Bosco ai Frati in una vecchia cartolina -ediz.Guidotti
MUGELLO – La recente notizia della probabile partenza dei frati francescani cappuccini dal convento di San Carlo a Borgo San Lorenzo ha disorientato molti credenti. Qualora l’intenzione venisse confermata l’impronta francescana rimarrebbe solo negli annali di storia. Eppure in Mugello la presenza di questi frati è stata molto significativa con ben quattro conventi. E nelle loro vicissitudini, sull’interpretazione della regola francescana, fra osservanti, conventuali e cappuccini, c’è un richiamo al Mugello per gli interventi di due papi della famiglia de’ Medici, Leone X e Clemente VII, che vissero la loro adolescenza e giovinezza nella villa di Cafaggiolo, partecipando alle celebrazioni religiose nella chiesa del convento di Bosco ai Frati (Gaetano Pieraccini, “La stirpe dei Medici di Cafaggiolo”, Firenze, 1924). Un po’ di storia.
Mugello bigotto? No affatto! Semmai lo si potrebbe definire come un territorio benevolmente ateo con il timor di Dio, appunto con la consonante maiuscola, la D. Tant’è che in molti, anche nella contemporaneità, fior di bestemmiatori e ostentatamente atei, non rinunciano nel giorno del commiato a farsi benedire. Intendiamoci, e ne sono certo, non è questa scaramanzia ma è proprio il timor di Dio, inteso come rispetto per la religione, per un insegnamento di vita. Certo sia pure con i distinguo o le precisazioni del caso: dal credente ma non praticante, al tutto sommato i miei genitori mi battezzarono, dal ho frequentata la parrocchia, al ho ricevuta la prima comunione e mi hanno cresimato, e, in fondo, in chiesa mi sono sposato. Più o meno.
Padre Massimo da Porretta, fondatore della Casa di Riposo San Francesco a San Carlo, con Padre Pio
Partendo con questa premessa, che ne sintetizza lo scenario, è giusto rimarcare come in Mugello la presenza dei frati francescani è stata molto significativa. Nel novero di una manciata di chilometri quadrati, nei secoli, ben quattro conventi, tutt’oggi esistenti anche se con usi e destinazioni diverse, ci ricordano una storia antica e, come dico sovente, definiscono l’identità di un territorio: quello di San Bonaventura al Bosco ai Frati (1209-12, il più antico), quello di San Francesco a Borgo San Lorenzo (di poco successivo), quello di San Carlo a Borgo San Lorenzo (nel 1613), quello con la chiesa di San Giovanni Battista di Sandetole a Dicomano (nel 1713). Frati francescani – osservanti, conventuali, cappuccini e del Terzo ordine regolare – la storia.
La sigla Ordine dei Frati Minori O.F.M. (Ordo Fratrum Minorum) raggruppa, dal 1897, a seguito della Bolla “Felicitate quadam”, di papa Leone XIII (1810-1903), le quattro famiglie – Osservanti, Riformati, Recolletti, Scalzi – in cui erano divisi i frati francescani dell’Osservanza. Proprio a questi era stata riservata la precedenza onorifica quali diretti successori dell’Ordine fondato da San Francesco d’Assisi (1181 [o 1182]-1226). Un riconoscimento, accordato da papa Leone X (1475-1521) e riconfermato, appunto, anche da papa Leone XIII, che li fece prevalere sulle altre tre famiglie interne al composito ordinamento francescano, sui cosiddetti “conventuali”, sui “cappuccini” e su quelli del “terzo ordine regolare”. In principio, la distinzione fra le varie famiglie francescane era causata dallo stile di vita religioso improntato per alcuni su una profonda spiritualità radicata nella povertà, gli “osservanti”, per altri una interpretazione meno rigida della regola, i “conventuali”. Alla morte di San Francesco i contrasti, fra le varie anime interne all’Ordine, si acuirono, fino alla conflittualità.
Nel 1368 il frate Paoluccio Trinci (1309-1391, Beato) ebbe il permesso di riaprire l’eremo di Brogliano (Serravalle di Chienti, Macerata) e di osservare la regola in tutto il suo rigore. L’iniziativa conobbe, in seguito una rapida diffusione ed acquisì la stabilità giuridica ecclesiale definitiva il 13 luglio 1388. La fase di maggior seguito si ebbe con l’ingresso tra gli “osservanti” di grandi personalità francescane come quelle di Bernardino da Siena (1380-1444, Santo), Giovanni da Capestrano (1386-1456, Santo), Giacomo della Marca (1393 [circa]-1476, Santo) e Alberto da Sarteano (1385-1450, Beato). Sotto l’influsso di questi personaggi gli “osservanti”, pur mantenendo uno stile di vita eremitico, si aprirono agli studi e all’apostolato della predicazione.
Così, l’anno 1438, il 22 luglio, Bernardino da Siena venne eletto Vicario Generale degli “osservanti” e scelse come suo assistente Giovanni da Capestrano. Ecco che poi, quest’ultimo, nel 1449, nel Terzo Capitolo Generale dell’Osservanza, svoltosi presso il convento di Bosco ai Frati, venne eletto Vicario Generale. Ma la conflittualità non accennò a placarsi. Quindi, nel 1515, appurata l’impossibilità di mantenere unito l’intero Ordine francescano, il papa Leone X (de’ Medici, Giovanni di Lorenzo il Magnifico – Firenze, 1475 – Roma, 1521) convocò un nuovo Capitolo generale, in Santa Maria in Aracoeli, a Roma, ed il 29 maggio 1517, promulgò la Bolla “Ite vos” o “Bolla separationis”. Da allora, gli “osservanti” poterono eleggere il proprio superiore con il titolo di “Ministro Generale”. Di fatto avvenne la separazione dai “conventuali”. E poiché gli “osservanti” erano più numerosi proprio al loro Ministro Generale venne consegnato il sigillo dell’ordine. Successivamente, ancora un papa de’ Medici, Clemente VII (Giulio figlio naturale, poi legittimato, di Giuliano de’ Medici, il fratello di Lorenzo il Magnifico – Firenze, 1478 – Roma, 1534) con la Bolla “Religionis zelus”, nel 1528, consentì ad alcuni “conventuali” di dar vita ai “frati minori eremiti”, che poi presero la denominazione di “cappuccini”.
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