente realizzazione, ad opera di David Mayernik, si trovano due tele raffiguranti la Vergine addolorata e San Giovanni Evangelista: si tratta certamente dei dipinti che, in passato, assieme ad un crocifisso in cartapesta (ora perduto), formavano la scena della crocifissione, che in passato era collocata sull’altare della compagnia. I due dipinti, di apprezzabile qualità pittorica, sono stati realizzati alla fine del ‘600.

Nel 2004/2005 viene realizzato il restauro complessivo della cappella, dopo il rinvenimento dell’affresco nella parete tergale; viene rifatta la pavimentazione e realizzato l’impianto di riscaldamento.
Nello stesso ambiente, nel 2010 si sono conclusi i lavori di David Mayernik che ha eseguito ad affresco, oltre al suddetto crocifisso, anche degli ovali con scene della Vita di San Cresci e dei Compagni martiri.


Il Crocifisso di David Mayernik e le tele raffiguranti la Vergine addolorata e San Giovanni Evangelista
Ovali con scene della Vita di San Cresci e dei Compagni martiri
Ovali con scene della Vita di San Cresci e dei Compagni martiri

Scheda tratta dal progetto redatto dall’arch. Marco Nardini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 11 gennaio 2025

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