PALAZZUOLO SUL SENIO – Una storia familiare di altri tempi, di fatiche quotidiane e di vita grama. La racconta Gianfranco Poli:

Questa foto mi riporta a un luogo caro alle radici della mia famiglia: i Fossati. La famiglia Tronconi, da cui veniva la madre di mia nonna materna, giunse nella valletta della Piana alla fine dell’ ‘800 quando, con quattro figli e molta più miseria, Angelo e Albina decisero di cercare un luogo migliore dei precedenti. Partiti dalle montagne di Firenzuola giunsero a quelle di Campanara e poi cercarono di piantare radici in quel verde angolo di mondo.

Erano ormai adulti fatti e finiti quando le loro famiglie avevano deciso che si sarebbero dovuti sposare. Infatti il padre di lui era il cugino della madre di lei e furono concordi che, per non dividere il patrimonio familiare comprendente ben quattro mucche da latte, sarebbe stato opportuno fare sposare i due. Angelo, figlio di Jacopo Tronconi e Dorotea Benelli, classe 1848 aveva ormai trent’ anni e lei, Albina, figlia di Giuliano e Assunta Meucci, classe 1850 ne aveva pochi di meno. Erano due caratteri aspri e si decise di accoppiarli anche nella speranza che si sarebbero addolciti a vicenda.

La coppia attendeva il quinto figlio avendo avuto, nei dodici anni precedenti tre femmine e un maschio: Minghetta (1878), Giacomino (1881), Annina (1883), e Teresina (1886). Ai Fossati, quindi, nasceranno Sunta (1889) e Tonino (1894). La vita sarà severa con loro, lasciando che la miseria e la povertà segnassero le loro infanzie e rimanesse incombente nella loro memoria per sempre. Privazioni e sacrifici erano all’ordine del giorno: la fame, la miseria, il freddo, la disumana fatica, sopportate con il solo aiuto di quella Fede oggi neanche immaginabile.

Negli anni le cose non migliorarono e nel 1912 Angelo morì per il misterioso “mal del piloro” lasciando ai suoi in eredità la sua miseria. Allo scoppio della prima guerra mondiale Tonino, richiamato alle armi, cercò di disertare ascoltando un lugubre presentimento che gli ululava dentro, ma venne scovato e mandato al fronte dove perse la vita dopo poche settimane appena ventenne il 20 luglio 1915 per ferite riportate dopo la seconda battaglia dell’ Isonzo. Rimase Albina, indurita dalle asperità e ingobbita dai dolori. Se ne andò un giorno di primavera, quando al natura si risveglia e i bucaneve sbucano dalla terra che si va sciogliendo dopo il duro inverno.

Gianfranco Poli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 16 Aprile 2023

Share.
Leave A Reply

Exit mobile version