MUGELLO – Nell’anno mille i castelli del contado fiorentino erano pochi e di modeste dimensioni. Per lo più si trovavano gruppi di casupole con al centro un edificio padronale poco più alto, una torretta o una chiesa; alcuni agglomerati avevano un muretto di recinzione, uno steccato o magari neppure quello. Le galline e qualche cane pulcioso la facevano da padroni, mentre dalle stalle proveniva ogni tanto il raglio sonoro di un asino.

In quell’epoca povera in una zona per certi aspetti secondaria nacque l’esigenza di controllare l’importante via che portava al Passo dell’Osteria Bruciata. Fu perciò decisa dai feudatari locali la fortificazione di due piccoli borghi d’importanza strategica lungo il percorso montuoso, abbastanza vicini ma collocati sugli opposti versanti d’Appennino; Ascianello e Riocornaclario (Cornacchiaia).

Il castello di Ascianello, detto anche Castrum di Ascia (Scianello o anche Suscianello) sorse accanto alla strada su un poggetto poco distante da Sant’Agata presso un podere denominato Scianello da cui prese il nome. Da lì si poteva salire a Montepoli e al famoso passo. Benché vicino al fondovalle la scelta ricadde lì per la presenza di versanti scoscesi alla confluenza di due torrenti, il Romiccio e il Cornocchio. Si trattava di un sito angusto, e dunque la fortificazione non poteva essere grande. Per costruire la possente cinta a tratti larga due metri fu utilizzata la pietra alberese di un monte lì vicino, il Monte Calvi. Come si capisce dai ruderi a nord il muro poggiava in parte su grossi macigni di arenaria e la cinta fu sfruttata come parete per le case, a conferma che qui non nacque prima una corte murata ma subito un castello con compiti di presidio.

Questo accadde poco dopo l’anno mille. Dopo qualche decennio abbastanza anonimo per la piccola fortificazione e senza personaggi di rilievo tra le mura, la famiglia Suavizi prese possesso di una quota e anche Firenze investì nel maniero data la posizione strategica. Ascianello era piccolo ma potente al punto che nel 1145 furono assegnate al suo piviere Galliano, Lago, San Gavino al Cornocchio e Montepoli. Il sito era inoltre legato alla Pieve di Sant’Agata e amministrava un ospedale per pellegrini. Sappiamo per certo che era un sito “condominiale”, perché verso la metà del XIII secolo lo abitavano  le famiglie di Cavalcante, Bindo, Albizi filius Iacopus, Carincione con i figli e via dicendo. Dall’inizio del XIII secolo scelsero di vivere in Ascianello alcuni componenti dei Suavizi che avevano deciso di non inurbarsi: Ottaviano di Guicciardino padre di Aldobrandino, Guinizingo, famoso giudice di Barberino, Sinibaldus e Ugolinus.

Da loro trasse origine la nuova dinastia mugellana dei signori “Da Ascianello”. Il guelfo Ottaviano fu alleato della Repubblica nella guerra contro Siena, mentre Sinibaldo e Ugolino, spinti dalle richieste cittadine, potenziarono le difese in loco. Il Mugello era lontano dalla zona di battaglia, però era necessario “guardare le spalle” alla città presidiando l’Osteria Bruciata, contrastando invasioni da nord o alzate di testa degli Ubaldini romagnoli e del vicino castello di Montaccianico. Il primo luogo da fortificare a cui pensarono fu appunto il vecchio Castrum Ascia situato pericolosamente “ad fronteriam Ubaldinis”. Una parte delle mura era però crollata a seguito di un forte terremoto ma avvenne la pronta ricostruzione di un sito non grande (una quindicina di edifici in tutto) ma importante, visto che gli antichi documenti rammentano la “corte di Ascianello”. Dopo le ristrutturazioni il castello ebbe alte mura, circa 5 metri, e una svettante torre centrale intorno alla quale sorsero nuove abitazioni. Dai ritrovamenti archeologici sono emerse tecniche di costruzione simili a quelle del vicino castrum di Montaccianico il che fa ipotizzare l’uso delle medesime maestranze, teoria che però ritengo opinabile considerata la diversità politica dei committenti. Piuttosto, è la pietra alberese che fu sicuramente ricavata per entrambi dagli stessi luoghi. Purtroppo, in un recente sopralluogo ho verificato il completo abbandono con pochi sassi ricoperti da una fitta vegetazione.

Si può ancora individuare qualcosa delle mura e la base quadrata di una costruzione centrale che potrebbe riferirsi alla chiesetta di San Jacopo a Scianello costruita in un secondo momento, come succedeva spesso, con le pietre dirute. Era assai piccola visto che nel 1427 le erano collegate appena 24 famiglie: una miseria. L’impressione è quella di un sito minuto, e non meraviglia la scarsità di abitanti e la dimensione minima delle case. Sorprende invece la collocazione in un luogo basso e non dominante; sembra quasi un segnale di forza e sicurezza che la città volle mandare ai feudatari. Nel 1220 una quota del castrum passò agli Ubaldini (Ugolino d’Albizzo), ma ciò non impedì il proseguimento dell’alleanza con Firenze. Nelle attività preparatorie alla guerra contro Siena si organizzarono milizie a presidio, e così nel 1260 “..ad custodiam Ascianelli…” vennero delegate ottanta persone, più di ogni altra fortificazione della zona. Con il poco spazio che c’era, forse dormivano…accatastati! Scoppiata la guerra Ascianello partecipò in lega con Firenze finché i guelfi furono sconfitti a Montaperti. Le ritorsioni dei ghibellini si abbatterono per tutto il contado dove a farne le maggiori spese fu proprio Ascianello. La conferma che il castello era una sorta di “condominio” è intuibile proprio dalle richieste di rimborso che pervennero dai guelfi una volta tornati al potere. Dal Liber extimationum (1269) risulta ad esempio che un certo Iacobi de Ascianello reclamava la “sextam partem pro indiviso castri Ascianelli” e così via; la parola ripetuta “pro indiviso” testimonia che al castrum si dovevano appoggiare le abitazioni e chi le possedeva aveva dunque una proprietà comune e una privata.

Dopo la distruzione del castello gli ultimi signori Da Ascianello s’inurbarono e nel 1301 il castello era già diroccato; lo lasciò scritto il notaio ser Tano di Ubaldino da Vespignano in transito da quelle parti. Sembra che gli abitanti si fossero trasferiti in Sant’Agata, ma molti finirono sorprendentemente nel lontano castello di Vespignano, zona podere Vignale. In quella fattoria era infatti emigrato e aveva proprietà Sinibaldo di Ottaviano da Ascianello, uno dei signori del diruto castello.

Fabrizio Scheggi
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 21 luglio 2024

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