SCARPERIA E SAN PIERO – E’ figura interessante e poliedrica quella di Ottorino Orlandini (1896-1971), di origini contadine e formazione cattolica. Sindacalista, antifascista, operò anche in Mugello: dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale come volontario, si iscrisse al Partito Popolare e poi a Giustizia e Libertà, fu sindacalista delle Leghe Bianche operando nel territorio di Scarperia e San Piero, organizzando la rivolta dei contadini del 1920. Per difendere i diritti di quei contadini divenne antifascista e poi esule in Italia, Francia e quindi in Spagna, dove assunse ruoli di responsabilità e di comando per combattere contro il franchismo a fianco, tra gli altri, di Carlo Rosselli. Rientrò in Francia nuovamente nel 1939, in seguito all’espulsione dei volontari stranieri dalla Spagna. Tornato a Firenze poco dopo l’8 settembre 1943, fu membro del direttivo del Partito d’Azione con un ruolo determinante nel coordinamento delle bande partigiane nel “suo” Mugello nonché nella liberazione di Firenze nell’agosto del 1944.

La sua vita è ora raccontata da un libro che rende pubblico il suo diario, “Memoriale di una vita e tre guerre (1900-1969)”, edito da Sarnus, e curato da Paolo Gidzulich, docente universitario di Fisica Applicata, e nipote di Orlandini. Un testo con trentadue episodi diversi, di una vita sicuramente non banale, di Ottorino. Tra i primi ricordi, la discussione a San Piero a Sieve con la contessa Cambrai Digny durante la protesta dei contadini.

“Portò l’ordine da Borgo S. Lorenzo, in bicicletta, un ragazzino che poi, da uomo, diventò il Senatore Vigiani. Sulla piazza di S. Piero a Sieve, in meno di due ore, si erano radunati oltre cinquemila contadini. Erano arrivati a piedi, chiamati da fischi, a voce alta, da casa a casa, da costone a costone, con tre sole parole: “Tutti, subito, a S. Piero a Sieve”. Quando anch’iio arrivai, il Maresciallo mi domandò preoccupato che cosa c’era. “Oh, niente” dissi io, “una piccola dimostrazione dalla Contessa! Venga in testa anche lei; sarà più prudente e servirà a tener la gente più calma”. (…)

Ricorda ancora il sindacalista delle Leghe Bianche mugellane:
“(…) Le avevo già raccontato della fee e dell’entusiasmo che animavano, allora, i contadini. Avevano messo tutti, su un pagliaio, sul comignolo più alto della casa, un bastone con uno straccio bianco: una vecchia camicia, un pezzo di lenzuolo, un asciugamano. La bandiera bianca sventolò così con poca spesa su tutte le case del Mugello, su tutti i carri dei buoi e su tutte le criniere dei cavalli. 
La bandiera bianca era diventata il lasciapassare in tutta la zona. Eravamo ai ferri corti; una scintila avrebbe potuto provocare l’evolversi della lotta in forma estremamente violenta. Ma i contadini erano animati da un profondo sentimento cristiano: c’era l’entusiasmo della nuova battaglia, non c’era l’odio.
Anche le squadre di contadini, armati di bastoni, col garofano bianco all’occhiello o col fiocchetto bianco, erano allegri e non truci e minacciosi; ma con la loro fermezza nel picchettaggio delle strade non incoraggiavano certo a prenderli per scherzo.”

Sabato 15 aprile, alle ore 10, nel Salone dei Tendaggi del Palazzo dei Vicari di Scarperia si terrà la presentazione del volume. Previsto il saluto di Marco Casati, Assessore alla Cultura e gli interventi di Giuliana Pinto, storica-politologa e psicologa, docente dell’Università di Firenze e di Paolo Gizdulich, curatore della pubblicazione.

 

© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 12 Aprile 2023

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