Poggio Colla, luglio 2015, presentazione al pubblico esito ultima campagna di scavo

VICCHIO – La stele di Poggio Colla è uno dei più importanti reperti della civiltà etrusca rinvenuti negli ultimi decenni.

Il ritrovamento è stato fatto proprio nel nostro Mugello, un territorio dell’Etruria settentrionale dove la presenza del popolo etrusco fu certamente consistente; ce lo confermano i numerosi siti già indagati dagli archeologi come Massapaia a Vaglia, Mantigno a Palazzuolo sul Senio, il sito di Monti presso la fortezza di San Martino a San Piero a Sieve, Frascole a Dicomano, Monte Giovi, il Lago degli Idoli sul Falterona ed infine Poggio Colla nel Comune di Vicchio.

Una presenza consistente dunque, che lascia intuire la notevole attività di questo popolo sul nostro territorio. Un’area sicuramente strategica per le attività commerciale ed i traffici che oltre duemila anni fa si svilupparono tra le città tosco-laziali e quelle dell’area oltre appenninica.

Furono proprio gli Etruschi a tracciare un primo schema della rete stradale mugellana, una serie di percorsi che in origine univano Fiesole a Felsina, odierna Bologna, poi ampliati e migliorati dai romani.

Il sito di Poggio Colla era ubicato nel cuore del Mugello, su un’altura a sud est di Vicchio, sul fianco destro della Sieve. Un luogo elevato e in posizione dominante, dal quale era possibile controllare la viabilità principale che univa l’Appennino al bacino dell’Arno e al Casentino.

Probabilmente sulle colline di Vicchio, si collocava un centro di grande importanza politica, sociale e religiosa, forse il maggiore della regione, un insediamento che si sarebbe sviluppato fra l’VIII° ed il II° secolo a.C., caratterizzato dalla presenza di un tempio a dai particolari rituali che vi si svolgevano.

Proprio il periodo di attività così esteso del santuario, lascia supporre che il luogo fosse già centro di culto anche in epoca precedente quella etrusca.

Poggio Colla e l’area circostante di Montesassi era già nota agli storici di fine Ottocento che la indicavano come zona di grande valore storico per l’emergenza di numerosi elementi di interesse archeologico.

In epoca recente la collina è stata oggetto di ripetute campagne di scavo condotte per circa 21  anni (1995-2015) da un Consorzio di Università americane ed europee, che hanno interessato tre zone distinte e fra queste l’acropoli collocata alla sommità del colle, la quale ha rilasciato importanti indicazioni sulla presenza di un tempio e sull’attività votiva rituale che si teneva in questo luogo sacro dedicato alla dea Uni.

Sul pianoro, la presenza di buche di palo scavate nella roccia, lasciano intuire  la presenza iniziale di un villaggio di capanne, andato perduto a causa di un incendio.

Dopo la scomparsa delle capanne, attorno il 500 – 480 a.C. lo stesso luogo avrebbe ospitato un tempio monumentale orientato secondo l’asse nord – sud realizzato con blocchi di pietra e colonne. 

Base di colonna in arenaria VI-V sec. a.C.

Oltre una serie consistente di elementi litici, nel sito sono stati ritrovati molti frammenti di bucchero risalenti al VII secolo, spesso decorati e appartenuti ad oggetti in uso al ceto più elevato. Il tempio fu distrutto attorno il 400 a.C. dopo di che sull’acropoli fu edificata una struttura sacra molto più grande e con orientamento diverso, forse dovuto ad una modifica del culto.

Antefissa a testa umana 500-480 a.C.

Questo edificio sacro fu abbandonato agli inizi del II secolo, probabilmente distrutto dai romani come testimonia il ritrovamento di un tesoretto di cento monete d’argento romane.

Tesoretto di victoriati romani, III-II secolo a.C.

La storia del santuario è contrassegnata da una serie di depositi correlati ai riti di fondazione. Nelle varie ricostruzioni ogni elemento architettonico sembra rimosso dalla posizione originale e poi ricollocato e sepolto in posizione capovolta. A Poggio Colla infatti, era in uso la pratica di capovolgere gli elementi, come per riconsegnarli alla terra. L’esempio più importante di questa pratica è il cosiddetto “Deposito della Fenditura” dove un blocco del podio, intenzionalmente spezzato era posizionato su una fenditura della roccia, per chiudere un’apertura dove probabilmente si svolgevano attività rituali.

Blocco modanato dal Deposito della Fenditura VI-V sec. a.C.

Come detto il tempio era dedicato alla divinità di Uni e la specifica attività dedicata al culto femminile sarebbe dimostrata e rafforzata dal ritrovamento di un frammento di bucchero archeologicamente importantissimo, dove è riprodotta la figura di una donna partoriente. Reperto estremamente raro che risale al 625 – 500 a.C. e costituisce l’immagine più antica di questo tipo ritrovata nell’area del Mediterraneo.

Scena del parto. Frammento di bucchero da Poggio Colla 625-500 a.C.

Finalmente nel luglio del 2015, durante il penultimo giorno della campagna di scavo, è stata ritrovata la stele, un manufatto che si è rivelato subito di grande importanza per le testimonianze scritte della civiltà etrusca.

La pietra riporta alcune iscrizioni che costituiscono un testo fra i più lunghi della lingua etrusca, inferiore per estensione solo al cippo di Tragliatella e alla tegola di Capua.

La stele di Poggio Colla VI sec. a.C.

Si tratta di un monolite  di arenaria gialla alto un metro e 26 centimetri, largo 64 e con spessore di circa 20 centimetri. Una delle due facce appare appena sbozzata, mentre l’altra invece è accuratamente finita e ben levigata, smussata e sagomata nella parte superiore.

La pietra giaceva su di un muro di fondazione di un tempio, utilizzata dunque come materiale di recupero per una nuova costruzione. È noto come nella cultura etrusca, le pietre di un tempio non potessero essere gettate perché ritenute sacre e quindi dovevano essere reimpiegate per una nuova struttura di culto.

La pietra giaceva dunque alla base di un podio insieme ad altre pietre, ma il suo profilo sagomato e arrotondato, avrebbe indotto gli archeologi ad un esame più accurato del manufatto. Dopo una sommaria ripulitura con spray ad acqua, cominciarono a comparire le prime lettere e fu subito chiaro che si trattava di un ritrovamento molto importante. La pietra era stata ritrovata in situ e ciò permetteva una datazione certa della sua collocazione nelle fondamenta, prossima al V secolo a.C.

Certamente non si trattava di una stele funeraria, in quanto priva di immagini e diversa dalle stele funebri  tradizionali, ma presentava solo un testo scritto, simbolo essenziale per un santuario che occupava una zona strategica del territorio, continuamente frequentata da pellegrini e viandanti che entravano ed uscivano dall’Etruria.

Una volta estratta, la pietra è stata affidata agli istituti fiorentini per il restauro, dove è stata eseguita una delicata ripulitura per preservare la fragile tipologia di materiale.

Per lo studio delle epigrafi non sono stati eseguiti calchi o altri sistemi invasivi che avrebbero potuto compromettere l’integrità del manufatto, ma sono state adottate tecniche fotografiche con luce radente e una scansione in tre dimensioni molto accurata.

Stele di Poggio Colla – Ricognizione grafica delle epigrafi

Sono state acquisite circa settanta lettere, componenti almeno quattro iscrizioni, purtroppo molto rovinate, due sulla faccia principale e due sui bordi smussati che forse sono le più antiche.

Il carattere è di tipo cosiddetto “fiesolano,” quindi databile all’ultimo quarto del VI secolo o agli inizi del V.

Le lettere corrono da destra verso sinistra e da sinistra verso destra, in linee alterne secondo una forma definita pseudo bustrofedica, cioè con la scrittura che cambia inclinazione ogni volta che cambia riga e le lettere appaiono capovolte rispetto a quelle della riga precedente.

Il primo testo risulta purtroppo illeggibile a causa del grave deterioramento della pietra. Più chiara e comprensibile invece l’iscrizione sul lato sinistro della stele, che richiama o indica qualche azione o rituale da compiersi in onore di Tinia; il quale abita od è entrato nel santuario di Uni. Da ciò si può desumere che il tempio era dedicato ad Uni, consorte di Tinia la più grande divinità etrusca.

Più oltre è comprensibile un altro riferimento, questa volta numerale ed in una forma conosciuta del verbo essere, che può concedere un’interpretazione intuitiva anche se incerta e cioè: per Tinia nel tempio di Uni devono essere eseguiti due rituali, o devono essere fatti due sacrifici.

La terza iscrizione sul bordo della stele appare anch’essa molto compromessa e quasi indecifrabile, ad eccezione di una parola che potrebbe significare “dono o dedica” e più avanti è leggibile la parola “vivo,” forse riferimento alle vittime da sacrificare, le quali secondo i testi latini, umbri ed etruschi, dovevano giungere vive e sane al luogo del sacrificio.

Stele di Poggio Colla, epigrafe sul bordo destro, particolare

Il resto delle parole appare al momento incomprensibile o non consente alcuna deduzione plausibile.

Purtroppo queste poche note non possono essere esaustive nel comprendere il senso completo e lo scopo della stele, ma lasciano intuire che le iscrizioni, almeno in parte, si riferissero ad alcune prescrizioni rituali da tenersi nel tempio in favore delle divinità celebrate.

Ultima considerazione plausibile ed evidente grazie alla presenza sulla stele dei nomi di Uni e Tinia, lascia supporre che sul finire del VI secolo fosse stato abbandonato il tempio presente sul Monte Giovi dedicato a Tinia, ma che il culto per questa divinità fosse stato traslato e ancora praticato insieme a quello di Uni, nel santuario di Poggio Colla.

Tuttavia, nonostante le oggettive difficoltà e le intuibili incertezze, resta legittimo sperare in uno studio futuro che sappia concedere la completa interpretazione delle epigrafi, mentre appare lodevole e estremamente affascinante il lavoro di tecnici, archeologi e paleografi, che al momento hanno saputo offrirci la conoscenza di un frammento ignoto della nostra storia più antica, con l’appagante emozione visiva dei molti reperti ritrovati ed esposti a Dicomano, nelle sale del Museo Archeologico Comprensoriale del Mugello.

Massimo Certini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – dicembre 2023

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