Tonino con le sorelle, la madre e i nonni agli Ortali di Mantigno.
PALAZZUOLO SUL SENIO – Di Tonino Cavini rimangono poche notizie tramandate dai parenti che, con affetto e attenzione, hanno mantenuto vivo il ricordo di questo giovane sfortunato chiamato, troppo presto, a partire dai nostri monti per andare a morire sui monti tragici del Carso.
 
Nato nel 1894, unico figlio maschio di Paolina Bellini e Fortunato, rimase ben presto orfano poiché il padre morì, ancora giovane, di difterite. Le fotografie giunte sino a noi lo raffigurano con le quattro sorelle, Gigina, Rosina, Minghina e Cecilia nel podere degli Ortali di Mantigno dove vivevano e operavano come piccoli proprietari terrieri.
 
Fra le immagini sopravvissute al passare dei decenni, c’è quella che lo ritrae con la fidanzata, una giovane di cui, purtroppo, non è stato tramandato il nome, la quale gli rimarrà fedele per tutta la vita.
Tonino e la fidanzata nella loro ultima foto prima di partire per il fronte
Purtroppo lo scoppio della prima guerra mondiale coinvolse anche lui e, poche settimane dopo l’inizio del conflitto, venne chiamato alle armi. Ancora oggi rimane incomprensibile come l’unico figlio maschio di una madre vedova venisse chiamato a partire per il fronte privando la sua famiglia di un sostegno fondamentale per la vita del podere.
 
Sulle prime decise di non partire diventando disertore, ma un suo amico, il fattore Raffaello Nencini, gli spiegò l’inopportunità della cosa, convincendolo a partire anche se di malavoglia.
 
Con la fidanzata si promisero di sposarsi appena tornato dalla guerra che sicuramente, così si auspicavano, sarebbe durata poco. Partì con un gran magone domandandosi in cuor suo se sarebbe mai tornato alle verde valle della sua Mantigno.
 
Purtroppo Tonino, inquadrato come fante nel 73° reggimento, trovò la morte durante la quarta battaglia dell’Isonzo il 13 novembre 1915 presso Oslavia, in Friuli. Venne dichiarato disperso e dei suoi resti non si ebbero mai notizie.
La lapide a ricordo di Tonino all’ interno della chiesa di Mantigno
La fidanzata non si arrese mai alla morte dell’amato, e decise che non avrebbe sposato nessun altro che il suo Tonino, trascorrendo il resto dell’ esistenza come perpetua presso un prete. Anche la madre Paolina rimase sempre in attesa del ritorno del figlio che aspettava sull’aia, durante la bella stagione, oppure dietro i vetri della finestra, durante l’inverno, guardando verso il querciolo che segnava l’ingresso degli Ortali.
 
Il parroco di Mantigno, grande amico di Tonino, con il quale condivideva la passione per la caccia, decise di dedicargli una lapide all’interno della chiesa parrocchiale di Sant’Andrea. Oggi quella lapide è ancora al suo posto, purtroppo inaccessibile a chiunque giacchè la chiesa è chiusa per chiunque voglia ammirare quel piccolo scrigno di tesori artistici che contiene.
 
Purtroppo alcuni sciacalli pensarono di approfittarsi della sciagura estorcendo denari alla madre dandogli informazioni false riguardo al figlio del quale non si seppe più nulla.
 
Probabilmente, oggi, Tonino riposa al sacrario di Olsavia dove sono conservati i corpi di 57.000 soldati, di cui ben 36.000 senza nome. Queste righe vogliono cercare di rendere dignità e giustizia anche alla sua storia che, altrimenti, rischierebbe di sparire nelle nebbie del tempo dimenticata per sempre.
Il vecchio podere degli Ortali al giorno d’ oggi

Si ringraziano per le preziose informazioni, Irma Caroli, Roberto Rinaldi Ceroni e Silvia Caroli, ognuno a suo modo, importanti custodi della memoria del loro Tonino.
 
Gianfranco Poli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello –  4 novembre 2023
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