FIRENZUOLA – La compagnia teatrale Archivio Zeta ha vinto il premio Ubu Speciale 2024, riconoscimento fondato nel 1977 da Franco Quadri. La compagnia, fondata a Firenzuola e adesso attiva principalmente nel bolognese, è stata premiata con la seguente motivazione: “Quello della compagnia archiviozeta è un fulgido percorso in grado di dilatare “il teatro che abbiamo in mente”. Il loro teatro compare infatti fra ex-tiri a segno, negli ex-mercati, dentro gli archivi di stato, nelle biblioteche e negli istituti medici, fra le aule magne, nei padiglioni oncologici e in cammino dentro e attorno a monumenti di guerra, come il Cimitero militare germanico al Passo della Futa, forse il loro luogo della memoria prediletto, generatore di una scena che scava nei classici e interroga la recitazione, raccontato di recente nel volume Teatro di Marte. Un teatro dunque pienamente politico perché sollecita e rigenera il vivere insieme grazie alla partecipazione artistica, senza mai rinunciare ai misteri e alle ineffabili vertigini della poesia. A Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni, a archiviozeta, va il Premio Ubu Speciale 2024″.
Commentano i due fondatori: “Grazie all’Associazione Ubu per Franco Quadri. Grazie alle montagne, alla storia, alla memoria, a Ida, Antonia e Elio, alle nostre amiche e amici, indomitə compagnə di viaggio, anche quellə che non ci sono più, ai nostri genitori, alla nostra grande tribù teatrale e al pubblico che ci ha seguito nei luoghi più diversi.
Grazie a tutte le istituzioni che ci sostengono e all’Istituto Rizzoli di Bologna che da un anno è diventato la nostra casa artistica. Infine ringraziamo tutte le referendarie e i referendari che in uno slancio patafisico hanno deciso di premiarci”.
Di seguito il discorso che hanno pronunciato all’arena del Sole di Bologna in occasione della premiazione:
“Il teatro è l’arte del qui e ora, ha bisogno del corpo e della voce dell’artista presente, in grado di trasformare i luoghi e mostrarne un punto di vista prima sconosciuto, attraverso un’esperienza sinestetica, che proietta gli esseri umani nel mondo delle relazioni, come direbbe Hannah Arendt. In un frammento di spazio/tempo chiediamo ad altre persone di abbandonarsi al racconto, le invitiamo ad essere parte di un’opera che faremo insieme. Dunque per noi il confine non c’è, qualsiasi luogo può diventare palcoscenico. Palcoscenico sì, ma non cornice. E qui sta il confine, la distinzione tra due mondi che sono universi di pensiero. Ci aiuta Cristina Campo che scriveva: Due mondi – e io vengo dall’altro.
Ecco, noi veniamo dall’altro. L’alterità è alla base della nostra riflessione. La diversità e la marginalità ci hanno portato ad attraversare luoghi teatralmente non giurisdizionali: cimiteri, ospedali, fabbriche, ville abbandonate, poligoni di tiro, reattori nucleari, luoghi di stragi, lager, archivi. Viviamo da più di vent’anni sulla soglia dell’altro mondo – al cimitero Futa Pass – in ascolto di un coro silenzioso di oltre 30.000 nemici, ragazzini caduti per una causa sbagliata. Ci siamo legati alla montagna per inventare un rito culturale indipendente. E poi il cimitero della Futa, se lo guardate dall’alto, con la sua enorme spirale di pietra che avvolge la montagna, sembra proprio la cornoventraglia, la pancia di Padre Ubu, come se il suo corpo gigantesco si fosse adagiato tra i monti per digerire tutto il dolore e la violenza del mondo”.
Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni
Qui la cronaca della premiazione
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 17 Dicembre 2024