BORGO SAN LORENZO – Francesco Noferini è fotografo ed editore mugellano e nasce il 28 ottobre 1952 a Gabbiano nel comune di San Piero a Sieve.

L’attività di Noferini come fotografo prende avvio negli anni ’80 con un negozio a San Piero a Sieve. “Avevo iniziato con le prime attività da fotoamatore, di sviluppo e stampa – ricorda – e decisi di aprire un negozio, alla fine degli anni ’80. Per questioni di licenze feci società con un ottico già presente a San Piero a Sieve. In verità la mia passione era la fotografia non certo il negozio, e piano piano, facendo pratica e partecipando a diversi corsi professionali, talvolta di lunga durata, anche con fotografi di livello internazionale, tipo Fontana, Galimberti, sono riuscito a entrare sempre più in questo settore”.

Ogni fotografo, spesso, ha dei riferimenti: “Il mio fotografo preferito ora come ora – nota Noferini – è Salgado: a lui mi sono ispirato anche per realizzare le immagini per le mie ultime mostre. In particolare mi piace l’uso del bianco e nero, e quella forza che le sue immagini riescono ad esprimere. Ha fatto cose importantissime, sono andato a vedere le sue mostre, e mi sono innamorato di questo suo modo affascinante di fare fotografia, cercando di prendere esempio”.

E i soggetti preferiti? “A me piace molto il reportage, lo scatto improvvisato, rubato, cogliere l’attimo fuggente, l’attimo giusto, il colpo d’occhio. Mi piacciono meno la posa, e il paesaggio; faccio anche quello, ma se capita l’attimo giusto, non è che parta appositamente per fare foto di paesaggio. Il reportage, lo scatto improvvisato, mi piace di più”.

Qual è stato l’impatto del passaggio al digitale? “Il passaggio dal negativo al digitale per me è stata una manna. Tutti aspettavamo questo passaggio, ma nessuno ci credeva, e invece, avendo avuto la fortuna di un fratello che lavora nell’ambiente dei giornali, che il digitale lo attendevano a braccia aperte, l’ho seguito subito, e nella zona sono stato sicuramente il primo a utilizzare macchine digitali, e a fare i primi scatti con macchinine che a vederle oggi sembrano giocattoli”.

Usa attrezzatura Canon, ma, precisa: “Non ho una marca preferita, ne ho avute diverse, anche se poi son rimasto con la Canon anche perché già avevo attrezzature che poi ho potuto riutilizzare con il digitale”.

Ai giovani che si accostano alla fotografia ha un consiglio da dare: “Siamo diventati un po’ troppo esagerati, tutti vogliono mostrare, postare. Quello che consiglio io è di fare quel che uno sente, ma con il cuore, non con la voglia di far vedere e mostrare quello che uno sa fare. Il problema che vedo spesso nei fotoamoatori che iniziano, ma poi non hanno indirizzo, non riescono a trovare una propria linea d’immagine, la loro dimensione”.

La maggiore soddisfazione? “Dopo tanti anni, comincio ad averle ora le soddisfazioni. Sono riuscito a fare mostre importanti e su temi importanti. L’ultima in particolare, che ho fatto all’Istituto degli Innocenti, a Firenze, mi ha fatto toccare il cielo con un dito, tanta gente, tanti contatti, non per ultimo la richiesta di 100 libri della mostra, tradotti in inglese, da spedire in America, da parte di uno stilista americano, che ha realizzato una linea di tessuti che riportano i colori del villaggio del Burkina Faso. Il ricavato di una parte della vendita delle stoffe verrà devoluta per realizzare strutture, asili e ambulatori alla Cava di Pissy. I libri saranno donati per sensibilizzare gli acquirenti. Son belle soddisfazioni personali. Che continuano, visto che a ottobre la mostra sarà allestita a Prato nel palazzo della Provincia, evento che già si è tenuto anche a Montespertoli, e nella chiesa degli Evangelici a Firenze”.

Francesco Noferini, da qualche anno, è anche editore, e ha pubblicato numerosi testi relativi al Mugello.

© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 3 luglio 2018

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