MUGELLO – In un casolare contadino, posto in una ridente località collinare del Mugello , ai primi giorni di ottobre, con un clima ancora tiepido ma umido, Ezechiele e la sua compagna di quasi una vita, Nocciola, al termine di una lunga e faticosa giornata di lavoro nei campi e per i boschi, si sono rifugiati come quasi ogni sera, nella stalla, adiacente al locale della cucina, per godere del caldo tepore, offerto dalle due vacche di razza chianina.

I due coniugi si pongono in mezzo ai corpaccioni delle mucche e si fanno scaldare i loro corpi intirizziti e le loro mani fredde, dal contatto diretto con la pelle dei due animali. Senza alcun orologio, dopo alcuni minuti, durante i quali, il sangue ricomincia a scorrere veloce nelle vene dei due, decidono di tornare nella stanza adibita a cucina, ove Nocciola preparerà la parca cena. Intanto Ezechiele accende il fuoco, nell’enorme e dispersivo camino, posto su un lato della stanza.

Con la legna immagazzinata l’ultima estate, il fuoco divampa nella buia stanza, che ha una sola finestra e una porta chiusa. I ceppi di castagno scoppiettante, insidiano e riempiono la stanza di fumo, ma il calore emanato vince ogni disagio. L’odore acre del fumo sta per congiungersi col profumo della minestra di verdure che Nocciola sta approntando per la cena. Il paioletto di rame viene appeso alla catena su fuoco del camino, mentre la donna, vi mesce gli ingredienti della minestra ed Ezechiele si riposa lungo disteso, sul canapè al lato del camino, con un occhio chiuso ed uno aperto a controllare il fuoco. Le sue narici aspirano profondamente il buon odore della minestra che comincia a bollire. Nocciola mette sul tavolone di quercia , due piatti, due bicchieri e due cucchiai, una caraffa di acqua del pozzo e mezzo litro di vino avanzato dai giorni precedenti. Dimenticavo, il tozzo di pane secco, da inzuppare nel brodo. Dopo la cena, si sale nelle stanze superiori per il meritato riposo in attesa del giorno successivo.

I giorni trascorrono veloci, nonostante le abitudini e si arriva presto alla metà di Gennaio. Ora i campi per le semine possono essere preparati, con la concimazione a letame e pollina, ed il lavoro per Ezechiele e Nocciola è tanto , faticoso ma appagante. Vedere i lavori compiuti, stare con gli animali, scambiare due chiacchiere. Forse poco ma bastevole. Intanto il caminetto comincia ad essere spento. Per scaldarsi e preparare il cibo, oltre alla mucche c’è la stufa economica, rigorosamente a legna, accesa ogni sera, con legna ardente fino a notte inoltrata.

I giorni sono trascorsi, siamo alla fine di Gennaio, ed arriva la sorpresa e la compagnia. Il 29, il 30 ed il 31 di Gennaio sono i giorni della Merla. Infatti una merla femmina anziana, non più fertile, ha preso stazione nella siepe di Bossolo dietro il casolare, dove ha costruito il proprio nido. Non ha avuto la forza di seguire i suoi compagni e le sue simili, nella lunga migrazione verso le coste africane. I monti dell’Atlante algerino che ospitano le colonie dei merli, ora risuonano dei loro schiamazzi e dei loro gorgheggi. Non torneranno in Italia fino a Marzo o Aprile. Per questo la merla è sola e infreddolita è rimasta in Mugello ad aspettare un consorte. Svolazza a destra e a mancina, sugli alberi, sulle siepi, sui prati in cerca di gustosi vermetti da ingollare interi. In uno dei suoi svolazzi , si posa sul tetto del casolare , sulla bocca del camino ormai spento. Dentro la canna fumaria c’è il nero assoluto, la caligine alta più di un centimetro, ricopre l’intera canna fumaria. Sulla cima ci sono alcune buche pontaie, lasciate dal carpentiere che costruì il camino. Anch’esse completamente avvolte nella caligine.La merla sente provenire dall’interno un dolce tepore, reduce di vecchi fuochi accesi da Ezechiele. Allora per lasciare un giorno il freddo nido invernale, posto a nord, esposto a spazzavento, con una brezza gelida che arruffa le penne e procura brividi, decide di entrare nel camino, in una delle buche laterali coperta dalla morbida fuliggine.

È il 29 di Gennaio, sono i giorni più freddi dell’anno, secondo una consuetudine contadina, con il 30 e il 31 del mese. La merla svolazza da una buca all’altra, fa rumore, fa cadere la caligine, ed il suo piumaggio candido diventa nero come la pece Ezechiele e Nocciola per tre giorni godono della compagnia della merla. La caligine cade in casa e sporca, ma Nocciola è felice per un nuovo lavoro di pulizia da fare. La merla si trattiene nella canna fino al 31 gennaio, poi decide di tornare al proprio nido. Ora non è più bianca, ma nera come la notte e passeranno giorni e giorni prima che il piumaggio torni bianco.

E aspetta, aspetta, il ritorno del principe nero, il suo merlo, colui col quale dividere il nido. Finalmente i primi di aprile cominciano ad arrivare i primi merli con le loro merle. Per ora il principe nero, anzianotto, ma non quanto lei, non è arrivato. La merla spolverata ora è grigia, un piumaggio di lusso, bella per il suo merlo. Arrivano altre coppie di merli e merle e tutti si accomodano i loro nidi nelle siepi. In aprile si accoppiano , la femmina depone le prime uova e le Cova. Il maschio procura il cibo producendo decine di viaggi fra il nido e il prato. Il lavoro aumenta col dischiudersi delle uova. Nutrire gli implumi nidiacei è un lavoro che coinvolge entrambi gli uccelli adulti.

Ma la merla è sempre sola, non ha avuto il suo compagno: dopo aver covato e nutrito tanti merlotti, adesso non è più in grado di procreare e i maschi lo sanno. Nessuno più la vuole, la triste e crudele realtà della mamma natura. Si accontenta ancora per tempo di dare compagnia ad Ezechiele e Nocciola. E non è poco. Rende felici altre due anime semplici. Il resto del giorno lo passa nel nido, sola, in attesa di un giorno.

© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 13 febbraio 2024

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