No via, non è il caso di scomodare il ricorso alle celebrazioni dell’anno di Dante per parlare di lingua italiana. Anzi, aldilà delle ricorrenze, ogni tanto è bene confrontarsi su come si scrive e si parla, senza con questo voler dare lezioni a nessuno, di certo per non averne alcun titolo e pretesa. Così, ecco qualche frase scritta in libertà dentro e nei dintorni di certe espressioni che, purtroppo, dilagano fra gli odierni modi di dire e di scrivere. Avviso al lettore: troverete qui sotto una lista di espressioni limitata di proposito, esposta, appunto, per essere condivisa, integrata e ampliata.
“Divieto assoluto” – una locuzione che compare sui cartelli informativi luminosi lungo la viabilità della Città Metropolitana di Firenze e in qualche comunicato della Regione Toscana – ma un divieto resta tale e usare il rafforzativo “assoluto” evoca il dubbio che possano esistere altri tipi di divieto, quello “permissivo” e quello “forse sì, forse no” – sconcertante leggerlo in avvisi pubblici – somarata.
“Picnic all’aria aperta” – un refrain usato spesso, ogni anno, col giungere della primavera, nei servizi giornalistici e in qualche promozione di alcune associazioni – resta da capire come poter partecipare ad un “picnic al chiuso” – naturalista.
“Gita fuori porta” – una frase ricorrente per il Lunedì di Pasqua, la Pasquetta, quando si sprigiona la voglia della scampagnata – sfugge a cosa potrebbe riferirsi il contrario, cioè una “gita entro porta”, ammesso appunto che possa definirsi gita il muoversi entro l’area di una città o paesello che sia – girovago.
“Vestirsi a strati” – le definizioni nel campo della moda sono incontrollabili – questa sulla quantità di capi da indossare appare paradossale – di norma, tutti, ogni giorno, siamo “vestiti a strati”, cioè indossiamo indumenti, e vesti in genere, che insieme formano l’abbigliamento, offrendoci la possibilità di toglierne o aggiungerne uno, o più, di volta in volta – ridondante.
“Ultimo addio” – ancora un rafforzativo usato anche nei titoli della poesia e del cinema, tuttavia non sdoganato dal lessico ortodosso – un addio di per sé resta unico – teatrale.
“Macchia di leopardo – pelle di leopardo” – espressione che trae spunto dalla cromia del manto del felino – ripeto, il manto pilifero animale e non la pelle – la prima, la macchia del leopardo forse potrebbe essere un insieme di rovi e di sterpi ove si nasconde e vive – la seconda, la pelle, non ho idea se in effetti sia maculata – indefinito.
“Convergenze parallele” – una perla di geometria derivata dalla politica, durante il periodo di ricerca per improbabili e ampie maggioranze parlamentari – le parallele non si incrociano, ognuna è tracciata in un piano, in uno spazio, con la propria identità – rebus.
“Un tornante a 180 gradi” – di nuovo geometria, qui applicata ai tracciati stradali – anche se di rado, in certi casi per cronache televisive e radiofoniche, nei resoconti di prestazioni sportive amatoriali e di gite su strade montane, per indicare la curvatura di un tornante viene citato l’angolo piatto (180 gradi) per enfatizzare come la strada percorsa svolti quasi su sé stessa – ebbene, un tornante con un angolo al vertice di 180 gradi di fatto è “un rettilineo” – tracciatore.
Chissà, forse ci sarà un seguito.
Gianni Frilli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 26 Agosto 2021
1 commento
MAH… mi viene in mente “E’ una coppia di ragazzi giovani” …
come se esistessero le coppie di ragazzi anziani !