I ragazzi della IV classe del liceo scientifico all’Istituto Giotto Ulivi insieme alla professoressa Sabina Mazzoldi hanno immaginato cosa potrebbero trovare i ragazzi sulla luna nel 2021.
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Diego Tassini: Il dono del mio alter ego
Qualche sera fa, stremato dopo una lunga e pesante giornata di studio e con il morale a pezzi anche – e soprattutto – a causa di questo periodo così strano, mi presi finalmente il meritato riposo e me ne andai immediatamente a dormire. Una volta coricatomi e addormentatomi, iniziai a sognare: nel sonno mi sentivo molto più leggero del solito, tanto da avere la sensazione di fluttuare nell’aria, e poco alla volta incominciai ad adattarmi alla mia nuova forma. Poco dopo, come se guidato da qualcosa a me sconosciuto, iniziai a salire sempre di più verso l’alto involontariamente e contrariamente a quanto volessi fare, dato che l’altezza da terra a cui ormai mi trovavo mi faceva temere di cadere; oltre ad essere diventato più leggero, percepivo di avere l’aspetto di un’anima e, una volta oltrepassato il soffitto di casa mia, vedevo le cose rimpicciolirsi sempre di più. Continuando a salire, notai che mi stavo avvicinando a una figura sferica e bianca molto luminosa, che non riuscivo ad osservare per bene in quanto brillava di una luce troppo folgorante; mi resi conto soltanto dopo, in prossimità di essa, che si trattava della Luna. Una volta atterrato sul suolo di essa, mi sentivo strano e poco a mio agio, dato che non capivo perché mi trovassi lì. Non sapendo cosa fare e notando nei dintorni nient’altro che bianche lande desolate, mi decisi ad andare in avanscoperta alla ricerca di qualcosa o di qualcuno a cui chiedere informazioni. In base a quanto mi ricordo, dopo un po’ che avevo iniziato a camminare, mi ritrovai nei pressi di un piccolo boschetto di alberi, vicino al quale scorreva un fiumiciattolo nel bel mezzo di un piccolo prato, che trasmetteva un’immagine molto rasserenante e confortante, a tal punto che decisi di fermarmi momentaneamente in quel luogo, per rilassarmi. Poco dopo, mentre mi stavo riposando, ecco che sentii dei passi alle mie spalle e mi apparve improvvisamente una figura umana che camminava verso di me. Inizialmente non avevo la minima idea di chi fosse, ma successivamente costei si fermò esattamente di fronte a me ed in quel momento riuscii a notare che tale figura mi assomigliava moltissimo: aveva la mia stessa corporatura, i miei stessi dettagli fisici e il mio stesso modo di atteggiarsi. Dopo un po’, finalmente, mi rivolse la parola ed iniziò a presentarsi: disse di essere il mio alter ego che viveva sulla Luna; era stato lui a chiamarmi e a portarmi lì, perché voleva parlare con me. Io in quel momento ero ancora più stranito di prima, perché mi sembrava tutto irreale, ma decisi di ascoltarlo anche perché non sapevo veramente che fare. Iniziò dunque a spiegarmi che in quel momento ci trovavamo nella mia parte della Luna e che qualsiasi tipo di cosa, che fosse un oggetto o una facoltà spirituale, che io perdevo sulla terra, veniva trasportato in quel luogo a me riservato. Dopo che mi ebbe spiegato tutto ciò, mi accompagnò nel boschetto vicino al luogo in cui mi ero fermato a riposarmi e, mentre camminavo, notai numerosi oggetti, ai lati della strada, che avevo perso di recente e di cui mi ricordavo facilmente, ma anche molte cose delle quali non avevo nessun ricordo. La cosa che mi stupì maggiormente però furono tante scatole che il mio alter ego mi fece vedere alla fine del sentiero nel boschetto. Quando gli chiesi cosa fossero, mi rispose che contenevano tutte le facoltà spirituali che avevo perso nel tempo e che più grandi erano le scatole, più erano capienti. La mia guida – a questo punto mi sento di chiamarla così – mi disse di soffermare lo sguardo su una determinata scatola che conteneva, come era scritto sull’etichetta, la mia spensieratezza. A questo punto iniziò a spiegare: mi disse che nella situazione difficile in cui stiamo vivendo, noi ragazzi abbiamo perso la spensieratezza che è a noi connaturata, che tutto ciò ci ha resi spenti. Il mio alter ego, essendosene accorto, aveva deciso di convocarmi per ridarmene un po’. Io allora, d’accordo con le parole della mia guida, decisi di accettare l’offerta: un po’ di spensieratezza può cambiare il colore delle giornate, alleggerire i problemi… In questo periodo mi può fare davvero comodo!
Una volta che mi fu consegnata una piccola scatolina con un po’ di spensieratezza al suo interno, ringraziai la mia guida per avermi convocato ed aiutato. Sulla via del ritorno però, proprio mentre scendevo verso la Terra, ormai capace di regolare la mia nuova modalità di movimento e tutto contento del dono ricevuto, quello che forse era il suono improvviso della sveglia mi destò…
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Gabriele Alessio Palmerino: Sulla luna a bordo di un rover
Fu un viaggio lungo e stancante, ma finalmente raggiunsi la luna, atterrai sulla superficie lunare e davanti a me vidi vaste zone pianeggianti ed enormi crateri molto profondi.
La prima cosa che feci fu guardare la Terra, che dalla luna sembrava un punto nello spazio; il mio compito sulla luna era quello di recuperare ciò che abbiamo perso sulla Terra e che è finito lì, ma io ancora non avevo capito bene che cosa dovessi ritrovare…
Davanti a me non c’era assolutamente nulla, solo rocce lunari; decisi, quindi, di sportarmi con il mio rover lunare, un piccolo veicolo che poteva attraversare qualsiasi tipo di superficie, alimentato a batteria ricaricabile con un’ottima tecnologia per assistermi nel viaggio. Al momento mi trovavo nella parte illuminata della luna, dove si trova il campo base, e le temperature non erano così basse. Il problema si presentò quando dovetti addentrarmi nella parte buia della luna: le temperature si abbassarono fino ad arrivare a 50 gradi sotto lo zero, il mio rover cominciò a congelarsi ed io insieme a lui. Fortunatamente il mezzo era dotato di un sistema di riscaldamento, il quale mi permise di proseguire il viaggio. Continuai a viaggiare in cerca di qualcosa per ore con scarsi risultati. Allora, considerato che la batteria nel rover era quasi scarica, decisi di tornare al campo base e riprendere il giorno successivo.
Tornato al campo base, pensai tutta la notte a cosa avesse perso il genere umano di così importante in questo ultimo periodo; vista l’ora tarda, però, decisi di riposarmi per riprendere al più presto il viaggio il mattino seguente. Appena mi addormentai, in sogno mi apparve una figura luminosa della quale non riuscivo a riconoscere il volto a causa della forte luce che emanava. Senza dire una parola mi prese per mano e mi mostrò un enorme cratere situato al centro della luna, dove erano conservate tutte le cose che l’essere umano ha perduto nel tempo.
Mi risvegliai di soprassalto ed era già mattina; così decisi di partire subito alla ricerca di questo enorme cratere; montai sul rover, che si era ricaricato durante la notte, e partii immediatamente.
Passate un paio d’ore, giunsi al centro della luna e davanti a me c’era l’enorme cratere nel cui centro si trovava un’hydria, un vaso greco, che contiene la felicità: tutti i legami umani che si sono formati sulla Terra sono dentro questo vaso, mentre sulla Terra non c’è più questo sentimento umano che ci ha sempre tenuti legati. Le persone sulla Terra a causa di un virus sono costrette a rispettare un distanziamento sociale le une dalle altre, e questo le ha portate a perdere quel senso di umanità e quella felicità incondizionata di relazionarsi senza alcun tipo di timore con
altre persone.
Dal grande vaso straripava un fluido luminoso, di un colore verde speranza: la felicità che si prova stando con gli amici e le persone a cui vogliamo bene, quando si esce o si va a cena fuori da qualche parte… Non potevo sopportare la vista del vaso e così decisi di rovesciarlo: notai che il fluido lentamente tornava sulla Terra verso le persone… Non so quanto tempo ci vorrà perché tutto torni come prima, però sono sicuro che torneremo a essere felici.
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – aprile 2021