Il pastore Leonello Leoni di Vicchio al suo arrivo a Grosseto

MUGELLO – In questi giorni la storia dei pastori della Valcamonica che stanno facendo pascolare in Mugello il loro gregge di 700 pecore (articolo qui) ha riportato alla luce l’interesse per la pratica antica della transumanza. Ne abbiamo parlato con la professoressa e ricercatrice Lidia Calzolai, borghigiana, che è stata a lungo insegnante in varie scuole del Mugello, collaborando anche con l’Università, e che nel 2003 ha pubblicato, con il professor Paolo Marcaccini, il volume “I percorsi della transumanza in Toscana”.

Quando è scomparsa la transumanza dal Mugello?

“Alla metà del ‘900. Quando è finito il latifondo in Maremma; quando sono nati poderi non è stato più possibile utilizzare l’erba. E’ stato un fenomeno complesso che è coinciso in parte con la bonifica, l’eliminazione degli acquitrini e della malaria”.

Mugello, la benedizione prima della partenza (archivio aldo giovannini, riportata nel libro “I percorsi della Transumanza in Toscana”)

Quali erano gli itinerari seguiti dai pastori del Mugello?

“Fino alla fine del Settecento c’erano itinerari e tempi obbligati. I pastori dovevano partire in una data ben precisa e fare un percorso stabilito. Quelli di Castagno d’Andrea, ad esempio, dovevano attraversare l’Arno a Rignano, far contare le pecore, e pagare la “gabella”, un dazio; anzi, prima dovevano fare il permesso di transumanza. E, dopo la fine del Settecento, quando arrivavano in Maremma dovevano pagare l’erba ai latifondisti, i proprietari privati. Il “Monte dei Paschi”, la banca, era l’istituto statale che gestiva gli introiti dei pascoli maremmani”.

Era un lungo viaggio per i pastori?

“Sì, da Castagno, ad esempio, ci volevano 10 giorni per arrivare, e si fermavano in varie tappe da famiglie contadine, sempre le stesse. In genere al viaggio di andata non lasciavano niente, ma al ritorno, per sdebitarsi, lasciavano loro tutto il latte munto in quella giornata. Con le liberalizzazioni leopoldine i percorsi seguiti divennero liberi, ma nell’antico gli itinerari erano, come detto, obbligati. Un altro esempio è che i pastori di Firenzuola dovevano passare da Firenze, dal Ponte Vecchio. Si racconta che le donne di Firenzuola quando attraversavano Firenze si mettevano un cappello nero in testa. Comunque, a parte alcune eccezioni, per tutti la destinazione era la Maremma. Anche se c’era qualcuno che invece andava sull’Adriatico”.

Qual era il periodo interessato dalla transumanza?

“I pastori, con i loro capi, partivano a Settembre e tornavano a Maggio. Si trattava anche di grandi greggi e di grandi investimenti, basta pensare che i Camaldolesi avevano un gregge di 10 mila capi”.
Pascolo in Appennino

C’erano mai tensioni con i territori attraversati?

“Sì, perché le greggi dovevano attraversare la Toscana centrale, nella quale si erano già sviluppati i poderi. Partivano a Settembre quando c’era già l’uva quasi matura nei campi, e c’erano spesso grandi tensioni tra gli agricoltori e i pastori”.

Per il suo lavoro di ricerca avrà parlato con molti pastori, ne ricorda qualcuno mugellano?

“Ricordo Leoni di Vicchio e Fossati di Castagno d’Andrea. Fossati è stato il primo in assoluto che ho intervistato”.

Quando erano in Maremma dove abitavano questi pastori?

“Nell’antichità formavano dei villaggi pastorali, con delle capanne circolari. In tempi più recenti abitavano presso dei contadini che li ospitavano”.
Un pastore nella piana maremmana

Alcuni aneddoti?

“Erano storie di vita. Molti pastori, anche mugellani, in Maremma hanno trovato moglie. Quando è terminata la pratica della transumanza, con la fine degli usi civici, una parte di queste famiglie è tornata ad abitare stabilmente in Mugello, altre si sono stabilite in Maremma”.

Qualche esempio?

“Ne parlano anche i toponimi, i nomi dei luoghi. Potrei citare il caso della famiglia Diani, abitante al Giogarello (Moscheta). Una parte di loro rimase in Maremma, dove la cartografia dell’Istituto Geografico Militare riporta, nei pressi del fiume Ombrone, il toponimo “Casetta Diani”. Questi itinerari, già cartografati ed allegati al volume, potrebbero essere individuati e segnalati per chi, a piedi o in bici, volesse ripercorrerli sulle antiche orme dei pastori mugellani”.

Concludendo, che tipo di fenomeno è stata la transumanza?

“Certamente molto complesso, che si basava su un sistema molto diverso da oggi, anche nel diritto. Fino alla fine del Settecento, gli usi civici prevedevano ad esempio, per chi abitava in montagna, l’esenzione dal pagamento dell’erba dei pascoli, considerata un bene della comunità” .
 

Nicola Di Renzone
Foto tratte dal libro “I percorsi della transumanza in Toscana”

© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 17 Marzo 2024

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