La chiesa “vecchia” era sul Poggio di San Martino non lontano dall’attuale Osservatorio astronomico.

Niente sappiamo di questo antico edificio di culto se non il fatto che si trovasse ai margini di una rupe profondissima e pericolosa, in luogo scomodo per il popolo e perennemente esposto agli agenti atmosferici.

Da una Visita Apostolica di fine Cinquecento sappiamo che all’epoca la chiesa di San Martino percepiva un reddito di 15 scudi, era di patronato del popolo e dell’Abbazia di San Godenzo, affidata alle cure spirituali di Ser Antonio da Castagno, rettore e pastore di 133 famiglie che abitavano il borgo e i luoghi più isolati della montagna. La chiesa disponeva del Fonte Battesimale, eretto per necessità del popolo; vi erano tre altari con il Maggiore recante l’immagine della Santa Croce ma ancora sprovvisto del tabernacolo per la custodia del SS. Sacramento. Tutta la fabbrica necessitava di urgente opera di restauro.

I tempi del restauro però dovettero protrarsi a lungo poiché non abbiamo in merito altre note d’Archivio, almeno fino al 1818, quando un analogo documento di Visita  ci informa sulla costruzione di una nuova chiesa, anche se nello stesso documento si denuncia la collocazione sfavorevole del nuovo edificio, costruito in luogo poco adatto, “esposto ad ogni vento e specialmente allo scirocco, per cui anche di fresco ha sofferto danni e molti opinano che questa fabbrica non voglia essere di lunga durata”.

Profezia nefasta e quantomai azzeccata poiché gli storici più prossimi alla nostra epoca, ci informano di un’ulteriore costruzione del luogo di culto nel 1840, anch’esso destinato però a vivere un periodo storico breve, praticamente distrutto dai drammatici eventi della Seconda Guerra Mondiale durante il ripiegamento delle truppe nemiche.

La chiesa dopo la ricostruzione successiva alla Seconda Guerra Mondiale

L’edificio che oggi incontriamo al centro del paese, è dunque quello ricostruito completamente tra il 1946 e il 1947 su fedele disegno della precedente struttura ottocentesca. Gradevole ed elegante l’architettura della facciata realizzata completamente con bozze di pietra dal taglio regolare e preceduta da un bel loggiato a tre arcate cui si accede superando una breve scalinata dai gradini di pietra.

Luciano Guarnieri – S.Martino – Lunetta sopra la porta d’ingresso

Sopra la porta d’ingresso è collocata una lunetta con l’immagine di San Martino, opera del 1958 realizzata dall’artista Luciano Guarnieri con la collaborazione di Antonio Ciccone. Di fianco all’ingresso una targa di marmo a rilievo apposta il 9 settembre 1907  dai paesani, rende omaggio all’opera pittorica del grande Andrea del Castagno. Il campanile ha forma quadrangolare e conserva due campane di antica fattura.

L’interno è ad unica navata e coperto a capriate; appare spazioso e accogliente, tipico per una chiesetta di montagna, sorprendentemente gradevole per il visitatore che vi si addentri per la prima volta. Lo sguardo è immediatamente attratto dalla particolare maestosità trasmessa dalle tre splendide opere pittoriche che impreziosiscono il presbiterio, tutte eseguite dallo stesso autore nella seconda metà del Novecento.

Nel coro infatti, raccolto in una bella arcata a tuttosesto, è lo splendido Crocifisso dipinto da Pietro Annigoni nel 1957-58 e donato alla chiesa in occasione del quinto centenario della morte di Andrea del Castagno (1421?-1457) celebre pittore del Quattrocento fiorentino che proprio nel borgo di Castagno ebbe i natali. Sempre nel presbiterio, sulle pareti e ai lati del crocifisso, due immagini singolari della “Mater Dolorosa” e di un “San Giovanni Evangelista” anche queste dipinte dall’ Annigoni tra il 1966 e il 1968.

Pietro Annigoni-San Giovanni Evangelista- A dx nel presbiterio
Pietro Annigoni – Mater Dolorosa – A sx nel presbiterio

L’Altar Maggiore è completamente realizzato in pietra serena, e dietro a questo si può ammirare un’elegante tabernacolo per il SS. Sacramento chiuso da una porticina d’argento realizzata dal Mancini nel 1964.

Tabernacolo del Santissimo

Nell’aula sono raccolte altre opere pittoriche di pregio.

Accanto all’ingresso, sulla parete di sinistra, è collocato il Fonte Battesimale sormontato da un “Battesimo di Gesù”, opera compiuta nei primi anni cinquanta del Novecento dal pittore La Naja. Dello stesso autore e della stessa epoca è il quadro visibile sulla parete opposta dell’aula raffigurante un “Sant’Antonio che distribuisce il pane ai poveri”.

La Naja – Battesimo di Gesù
La Naja – Sant’Antonio che distribuisce il pane ai poveri

Sempre sulla parete destra della navata, nella cappella in prossimità del presbiterio, è il grande affresco dei “Diseredati che guardano il Crocifisso”. L’ opera  ad affresco è stata realizzata nel 2003 dal pittore Silvestro Pistolesi, uno degli allievi più attivi dell’Annigoni. Il dipinto raffigura un gruppo di umili e semplici fedeli, i più amati e rispettati dal maestro, che volge contemporaneamente lo sguardo verso il Crocifisso posto dietro l’Altar Maggiore. Un’opera di grande intensità emotiva e dai molteplici significati, che il Pistolesi ha voluto offrire come tributo al proprio maestro e che rappresenta al contempo, un omaggio e un senso di devozione verso il  soprannaturale nella figura del Cristo crocifisso.

Cappella dx, Silvestro Pistolesi- Diseredati che guardano il Crocifisso

Le due pareti laterali dell’aula ospitano infine le quattordici immagini della Via Crucis, anche queste realizzate dagli allievi di Pietro Annigoni in omaggio al maestro nel 2008, per ricorrenza del cinquantesimo anniversario della realizzazione del Crocifisso. Le tavole appartengono a Bernardini Fernando, Ciccone Antonio, Cifariello Alfredo, Ducci Giovanna, Falai Luigi,  Pistolesi Silvestro e Stefanelli Romano.

Scheda e foto di Massimo Certini

© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello –  marzo 2019

 

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