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Questa opera è stata restaurata nel 2017 prima di essere esposta alla Galleria dell’Accademia di Firenze, nella mostra “Carlo Portelli. Pittore eccentrico tra Rosso Fiorentino e Vasari”, ed è stata restaurata -come un’altra opera del Rosselli proveniente da Luco di Mugello- da Rossana Bonetti di Borgo San Lorenzo, una delle più apprezzate restauratrici in ambito fiorentino, alle cui cure negli anni sono stati affidati numerosi, preziosi dipinti antichi.

Curatrice della mostra è Lia Brunori, di Scarperia, storica dell’arte. Che così descrive l’opera di Carlo Rosselli presente ad Olmi, nella chiesa di Santa Maria, una grande tavola di 330 cm per 233, raffigurante la “Restituzione della Croce”, datata 1569, e realizzata per l’altare della famiglia Parenti che nella zona possedeva una villa.”

Restituzione della Croce

tavola, chiesa di Santa Maria ad Olmi (Borgo San Lorenzo)

“Tre anni dopo (1569) Portelli firma la Pala per la prioria mugellana di Santa Maria ad Olmi riprendendo quella produzione per le chiese del contado che caratterizzerà gli ultimi anni della sua vita. Il dipinto in questione raffigura la Restituzione della Croce (o Eraclio riporta la Croce a Gerusalemme) ed è realizzato per l’altare della famiglia Parenti che nella zona possedeva una villa; forse fu commissionato dallo stesso Antonio che nel 1582 iniziò a pagare Alessandro Allori per la tavola con Santa Caterina nella chiesa di San Niccolò a Firenze, dove la famiglia risiedeva stabilmente. Un altro dipinto dell’Allori è ancora presente nella chiesa di Olmi: era collocato sull’altar maggiore e, raffigurando la Vergine Assunta con san Giovanni Battista e san Girolamo, presenta interessanti tangenze col dipinto attribuito a Bartolomeo Traballesi nell’altare vicino a quello contenente l’Immacolata Concezione di Portelli in Ognissanti.

L’opera, prima del restauro

La Restituzione della Croce presenta una complessa iconografia che unisce i differenti momenti della leggenda della Santa Croce per indirizzarli verso il loro culmine, identificato nella bianca figura dell’imperatore che solleva la croce all’adorazione dei fedeli. Quasi una rappresentazione corale che dirige tutti i personaggi verso il fuoco visivo e concettuale della Croce trionfante, simbolo chiaro del rinnovato ruolo della Chiesa di Roma appena uscita dal Concilio di Trento. In quest’opera infatti Portelli volge tutti i suoi mezzi espressivi, come al solito frutto di eclettiche contaminazioni -dal Rosso allo Stradano, dalle incisioni nordiche a richiami a Sogliani, Bronzino e Allori- verso una compostezza di stampo controriformato che piega la figura di Eraclio in  gesti didascalici, talvolta con forzature al limite dell’innaturale, e ricorre a un sincretismo di sapore arcaizzante che replica personaggi (Eraclio raffigurato due volte, in vesti diverse) e moltiplica i personaggi. Il tema raffigurato, probabilmente definito dal pievano della chiesa Antonio di Domenico Soldi da Pescia, ritratto all’estrema sinistra, è assolutamente all’avanguardia per una località apparentemente marginale come Olmi, che allora però era una delle chiese più importanti del Mugello; questo sviluppa in senso metaforico non solo l’affermazione delle istanze controriformate ma risponde anche al diffuso revival dello spirito crociato medievale stimolato dalla minaccia turca. Tale lotta era sentita come un impegno religioso e morale e d’altronde sono gli anni in cui a Firenze Cosimo I offre denari e soldati all’imperatore per la guerra contro i Turchi (1566)”.


Il tema di Eraclio I e della “vera Croce”, il legno sul quale venne crocifisso Gesù Cristo, seppure correlato ad una leggenda, fu estremamente caro ai frati francescani che, già in epoca medioevale, fecero affrescare le loro chiese con episodi di questa vicenda. Nell’anno 614 il Re Cosroe II (570-628, Re di Persia), dopo tre settimane di lungo assedio, riuscì ad espugnare Gerusalemme ed a trafugare tutti i tesori, comprese le reliquie religiose. L’imperatore Eraclio I (575-641, imperatore bizantino) radunò un esercito e combatté, per molti anni, una dura guerra contro i persiani. Nell’anno 628 Eraclio I sconfisse i persiani e decapitò il Re Cosroe II, ottenendo la restituzione della “vera Croce”, poi riportata dallo stesso Eraclio I, scalzo e vestito da pellegrino, a Gerusalemme, il 21 marzo 630, tra l’esultanza della gente.

 

 

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