SCARPERIA E SAN PIERO – Scarperia, in origine Castel di San Barnaba, è una “terra nova” fondata dai Fiorentini agli inizi del Trecento. Fu popolata con persone che avevano in conces­sione delle terre in esenzione fiscale. 

Lo storico Repetti (1833) ci conferma che:

Ottone Visconti, alla II crociata, vinse in duello il saraceno Voluce che aveva per stemma un serpente che divora un uomo e lo prese per sé. Oggi è il simbolo del Comune di Milano, dell’Inter, dall’Alfa Romeo e di Canale 5, che ha sostituito l’uomo in bocca al serpente con un fiore.

… Tale fu l’origine, tali i popoli che concorsero ad abitare il nuovo Castel di San Barnaba, contor­nandolo di muraglie con varie strade parallele ed una piazza centrale con suo pretorio difeso da fossi e steccati. Ma la difesa maggiore la fecero i suoi abitanti e una guarnigione coraggiosa al­lor­ché, nell’estate del 1351, le truppe di Giovanni Visconti arcivescovo di Milano penetrarono da Bo­logna nel Mugello, sicché nel giorno 20 di agosto presentaronsi baldanzose davanti alla Scarpe­ria, castello a quell’ora piccolo, e appena murato da una parte, e solamente avvallato da un fosso in­torno e da uno steccato…. 

Che cos’era successo? Perché l’arcivescovo di Milano invade il Mugello? 

E’ un episodio di un fatto sto­rico più grande, il tentativo dei Visconti di impadronirsi di tutta l’Italia settentrionale. Gio­vanni era spre­giudicato e portò il biscione viscon­teo a Genova e quasi fino a Fi­renze, ma morì il 5 ottobre 1354 e il suo disegno poli­tico fallì. Il 20 agosto 1351 l’aggressivo arcivescovo discese il Giogo e la Futa e quelli di Scarperia se lo tro­varono di fronte a casa. 

Lo storico Matteo Villani ci dice:

 … I nemici furono intorno a Scarperia con tanta mol­titudine di cavalieri e di pedoni che copriano tutto il piano, e avendo da ogni parte circondato il piccolo ca­stello, domandarono la resa a coloro che lo guar­da­vano, dicendo che i Fiorentini non lo potevano soccor­rere, né difendere, e che quando non lo rendes­sono senza contrasto nel breve termine loro assegnato, gli vincerebbono per battaglia e la vita non per­donerebbono ad alcuno…

  Insomma il Visconti chiede la resa alla svelta e minaccia di morte tutti. Però a Scar­peria non si ar­rendono e fanno anche gli spavaldi:                                                

… Gli assediati risposono che volevano tempo a deliberare; e do­mandato quanto termine volevano, gli assediati risposono che con loro onore non ve­deano che potesse essere meno di tre anni, e che dopo detto termine intendeano prima di mo­rire in sui merli piutto­sto che darsi ai nemici … I nemici cominciarono prima ad assalire il castello della Scarperia con grossi ba­dalucchi (= scaramucce). Frattanto i Fiorentini attendevano a munire di mag­gior presidio le rocche di Spagnole, Monte Giovi, il Borgo S. Lorenzo, Pulicciano e altre fortezze del Mugello, onde i ne­mici non potessero muovere passo senza pericolo di venire molestati, confortando quelli della Scarperia 

Le cose si mettono male:

… I soldati dei Visconti con tutte le loro forze si rivolsono alla Scarperia e quella presero a tor­mentare con percosse di grandissimi difizii; talché giorno e notte gettavano nel piccolo castello grossissime pie­tre, le quali rompeano le case di dentro nonché le mura gettavano a terra; sicché agli assediati scrive­vano a Fi­renze che sollecitasse il soccorso promesso. I Fiorentini infatti ave­vano già preso al loro soldo 1800 cava­lieri, e 3500 pedoni de’ buoni masnadieri d’Italia, oltre 200 cavalieri mandati dai Senesi, e 600 ch’erano in cammino da Perugia. I Dieci di Balia avevano or­dinato che quell’esercito marciasse in Mu­gello di fronte ai nemici sopra il Borgo S. Lorenzo in luogo detto San Donnino. Sennonchè i 600 cavalieri che si atten­devano da Perugia furono assaliti per via e sconfitti all’egresso della Val di Chiana, dalle genti comandate da Pier Saccone Tarlati alleato del Visconti; dondechè, arrivata a Firenze la notizia di tal perdita, la Si­gnoria levò la speranza d’inviare il raccolto esercito al soccorso della Scar­peria …  

Non rimane che resistere senza l’aiuto di Firenze:

… l’oste lombarda sull’entrata di ottobre, per non partirsi con vergogna dall’as­sedio di quel ca­stello,  di buon mattino assalì da più parti la Scarpe­ria portando le scale per darvi l’ assalto con gran tempesta di grida. Intanto quelli di dentro coperti e cheti lasciarono che i nemici valicassero il primo fosso ed entras­sero nel secondo, nel quale non c’era acqua, e che accostas­sero molte scale alle mura. Appena dato il se­gno dai comandanti, quelli di dentro sollecitamente cominciarono dalle mura a percuotere sopra i nemici colle pietre, lance e pali, tra­boccando legname addosso degli as­salitori … 

Gli assedianti  scavano sotto le mura e gli assediati studiano un sistema per ren­dere vani …

 … gli effetti di un cammino coperto che i capitani dell’oste con gran costo e con molto studio con­duce­vano sotterra ad oggetto d’impadronirsi del castello … I capitani fiorentini ordinarono di dentro intorno alle mura un fosso profondo della larghezza di braccia 4 1/2 in bocca e braccia 3 in fondo, in guisa che scendeva un braccio e mezzo sotto i fondamenti delle mura castellane, accioc­ché, se queste cadessono, si trovasse l’aiuto del detto fosso a difesa degli assediati. Nel tempo stesso i comandanti della Scarperia provvidono di scavare per rintracciare la cava de’ nemici in­nanzi che questa giungesse alle mura … 

Si avvicina l’inverno, e sempre da Matteo Villani sappiamo che:

   il capitano lombardo radunato un consiglio di guerra, vedendosi venire addosso il verno senza aver vinto il castello… decise di tentare da capo la fortuna, e due giorni appresso, ad un’ora innanzi che si fa­cesse giorno, si diede principio alla battaglia con gli arnesi proprj alla scalata. I difensori, che avevano preso maggiore ardire per gli assalti di già respinti, al segno dato dai loro comandanti con tanto impeto cominciarono a caricare di pietre, di pali aguti e di legname i loro assalitori, che per forza li ributtarono addietro, sicché l’oste dopo lunga fatica e non piccolo flagello di sue genti, senza aver fatto alcun acquisto, suonò a ritirata, con la perdita delle torri e di altri difizii da guerra.

Allora i Milanesi provano con il denaro:

10.000 fiorini erano 35,4 Kg d’oro

 … essendo ai capitani del Biscione mancata la speranza di vincer con la forza la Scarperia, vol­lono tentare un ultimo rimedio con danari e larghi premj. Invitarono i connestabili tedeschi e dissero loro: se a voi desse il cuore di vincere con forza e con ingegno questa Terra,  oltre la paga dop­pia, daremmo a cadauno gran doni. I connestabili e i loro baccellieri, e mossi da presuntuosa va­nagloria e da avarizia risposono che dove eglino fossero sicuri di avere il dono di fiorini 10.000 d’oro, che nella veniente notte darebbero presa la Scarperia. I capitani pro­misero tutto; e appena venuta la mezza notte chetamente i Tedeschi … ar­mati con scale e altri arnesi bel­lici senza alcun lume a quella parte più buja della Terra s’addiriz­zarono. Allora gli asse­diati, silenziosi na­scondendo i loro lumi attesono che le schiere si avvicinassero alle mura e che cominciasse l’assalto … co­loro che si appressavano, percossi all’improvviso dagli assediati, trabocca­rono dalle scale nel fosso uno sopra l’altro, e feriti e magagnati dovettero partire da quell’assalto. Allora l’oste del Biscione, perduta ogni spe­ranza di avere la Scarperia nel dì 16 ottobre si pose in marcia verso Bologna, e ogni soldato ridussesi al di là dell’ Alpe nel terreno degli Ubaldini loro amici… 

Ma l’arcivescovo di Milano non si arrende e fa un secondo tentativo:

… Questa lezione invece di comprimere servì piuttosto ad irritare le furie dell’arcivescovo di Mi­lano … la Repubblica Fiorentina temendo una nuova visita ostile, fece prontamente afforzare il ca­stello di S.Barnaba. Infatti non erano scorsi ancora tre mesi, che l’oste lombarda unita alle genti degli Ubaldini e di altri suoi amici tentò di levarsi l’onta cercando ad ogni modo di prendere la Scarperia. La notte che fu or­dinata cotest’ impresa scesono dall’Alpe nel piano di Mugello 2500 fanti e quattro bandiere di cavalle­ria comandate dagli Ubaldini, delle quali forze, 250 de’ più arditi soldati a dì 17 gennaio del 1352 entra­rono senza esser sentiti nella Scarperia. Quella notte non vi erano dentro il castello che 500 uomini d’arme. In­tanto che quelli di dentro vennero in chiaro che la piazza di Scarperia era piena di nemici, questi gridando alla morte, alla morte, in tanta oscurità si ferirono fra di loro, sicché nel primo assalto, quelli entrati e ammassati in sulla piazza vennero facilmente rotti.

Claudio Mercatali
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 31 luglio 2022

Share.
Leave A Reply

Exit mobile version