MUGELLO – È una bella storia quella del soldato Martin, soldato originario del Bronx, New York, che nel 1944 era impegnato con l’esercito americano per liberare l’Italia dai Nazi-fascisti. Oggi ha 96 anni e vive a Boca Raton in Florida e da lì lancia un appello:”aiutatemi a ritrovare i bambini che salvai”. 

A settembre (al massimo in ottobre) del 1944 Martin Adler si trovava sulla linea Gotica con la sua unità, la 85th Infantry Division Custermen, impegnata a liberare i paesi dell’Appennino Tosco-Emiliano dai Nazifascisti. Ed è in uno di questi villaggi che la storia si fa interessante. Martin Adler e John Bronsky entrano in paese in un silenzio spettrale “non sapevamo cosa aspettarci – racconta – i tedeschi potevano essere ovunque, pronti a farci un’imboscata. Siamo entrati in una casa dove abbiamo trovato una strana cesta di legno dal quale uscivano strani rumori. Subito abbiamo pensato che potessero esserci dei tedeschi ed abbiamo imbracciato le armi, puntandole contro il cesto. Subito però abbiamo sentito un urlo ed una donna ci corse incontro gridando: ‘bambini, bambini’. Ci fermammo e da quel grandissimo cesto sbucarono tre splendidi fanciulli: due bimbe ed un maschio. Io e John abbiamo cominciato a ridere, felici di non aver premuto il grilletto, vinti dalla paura, perché non ce lo saremmo mai perdonato”.
Martin allora rinfodera la sua arma e tira fuori una macchina fotografica, chiedendo alla madre se potesse scattare una foto. A gesti e parole la madre spiegò al soldato che avrebbe acconsentito ma che i bambini non erano pronti e si allontanò con loro. Dopo pochi minuti tornarono con i loro più bei vestiti: la madre li aveva “tirati a lucido” per scattare la foto con i soldati americani, cercando di non sfigurare.

“Fu il momento più bello che ricordo – racconta Martin – in quell’inferno chiamato guerra. Spesso mi domando se quei bambini siano ancora vivi perché vorrei incontrali di nuovo ed abbracciarli, quando sarà passato questo virus”.

Martin Adler non ricorda il paese esatto ma è certo che venne scattata tra settembre e ottobre 1944, anche perché a novembre Adler venne ferito al naso da una scheggia di mortaio mentre metteva la testa fuori dalla sua “Foxhole”, il suo trinceramento sulla Linea Gotica.
Se qualcuno riconoscesse questa storia o la foto è possibile contattare il giornalista Matteo Incerti, che per primo ha raccontato la storia di Martin, via mail, su Facebook o telefonando al numero 3355954971. Verranno immediatamente messi in contatto con lui e con sua figlia, Rachelle Shelley Adler Donley.

Irene De Vito

© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 13 Dicembre 2020

 

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