Foto di Paolo Menchetti

BARBERINO DI MUGELLO – A poco più di due anni dalla scomparsa del poeta barberinese Ivo Guasti (articolo qui), è da poco tempo uscita l’antologia “Stagioni”, edita dal Consiglio regionale della Toscana (per scaricare il volume – CLICCA QUI)

Il testo è un omaggio della moglie Ivana, del figlio Alessio e di tutta la famiglia, dell’Amministrazione comunale e degli amici. L’evento è stato celebrato con un incontro pubblico che si è tenuto domenica 15 ottobre nel Palazzo Pretorio di Barberino, alla presenza di un numeroso e partecipe pubblico.

“Stagioni” . Durante la cerimonia si sono succeduti gli interventi del sindaco Giampiero Mongatti, dell’Assessore alla cultura Fulvio Giovannelli, di Ivana Bicchi Guasti e del Professor Marino Biondi, autore dell’introduzione al libro.

Intervalli di musica e immagini sono stati curati da Paolo Parrini e Paolo Menchetti, e la recitazione di alcune poesie affidata a Leonardo Mari. Particolarmente emozionanti le parole della moglie, che oltre ai doverosi ringraziamenti per chi si è adoperato nel progetto – non ultimo il direttore de Il Filo Paolo Guidotti, ex dipendente del comune da poco in pensione –, ha sottolineato alcune definizioni tratte proprio dall’introduzione, che rappresentano Ivo al meglio, come il rimando alla “fisiologia del suo vivere poetando”, ed al fatto che “si sentiva vivo solo se riusciva a dare forma alle parole”.

Anche la presentazione di Biondi è risultata molto coinvolgente. Ci ha parlato della sua amicizia con Ivo nata a Firenze nei primi anni ’70, quando lui era un giovane assistente universitario, e Guasti funzionario alla Cultura dell’allora Provincia. Ne ha raccontato l’orgoglio nell’occupare – da mugellano – il “palazzo dei Principi”, con un ufficio affacciato sulla storica “via Larga”; la poesia come necessità per un cuore che batte con passione; il suo essere osservatore immerso nei bioritmi della natura, sulla scia di una lunga tradizione italiana da Leopardi a Pascoli; l’intendere la vita come un’opera d’arte-artigianale, con l’ottimismo di chi ha assistito alla ricostruzione post bellica.

È dall’amalgama di questi elementi che nascono i versi liberi di Ivo, dove la politica, che pure ha avuto una parte fondamentale nella sua vita, resta sullo sfondo, filo conduttore che non si manifesta espressamente nel linguaggio. E le sue emozioni, che escono dalla sfera individuale per rappresentare di fatto manifestazioni comunitarie.

Infine, è stato l’amico Borsotti a ripercorrere gli aneddoti (aneddoti…) degli storpiamenti delle parole da parte di Ivo, perché diceva che così suonavano meglio, caratteristica questa in un certo senso proidromica – come già per Alfonso Gatto – di quell’essere poeta in modo naturale, per il fatto stesso di trovare il “fatto poetico” in ogni cosa.

Foto di Paolo Menchetti

Insieme all’antologia, è stato inaugurato un fondo, parte della biblioteca, composto – oltre che da numerosi e rari volumi di arte e letteratura a lui appartenuti – da alcuni manoscritti di Guasti e dal suo carteggio con artisti contemporanei del calibro di Raphael Alberti, Giuliano Manacorda e molti altri: un’emozione pura nel leggere certe firme su quelle lettere. Chiudiamo con la suggestione finale di Alessandro Borsotti, per la quale si è lasciato ispirare dalla scrittrice Lalla Romano che, in un suo scritto, alla domanda: “Ma dove vanno a finire i morti?”, risponde: “Dentro di noi”. Ecco – parola di un amico di sempre – Ivo è dentro di noi, “finché dura il tempo”.

Elisabetta Boni
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 16 Ottobre 2023

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