DICOMANO – Arcangelo Giani, frate Servo di Maria di cui ricorre quest’anno il quarto centenario della morte (1623-2023, 23 dicembre) e a cui il paese natale di Dicomano ha dedicato da tempo una strada, pur essendo noto tra gli storici della Chiesa per la sua ricerca innovativa, è sconosciuto al grande pubblico. La sua opera storiografica si inserisce nel contesto più ampio del rinnovamento degli studi all’interno del suo Ordine, avvenuto anche a seguito degli eventi che caratterizzarono l’Europa nel lungo Cinquecento, quando il confronto tra le Chiese passava anche attraverso la produzione storiografica.

La vita

Raffaello di Giuliano Giani, questo il nome di battesimo di fra Arcangelo, nacque il 19 novembre 1552 a Dicomano. Probabilmente battezzato al fonte della pieve di Santa Maria, di lui niente sappiamo nel primo decennio di vita, ma certo è che la sua precoce entrata in convento a soli undici anni, il 6 marzo 1563, come novizio alla SS. Annunziata di Firenze, deve essere stata favorita dalla presenza in questo luogo dello zio materno, tale fra Arcangelo Priorini (m. 1573), detto “il Bruscolo”, figura non di secondo piano tra i Servi del Cinquecento. Il Priorini infatti era nato da famiglia fiorentina nel castello di Bruscoli sull’Appennino Tosco-Romagnolo, dove il nonno ricopriva l’incarico di castellano della Repubblica Fiorentina. Il Bruscolo si era affermato come fine teologo e grande predicatore, tanto da vantare nel suo curriculum ben quarantasei “quadragesime” tenute nelle principali città italiane, tra le quali Firenze, Bologna, Venezia, Napoli e Roma, dove le sue prediche erano ascoltate e apprezzate anche dal papa Pio V. Morirà nel 1573, quando il Giani era entrato nell’Ordine da una decina d’anni: definito dal nipote «più che dolcissimo padre», da lui aveva preso anche il secondo nome da religioso, che inizialmente fu fra Giovanni Arcangelo.

Dopo i primi anni trascorsi a Firenze, nel 1572 il Giani venne inviato allo Studio di Bologna per completare la formazione filosofica e avviare gli studi in teologia. La conclusione dell’iter formativo coincise con l’avvio della sua attività storiografica. Maturò le sue opere a carattere storico tra Firenze e Napoli, città quest’ultima dove visse a più riprese e fu priore nel convento di Mergellina. Dopo alcuni anni trascorsi tra Avellino e Cortona, il 1601 segnò il suo rientro definitivo a Firenze, mentre nel 1606 fu eletto priore provinciale di Toscana. Allo scadere del provincialato il Giani venne nominato primo Annalista dei Servi durante il capitolo generale del giugno 1609. Una nomina non inaspettata quella di storico ufficiale dell’Ordine, se si considera la passata attività di ricerca che gli aveva meritato il plauso dei contemporanei.

Stando a un consulto del celebre confratello Paolo Sarpi rilasciato al governo della Serenissima che chiedeva informazioni circa gli esiti del capitolo generale dei Servi, sembra che il Giani fosse stato uno dei favoriti alla guida dell’Ordine («li favori universali inclinavano a un fiorentino»), se un maldestro intervento di papa Paolo V non avesse stravolto lo svolgimento dell’elezione secondo il dettato costituzionale, inducendo il capitolo a eleggere priore generale tale Antonio Vivoli da Corneto, uomo di provata fedeltà al papato e apertamente schierato a favore dell’interdetto lanciato contro Venezia. Comunque sia l’ufficio di Annalista spinse il Giani a visitare nel giro di qualche anno pressoché tutti i luoghi di diffusione dell’Ordine, al fine di raccogliere notizie e consultare archivi conventuali e pubblici.

Le opere

La prima opera a carattere storico del Giani, intitolata Vera origine del sacro Ordine de’ Servi di santa Maria, corredata di un Catalogo di tutti e reverendissimi generali, pur essendo pubblicata a Firenze nel 1591 presso lo stampatore Giorgio Marescotti, era stata concepita a Napoli fin dal 1589, come suggerisce anche la dedica inziale «All’illustre Signor Consolo e Nobili Gentilhuomini della Nazione Fiorentina nella Real Città di Napoli». Il trattato rappresenta un momento fondamentale nella ricerca sulla storia dei Servi, andando a sfatare i più fantasiosi racconti allora circolanti sull’origine dell’Ordine mendicante, per alcuni databile addirittura all’epoca apostolica.

Rivolgendosi «ad ogni sincero e discreto amatore della verità», il Giani si avvaleva di un discreto numero di documenti d’archivio e di fonti agiografiche, ma anche legislative, liturgiche e iconografiche, ponendole in dialogo tra di loro e analizzandole criticamente. La bibliografia fornita mette in luce la cura dell’autore nell’offrire al lettore gli strumenti per verificare la veridicità delle sue asserzioni. Approfondendo la ricerca già avviata dal confratello Michele Poccianti nel suo Chronicon (1567), il Giani fu il primo che offrì una ricostruzione credibile delle vicende che nel Duecento portarono alla nascita dei Servi di santa Maria. Nello stesso anno 1591 venne data alla stampa la Regola della Compagnia de’ Servi di Santa Maria, da lui volgarizzata, commentata e corredata di un interessante Discorso intorno all’origine e progresso delle monache velate e sagrate del secondo Ordine, e de’ fratelli, e sorelle del Terzo Ordine de’ Servi di santa Maria. Questa edizione della Regola concessa da papa Martino V nel 1424, ebbe lo scopo di rilanciare le aggregazioni laicali che si ispiravano alla spiritualità dei Servi, finalità che il Giani mostrava di aver ben presente sia nella ricostruzione delle vicende storiche, sia nel commento-attualizzazione del testo normativo.

Ma l’attività storiografica del Giani conobbe un’accelerazione nel 1598, quando su richiesta del priore generale Angelo Maria Montorsoli riprese la ricerca già avviata da tempo sulla complessa figura del quinto generale dell’Ordine, approdando nel 1604 alla pubblicazione della Historia del beato Filippo Benizii, opera significativamente corredata da un apparato critico di note e nella quale per la prima volta il nostro autore sperimentò lo stile annalistico.

Dopo la nomina ad Annalista avvenuta nel 1609 tutte le energie vennero concentrate nella preparazione degli Annali dei Servi (Annalium sacri Ordinis fratrum Servorum B. Mariae Virginis a suae institutionis exordio centuriae quatuor), nei quali si proponeva di narrare le vicende storiche della famiglia religiosa in un rigoroso ordine cronologico. Stampato il primo volume nel 1618 e presentato al capitolo generale celebrato a Bologna tra il 23 e il 25 maggio di quell’anno, il lavoro di ricerca non ebbe sosta e proseguì fino alla stampa del secondo volume, avvenuta nel 1622, appena un anno prima della morte del suo autore. Gli Annali dei Servi furono i primi prodotti da un ordine religioso dopo la pubblicazione dei celebri Annales ecclesiastici di Cesare Baronio. Si tratta di un’opera colossale, che nella ricostruzione delle vicende dell’Ordine abbraccia un arco temporale che va dal 1233 al 1609, offrendo agli studiosi un numero considerevole di documenti d’archivio trascritti nella loro lingua originale e raccolti nei più svariati archivi. Per giungere a questo il Giani fu capace di organizzare una rete di collaboratori e di sistematizzare la ricerca, come testimoniano anche i questionari diramati ai conventi per una prima indagine conoscitiva del patrimonio archivistico dell’Ordine.

L’eredità del Giani

Causa l’età avanzata, il Giani dovette prima rallentare, quindi sospendere i viaggi di predicazione e studio a partire dal giugno 1613, senza però interrompere la sua attività di storiografo. Alla vigilia delle feste natalizie del 1623, il 23 dicembre fra Arcangelo morì nella sua cella contornato dai fratelli della comunità fiorentina della SS. Annunziata. Il Mugello che gli aveva dato i natali, e i Servi che lo avevano accolto fin da giovanissimo, non perdevano solamente uno dei migliori storici della Chiesa di tutti i tempi, ma anche un uomo e un frate di grande spessore e di profonda spiritualità.

Stefano Viliani
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 23 Dicembre 2023

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