Santa Maria a Marcoiano

SCARPERIA E SAN PIERO – Marcoiano è una graziosa località pedemontana posta a nord di Galliano (qui un articolo sulla sua ‘Festa popolare’), raggiungibile percorrendo la comunale che segue in riva sinistra il torrente Tavaiano attraverso uno scenario naturale ancora integro, ricco di boschi e zone coltivate. Fino al 1309, e prima che Firenze rendesse percorribile la nuova strada del Giogo di Scarperia, la zona di Marcoiano appariva come importante riferimento per quella viabilità essenziale che attraverso il valico dell’Osteria Bruciata consentiva il collegamento e l’accesso alla regione romagnola.

Ricordata per la prima volta in documenti del 1091 la località era compresa nella consorteria dei Cadolingi e degli Alberti di Prato, i signori che in antico controllavano questa parte dell’Appennino occidentale, esercitando diritti di proprietà su tutta l’area di Monte di Fò e sulla più estesa Contea dello Stale.

Ruderi di Poggio

Resti consistenti di antichi fabbricati e gli avanzi della rocca appartenuta ai Cadolingi restano visibili oltre il borgo in una località più elevata denominata Il Poggio. All’inizio del Trecento questo fortilizio sarebbe passato fra le proprietà degli Ubaldini che controllarono tutta l’area appenninica fino all’avvento della Repubblica Fiorentina. Il progetto di conquista esteso all’intero territorio settentrionale della periferia cittadina, prevedeva l’eliminazione di tutte le strutture ostili alla Signoria e nel 1352 anche la rocca di Marcoiano, insieme a quelle di Galliano e Latera, fu atterrata dai fiorentini.

Per qualche tempo ancora gli Ubaldini mantennero diritti su queste terre, mentre le costruzioni superstiti di Poggio proseguirono nel loro antico ruolo di semplici dimore e case poderali, regolarmente registrate nelle stime catastali dei secoli successivi e in qualche caso ancora abitate all’inizio del Novecento. Per il conforto spirituale di un popolo esteso su un territorio di oltre dieci miglia, dal XIII secolo erano attive le due rettorie di Santa Maria a Marcoiano e San Benedetto a Mezzalla, entrambe citate nei decimari del 1276 e 1303 come suffraganee della pieve di Sant’Agata.

Fin dall’inizio i due luoghi di culto ebbero il patronato degli Ubaldini da Gagliano che l’avrebbero mantenuto ancora a lungo attraverso altre generazioni della loro casata. Dal 1350 le due rettorie risultavano unite, con il popolo di San Benedetto aggregato a quello di Santa Maria solo nel 1385.

Facciata della Cappella della Compagnia

Sul finire del XV secolo o nei primi anni di quello successivo, deve essersi costituita in Santa Maria la Compagnia della SS. Vergine, della quale resta ancora la cappella edificata sul fianco destro della chiesa.

Madonna in trono col Bambino tra i Santi Macario e Antonio abate – Cerchia di Mariotto Albertinelli, inizi XVI sec.

Sopra l’altare di questo piccolo luogo di culto, nelle prime decadi del XVI secolo c’era una splendida tavola di scuola fiorentina raffigurante la Vergine in trono col Bambino tra i Santi Macario e Antonio Abate. L’opera realizzata a tempera e ora conservata nel Museo d’arte sacra Beato Angelico di Vicchio è stata recentemente attribuita dagli studiosi ad un pittore fiorentino della cerchia di Mariotto Albertinelli che qui sembra esprimersi secondo i canoni di un chiaro messaggio devozionale.

Il drammatico terremoto del 1542 determinò il definitivo crollo della già cadente chiesa di San Benedetto a Mezzalla, probabilmente ricostruita in epoca successiva e ancora citata in vari documenti settecenteschi. Nel 1568 alla chiesa di Santa Maria fu annesso il vicino oratorio di Ponte all’Olmo, da tempo immemorabile luogo di sosta e di preghiera per i pellegrini che vi transitavano dalla piana fiorentina verso il nord del paese. Nel 1748 il patronato apparteneva al Granduca di Toscana e a fianco della chiesa operava ancora la Compagnia della SS. Vergine Maria sostituita da un sodalizio analogo intitolato alla Madonna del Carmine. Al tempo si conservavano in chiesa le reliquie dei Santi Gervasio e Protasio Martiri contitolari, venerati e celebrati solennemente ogni anno con la festa del 19 giugno.

La chiesa fu ampliata e restaurata nel 1941 anche se gli effetti della Seconda Guerra Mondiale procurarono gravi danni alle strutture, ripristinate e consolidate negli anni immediatamente successivi quelli del conflitto. I lavori proseguirono anche nei primi anni cinquanta del Novecento conferendo gradualmente all’edificio le forme e l’aspetto che tutt’ora lo caratterizzano. L’abbandono della montagna avvenuto nella seconda metà del secolo scorso, avrebbe reso vani i ruoli e le finalità spirituali della parrocchia, soppressa nel 1986 e unita alla pieve di San Bartolomeo a Galliano. Nell’edificio che vediamo oggi si riconoscono dunque parti dei caratteri e degli interventi apportati con il restauro del 1941.

Lunetta della facciata 1941

La facciata è a capanna con paramento a vista di bozze irregolari, preceduta da cinque gradini di pietra che salgono ad un bel portale in bugnato. Sopra l’architrave, una lunetta centinata ospita l’immagine in terracotta della Madonna col Bambino raccolta da uno stuolo di cherubini. Sull’architrave è incisa l’epigrafe in latino che richiama al rispetto del luogo di culto quale casa di Dio e porta del Cielo.

La bifora in facciata

Ancora sopra la lunetta si apre una piccola bifora con colonnina a stampella. Sul lato destro della chiesa si appoggia il piccolo ambiente della Compagnia, anch’essa con paramento a vista e portale architravato sovrastato da una lunetta recante il simbolo di San Bernardino.

Il campanile a torre

Sul fianco sinistro, nell’angolo posteriore del complesso, si colloca invece il campanile a pianta quadrata, anch’esso in conci di arenaria e concluso alla sommità da una merlatura guelfa. Delle tre campane che vi alloggiano, due portano date molto antiche, fuse rispettivamente nel 1385 e 1585.

Lapide sul campanile in ricordo dei caduti nei due conflitti mondiali

Alla base della torre campanaria una lapide di pietra ricorda i caduti di Marcoiano nei due conflitti mondiali.

Lapide in ricordo dell’opera di Don Antonio Nerini, sec. XIX

Ancora a fianco del campanile restano alcune lapidi che testimoniano la riconoscenza e l’affetto del popolo verso i sacerdoti che in varie epoche ebbero in cura la parrocchia e tra questi si ricordano Don Leto Casini (1932-1937), Don Costante Bianchi (1958-1986), e Don Antonio di Giovanni Nerini parroco nell’Ottocento, “per incorrotti costumi commendevole” che in tempo di carestia “alienò i privati suoi fondi” a parrocchiani bisognosi e per questo ricordato come “padre dei poveri.”

Santa Maria a Marcoiano – Interno – Foto Magnolfi Simone

L’interno della chiesa appare lineare, molto semplice nella sua pianta rettangolare che offre un senso essenziale di sacralità, con il presbiterio rialzato di due gradini e delimitato da una grande arcata a tutto sesto. Sulle pareti della navata, in prossimità del presbiterio, si aprono due nicchie centinate poco profonde che ospitano rispettivamente un tabernacolo per gli Oli Santi ed il Fonte Battesimale in marmo sorretto da una colonnetta di pietra. L’Altar Maggiore in pietra ricostruito secondo le indicazioni suggerite dalla riforma conciliare è sorretto da quattro piccole colonne poggianti su di un basamento dello stesso materiale. Nel presbiterio erano in passato due altari laterali rimossi per le stesse ragioni di adeguamento conciliare. Attualmente la chiesa è oggetto di un accurato restauro teso al ripristino dell’integrità statica compromessa dall’ultimo terremoto del 2019 così da poter restituire al Mugello e al popolo di Marcoiano uno dei frammenti più belli e suggestivi della sua storia.

Massimo Certini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 13 dicembre 2024

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