Chiesa San Lorenzo al Peglio – Facciata (foto di Giovanni Marchi)

FIRENZUOLA – Il Peglio è una zona che vanta una frequentazione antichissima. Lo testimonia il ritrovamento di una statuetta votiva raffigurante il dio etrusco Tinia, lo Zeus romano, e di una lamina metallica con iscrizione rinvenuti nel 1728 e in seguito donati dalla famiglia Venuti al museo dell’Accademia di Cortona, dove si trovano ancora oggi.

Chiesa di San Lorenzo al Peglio (Foto di Giovanni Marchi)

È’ probabile che nella zona, situata nei pressi della strada che andava verso Misa, l’odierna Marzabotto, sorgesse un luogo sacro che gli etruschi costruirono, suggestionati dai fuochi alimentati da emissioni di metano, che senza dubbio apparivano prodigiosi ai loro occhi . A partire dal XII secolo è documentato un castello appartenente agli Ubaldini, possesso confermato da Federico II nel 1250.

Chiesa di San Lorenzo al Peglio (Foto di Giovanni Marchi)

In un atto del 1234, rogato al Peglio dal notaio Giovanni, Ubaldino di Ugolino di Albizzone concede a Orlandino e Ottaviano fratelli e figli di Beliotto del Peglio e ai loro uomini e coloni, l’esenzione “ab omnibus datiis et accattis et maltollettis et rebus omnibus iuste vel iniuste” riservando per se, detto Ubaldino, e per i suoi eredi “hostem et cavalcatam et bamnum et ammasciamentum et dismassaiamentum” in cambio di sette staia fiorentine di buon grano, per l’anno corrente, e di quattro staia di grano per ogni anno successivo. (Istoria fiorentina di Marchionne di Coppo Stefani – Monumenti). (In sostanza Ubaldino esenta questi uomini del Peglio da ogni tipo di tassa, riservandosi però il diritto muovere guerra, di emettere bandi e di decidere a chi togliere o non togliere la vita).

Statuetta del dio Tinia, ritrovata al Peglio.

Nel 1350 il castello venne definitivamente conquistato dai fiorentini e demolito. La chiesa di San Lorenzo al Peglio è comunque documentata dal 1276 come suffraganea della pieve di Bordignano, e sorgeva nei pressi dell’altura rocciosa sulla quale si trovava il castello. Nella seconda metà del trecento il popolo del Peglio entrò a far parte del Vicariato di Firenzuola.

La chiesa del Peglio negli anni 40.
Lettera autografa di don Giuseppe Vannini, parroco della chiesa del Peglio.

Si costituì come comunello semi autonomo, con propri ordinamenti e statuti, sotto la giurisdizione del vicario. Nel 1776, un Motu Proprio granducale decretò l’abolizione dei comunelli e pose fine a quella autonomia che esisteva fin dal 1373. Tutta la documentazione rimasta della comunità del Peglio, che va dal 1520 al 1739, è conservata presso l’Archivio di Stato di Firenze. Il 10 aprile del 1472 un abitante del Peglio, tal Rinaldo, viene condannato in contumacia alla forca, dal vicario Pierfilippo Pandolfini, perchè “in brutto modo erasi burlato della sua autorità, assalendo con uno spiedo e vituperando con volgari ingiurie i messi e i famigli del Vicario,i quali avevangli fatto gravamento d’una cavalla, e ripigliandosi a forza la bestia.” (Archivio storico italiano Tomo XI 1893).

Nel 1782 la parrocchia riceve un’assegnazione di 20 scudi, concessi alle chiese curate della diocesi di Firenze dotate di scarse risorse, prelevate dal patrimonio derivato dalla soppressione dell’ordine dei Gesuiti. Nel 1788 venne aggregata al nuovo piviere di San Lorenzo a Pietramala. A partire 1883 la chiesa fu completamente riedificata dal parroco don Ersilio Bittini, su un precedente edificio in cattive condizioni, nel 1924 fu dotata di campanile. Il Casini rammenta comunque due campane appartenenti alla chiesa e datate 1696. Dal dopoguerra inizia lo spopolamento della parrocchia, i cui abitanti si trasferiscono in centri più grandi o in città. Nel 1967 viene provvisoriamente accorpata alla pieve di San Lorenzo a Pietramala, accorpamento che diventa definitivo nel 1985. Una fotografia della situazione sociale del popolo del Peglio nel XIX secolo, ci viene dal censimento del 1841. Gli abitanti sono 163 divisi i 26 famiglie; i maschi sono 82 (57 celibi, 23 sposati e 2 vedovi), le femmine 81 (49 nubili, 23 sposate e 9 vedove). I minori di 10 anni sono 30, mentre gli ultra sessantenni sono 12, nessun ultra settantenne e solo una donna, Elisabetta Sabatini, supera gli ottant’anni. Benchè la maggior parte dei capifamiglia siano piccoli proprietari, la situazione socioeconomica è assai precaria tanto che il parroco, all’epoca don Giuseppe Vannini, annota nel registro le seguenti considerazioni: “La situazione del Peglio è pessima mentre i terreni sono nella massima parte infruttiferi per esser situati in luogo aspro, ed esposto alle ingiurie delle stagioni, e non rendono quasi che nulla; così che il popolo, sebbene nella massima parte sieno agricoltori possidenti, per la scarsità dell’entrate i loro terreni non gli servono altro, che di aggravio in guisa che il popolo del Peglio è uno dei più miserabili della Toscana per non avere industria di sorte veruna per la scarsità dei lavori”. Diciotto persone, in età lavorativa, sono dichiarate indigenti casuali ovvero disoccupati occasionali, probabilmente perchè addetti a lavori stagionali. Lorenzo Galeotti esercita l’attività di mugnaio, quindi è probabile nel territorio della parrocchia vi fosse un mulino. Vi era anche una bottega di fabbro, tenuta da Lorenzo Vannini, e un’osteria gestita da Pietro Vivoli. L’istruzione è assai poco diffusa, sedici persone sanno leggere e scrivere e tre sanno solo leggere. Parroco è, come già detto, don Giuseppe Vannini, nato nel 1801, che inizia il suo ministero, dopo essere stato rettore di Santa Maria a Caburaccia, il primo settembre 1831, succedendo a don Pietro Fioravanti, e lo mantiene perlomeno fino al 1850. Altre informazioni sullo stato della chiesa del Peglio ci vengono da uno scritto del 1850, inviato dal parroco Giuseppe Vannini al delegato del Regio Tribunale di Scarperia, con l’indicazione della congrua, della rendita di un piccolo podere della chiesa e del numero degli abitanti, del quale allego la trascrizione: “In replica alla di lei pregiatissima del 27 corrente sono a significarle, come questa mia chiesa di San Lorenzo di data della mensa arcivescovile di Firenze, con l’annua congrua di lire trecento ottantotto pagabili dalla Cassa del Patrimonio Ecclesiastico,con l’onere di n.° 100 Messe Feriali; come pure possiede un piccolo podere, che al netto produrrà la vendita eguagliata di lire cento venti con una popolazione di anime n.° 190. (con un incremento del 20 % in 10 anni) Approfittomi della circostanza per attestarle la mia debole servitù, mentre rispettosamente mi confermo di v(ostra) S(ignoria) Ill(ustrissi)ma Dalla chiesa del Peglio S. Lorenzo li 24 giugno 1850 Dev(o)t(issi)mo e obb(ligatissi)mo servitore P(adr)e Giuseppe Vannini P(arro)co” Il numero di abitanti era di 210 nel 1551 e di 172 nel 1745; a fine dell’ottocento arrivano a 286.

La facciata della chiesa è intonacata con gli spigoli con bozze a vista, al centro una lunetta con una terracotta raffigurante san Lorenzo. L’interno, assai semplice, è costituito da una navata centrale con pilastri che delimitano due piccole navatelle laterali; nella controfacciata i resti del portale medievale, con al centro un Crocifisso ligneo, e quello che rimane di una finestra forse seicentesca. Nel fondo del presbiterio una finestra, in vetro policromo novecentesco, che raffigura san Lorenzo in vesti sacerdotali con la graticola del martirio in mano. Si notano anche due statue di sant’Antonio da Padova e della Madonna di recente fattura. Nelle vicinanze sorgeva l’antica badia di Santa Maria a Gualdo, che nel 1576 venne annessa alla chiesa del Peglio, ma di questa parleremo un’altra volta. 

Sergio Moncelli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – Febbraio 2023

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