VICCHIO – Anche se l’Italia si era dichiarata neutrale, lo scatenamento della guerra europea nell’agosto del 1914 aveva costretto gran parte degli emigranti stagionali a far ritorno alle loro case dall’estero. A Vicchio negli anni precedenti il fenomeno migratorio si era accentuato, soprattutto nelle frazioni di Gattaia, Caselle e Villore dove una massa crescente di pigionali, non trovando lavoro come braccianti agricoli, era partita in cerca di qualche pur precaria occupazione nel settore edilizio o in quello forestale.
La situazione era diventata esplosiva considerando che i pochi stabilimenti industriali del Mugello rischiavano di chiudere per mancanza di combustibile e che iniziavano a scarseggiare i generi di prima necessità.
I sindaci del Mugello si incontrarono a Borgo San Lorenzo il 19 agosto alla presenza dei consiglieri provinciali e del deputato Gerino Gerini, invocarono provvidenze governative per i rimpatriati e si appellarono ai proprietari terrieri affinché in qualche modo contribuissero al collocamento dei disoccupati. Nel ceto dirigente liberale cresceva evidentemente la paura di disordini fomentati dai socialisti: bisognava prendere subito dei provvedimenti e aprire cantieri di lavoro per imprese di qualche utilità. Per quanto riguarda Vicchio ci sono due luoghi che ricordano visivamente questo drammatico momento della storia nazionale: li vogliamo qui illustrare, sollecitati dalla casuale scoperta di alcune sorprendenti immagini finora del tutto inedite. Partiamo dal caratteristico vicolo dei Medici.
All’inizio del Novecento la centrale piazza Giotto era raggiungibile dalla porta di Levante, dalla porta di Ponente e da Via Garibaldi, che era stata inaugurata nel 1888 dopo la distruzione di alcuni fabbricati e il rifacimento del palazzo comunale. La Via Regina Margherita che costeggiava le mura di Mezzogiorno non aveva accessi per il centro e quindi il vicolo dei Medici era il posto più appartato, ideale per cucire o ricamare anche nelle ore più calde della giornata, all’ombra delle case e delle alte mura.
Il sindaco in carica, l’avvocato Guglielmo Formigli, spedì immediatamente una lettera al Soprintendente ai Monumenti di Firenze per ottenere l’autorizzazione prevista dalla legge ma dopo tre giorni indirizzò al medesimo Ufficio un allarmato telegramma: «Operai disoccupati invaso abusivamente / iniziato lavori Vicolo Medici / per evitare conflitto pregoLa concedere telegraficamente richiesta autorizzazione apertura mura». A quel punto, superato ogni ostacolo, fu portato a termine lo sfondamento. Dopo il sisma del 1919 il transito delle persone attraverso questo varco era divenuto pericoloso a causa della torre pericolante, che fu scapitozzata nel 1921 dal Genio Civile.
Il consiglio comunale il 16 settembre 1914 deliberò la spesa straordinaria di 15 mila lire autorizzando la contrattazione di un mutuo bancario destinato sia alla costruzione delle nuove logge sia alla “sistemazione” delle strade di Paterno e di Campestri (che in realtà erano mulattiere malagevoli).
Per consentire il rapido avvio dei lavori i consiglieri sborsarono addirittura 320 lire di tasca propria e sottoscrissero un prestito infruttifero di 3.500 lire. Il progetto esecutivo delle logge fu approvato il 12 ottobre 1914 e subito dopo si allestì il cantiere per l’erezione delle colonne di sostegno alla terrazza. Una rara immagine ci documenta che non si mancò di festeggiare l’avvenimento con le maestranze e le autorità locali in posa davanti al fotografo.
Adriano Gasparrini
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 29 novembre 2020