
E il racconto è interessantissimo anche dal punto di vista lessicale.
Il padrone cominciò dunque a pensare ai marroni. Avendo deciso di raccattarli da sé – di non venderli in pianta o di darli al terzo, come gli avrebbero chiesto – fissò per prima cosa i ricoglitori: un uomo, che lo avrebbe aiutato anche a siminare, e una ragazza, per contentare anche la massaia, una brava ragazza era stata già da lui per garzona. Questo fu di settembre, e col salario, tanto in quattrini e tanto in farina, fu stabilito anche, press’a poco, il giorno che dovevan venire. Intanto, il padrone, co’ suoi figlioli e con l’opre, si mise a preparare il marroneto. …
C’eran qua e là de’ monti di legna, ciocchi, potature, scamolli, e con le bestie e col carro, con ripetuti viaggi, la tirarono a casa… La scaricavano nell’aia, allargandola al sole, chè s’inalidisse, per bruciar meglio poi nell’inverno. Sbrattato così il terreno degl’impedimenti più grossi, presero delle falci e il pennato, presero delle granate di corniolo, e andarono a sterpare.
Perché il castagno, chinando i rami sempre più pesi, i rami dai mille seni sempre più gonfi, diceva al padrone: – Padrone, sbrìgati, metti all’ordine il letto, ch’io mi sento già molto stracco. Sento nei ricci entrar del rosso e svamparmi i marroni. Non li hai visti, già vergati, in mano ai ragazzi che già han cominciato a rodere, prendendomene dalle vette più basse?
Un po’ con la falce, un po’ col pennato, il padrone tosò tutto il suo marroneto. Poi, con le granate di corniolo, spazzò assieme, in tanti mucchi, la tosatura e le diede fuoco… Si vedeva da lontano il fumo uscire in colonne azzurre dalla superficie verde dei castagneti e vanire, senza lasciar traccia, entro l’azzurro del cielo.
Passò ancora qualche giorno, e il padrone tornò al marroneto con zappa e la paluccia. I ricci cominciavano ormai a sbiancare e anche la foglia schiariva in un verde oro il suo verde smeraldo; i rami s’erano avvicinati quant’era in loro alla terra, per consegnarle più dolcemente il loro frutto . Era dunque l’ora di preparare le culle. Perché il marrone, o l’intero riccio, cadendo in costa, ruzzola, se non ha riparo, e andrebbe forse a finir nel fosso, per esser portato via dall’acqua, o fuor di confine, per arricchir di sé chi non curò la pianta materna. A impedir questo, il padrone fece, o rinnovò, per ogni balzo le roste, ossia tante cunette, piccoli valli che arrestavano a tratti a tratti la ripidità della costa, e si sarebbero poi mutati in ricciaie.
Ecco che arrivarono, uno dopo l’altro, i ricoglitori. Prima arrivò l’uomo, e non salì neppure nella sua camera a posare il fagotto, chè, buttato in là il paniere e presa una zappa, volle subito andar nel campo, dove il padrone era già, con diverse opre, attorno alla semina.
Poi arrivò, accolta con festa, la ragazza. Aveva indosso i panni buoni, per la domenica, e nel fagotto, dentro il paniere, quelli da strapazzo, né si cambiò prima d’essere stata anche lei nel campo, a salutare il capo di casa. Un’ora dopo – s’era cambiata e aveva visto, o meglio rivisto, la sua camera, quella medesima dove aveva dormito garzona con una figliola della massaia – era come tutti gli altri al lavoro. Era con la massaia, l’ago in mano e un sacco sulle ginocchia e una massetta di sacchi accanto, e a quello metteva una toppa, a quello faceva un rammendo, a quello ricuciva il legacciolo… Perchè i marroni già cascavano, e un ragazzo, passando per il marroneto, ne aveva già raccolti una tascatella, che sua madre, per contentarlo, gli aveva messo sul fuoco, in un pentolo, e eran le prime ballotte.
Poi arrivò, accolta con festa, la ragazza. Aveva indosso i panni buoni, per la domenica, e nel fagotto, dentro il paniere, quelli da strapazzo, né si cambiò prima d’essere stata anche lei nel campo, a salutare il capo di casa. Un’ora dopo – s’era cambiata e aveva visto, o meglio rivisto, la sua camera, quella medesima dove aveva dormito garzona con una figliola della massaia – era come tutti gli altri al lavoro. Era con la massaia, l’ago in mano e un sacco sulle ginocchia e una massetta di sacchi accanto, e a quello metteva una toppa, a quello faceva un rammendo, a quello ricuciva il legacciolo… Perchè i marroni già cascavano, e un ragazzo, passando per il marroneto, ne aveva già raccolti una tascatella, che sua madre, per contentarlo, gli aveva messo sul fuoco, in un pentolo, e eran le prime ballotte.
Tito Casini