Crespino interno
(La Tavola Frammentaria)
JACOPO DEL CASENTINO, detto anche JACOPO DA PRATOVECCHIO
(Pratovecchio, attivo in Toscana tra il 1320 e il 1350, morto nel 1380)

Tempera su tavola frammentaria
Crespino del Lamone (Marradi), Chiesa abbaziale di Santa Maria Nascente

Iscrizione: ANNO DNI MCCCXLII DOMINUS JOHS GHETTI DE RAMBRINIS DE FLORENTIA ABBAS CON. SCE
MARIE DE CRESPINO FIERI FECIT HANC TABULAM RESTAU VERO ANNO DNI MDIIII

L’iscrizione permette di datare l’esecuzione della tavola (1342) e il nome del committente, l’abate del monastero crespinese Giovanni Ghetti e, infine, la data di un primo restauro (1504).

L’attribuzione a Jacopo del Casentino si deve a Richard Offner, redattore del primo catalogo di Jacopo nel 1923-24.

La distruzione di gran parte della pittura (dal busto della Vergine al pavimento sul quale poggia il trono) è avvenuta in due momenti non precisabili del secolo XVIII, probabilmente per far posto a un tabernacolo.

Restaurata nei primi anni successivi all’alluvione di Firenze del 1966, la tavola frammentaria è attualmente collocata sopra l’altare del transetto destro della piccola chiesa abbaziale. L ‘altare in pietra forte scolpita (alberese nel linguaggio locale), è stato probabilmente eretto contemporaneamente a quello del transetto sinistro (che porta incisa la data 1596) al quale è del tutto simile. Entrambi si devono con ogni probabilità all’iniziativa dell’abate MarcoLavacchi da Pelago, insediato a Crespino nel 1592.

La tavola, pur frammentaria, manifesta compiutamente il linguaggio “moderno” acquisito da Jacopo del Casentino nel contatto col maestro Giotto e con i suoi primi scolari.

Il trono a decorazione cosmatesca ha una elegante struttura marmorea, forse in origine cuspidata.

La Vergine, grandiosa nella sua maestà, appare intimamente vicina ai fedeli nell’umana dolcezza degli occhi che illuminano il volto sereno, lievemente rosato. Un manto di colore blu scurissimo ricopre la testa e le spalle, aprendosi sul busto a mostrare un abito regale di colore avorio bordato d’oro allo scollo e fittamente decorato con fiori, uccelli e rabeschi. Il senso di verità che emana dallo sguardo della Vergine è certamente connesso alla profonda innovazione che Giotto aveva portato nella pittura del suo tempo, recidendo i legami con la tradizione del passato.Il Bambino, robusto e vivace, porta al collo un ciondolo di corallo a forma di croce greca che richiama nel colore rosso squillante il drappo di stoffa trapunta di fiori e rosette d’oro fissato agli archetti della spalliera del trono. La spalla sinistra appare coperta da un lembo di veste rosa bordata d’oro.

I due Angeli, simmetricamente appoggiati ai braccioli del trono, compongono un quadro di serena quiete interiore.

L’aver commissionato una tavola di tale pregio e modernità testimonia l’alto grado di cultura artistica che, attraverso il suo abate Giovanni Ghetti, il monastero vallombrosano di Crespino era in grado di esprimere nella prima metà del Milletrecento.

(Livietta Galeotti Pedulli)

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