Il convegno, rivolto principalmente alla comunità scientifica e tecnica, è risultato di estrema attualità, in considerazione del perdurare della crisi sismica che sta interessando il Mugello con l’evento di magnitudo 4.5 registrato il 09.12.2019, per la quale è stato dichiarato lo stato di emergenza regionale. Per inciso, durante il convegno, si è verificata una scossa di ML = 3.0 con epicentro 5 km ad E di Barberino del Mugello, che ha fatto vibrare lo schermo di proiezione.
Dopo i saluti istituzionali, ha introdotto il mugellano dott. Giacomo Corti ricercatore di IGG-CNR Firenze. Gli autorevoli contributi, primo fra tutti quello del prof. Carlo Doglioni, presidente dell’INGV, hanno esposto le conoscenze attuali sull’evoluzione geologica dell’Appennino Settentrionale, inquadrata nell’ambito delle catene perimediterranee e dell’interazione tra la placca africana e la placca europea, sull’evoluzione plio-quaternaria del bacino del Mugello, con la formazione di ambienti lacustri, fluvio-lacustri e fluviali, i cui depositi mostrano evidenze morfologiche e stratigrafiche del sollevamento recente della catena e contengono localmente strutture sedimentarie riconducibili a deformazioni sismiche originate da terremoti passati. Il prof. Doglioni ha illustrato la pericolosità sismica in Italia, evidenziando i principali meccanismi focali dei terremoti italiani riconducibili a fagliazione estensionale, legata alla gravità, come nel caso dei recenti terremoti dell’Italia Centrale, quelli storici e quello attuale del Mugello, e a fagliazione compressionale, legata alla forza elastica, come nel caso dei terremoti del Friuli del 1976 e dell’Emilia del 2012.
Il presidente dell’INGV ha evidenziato come gli eventi sismici si generino all’interno della porzione superiore della crosta terrestre a comportamento fragile, mentre all’interno della porzione inferiore, a comportamento visco-plastico, dovuto alla maggiore temperatura presente, le deformazioni non diano luogo a rotture, riportando poi una correlazione diretta tra lo spessore della crosta fragile e la magnitudo dei terremoti. Doglioni ha riferito che una sequenza sismica originata da meccanismi estensionali ha uno sviluppo temporale maggiore rispetto a quella originata da meccanismi compressionali, in quanto favorita dalla gravità. Nel suo intervento il presidente INGV ha mostrato una sezione trasversale attraverso il bacino del Mugello con evidenziate le principali strutture sismogenetiche (cioè in grado di generare terremoti) rappresentate a sud dal sistema di faglie della Sieve, immergenti verso NE, e a nord dal sistema di faglie di Ronta, antitetico rispetto al precedente, immergenti verso SW, al quale sono collegati gli ipocentri dei terremoti dell’attuale sequenza sismica.
Gli interventi successivi hanno illustrato i terremoti storici che hanno interessato l’Appennino Settentrionale, la sequenza sismica del 1916-1920 (1916 Rimini, 1917 Valtiberina, 1918 Santa Sofia, 1919 Mugello, 1920 Garfagnana e Lunigiana), il terremoto del 29 giugno 1919 del Mugello, le strutture sismogenetiche e le faglie capaci (cioè in grado di determinare rotture in superficie) e attive in Mugello e aree limitrofe, con particolare riferimento ai recenti studi a supporto della microzonazione sismica mediante rilievi in campagna e mediante specifiche indagini geofisiche sul sistema delle faglie di Ronta, la nuova rete di monitoraggio per lo studio della sismicità attuale in Mugello. Questa nuova rete di monitoraggio, la cui installazione è stata completata a luglio di quest’anno, consentirà, in particolare, il miglioramento della localizzazione dei terremoti e la conseguente individuazione delle strutture attive.
Con riferimento alla sequenza sismica attuale, i dati acquisiti hanno già consentito di individuare la distribuzione degli ipocentri in corrispondenza di una faglia normale immergente verso SW, riferibile al sistema di faglie di Ronta. Le registrazioni effettuate hanno consentito, inoltre, di verificare fenomeni di amplificazione del segnale sia nel sito di Barberino di Mugello, maggiormente colpito, sia in siti distanti dalla zona epicentrale (Val di Bisenzio), ma con caratteristiche topografiche e sismostratigrafiche sfavorevoli, confermando, ancora una volta, la fondamentale importanza della conoscenza degli effetti locali per la definizione di una corretta azione sismica finalizzata alla progettazione strutturale.
Il convegno è terminato con le considerazioni conclusive del Direttore dell’IGG-CNR, del Direttore del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Firenze, del Presidente dell’Ordine dei Geologi della Toscana e del Presidente della Società Geologica Italiana, che hanno convenuto sulla fondamentale importanza della ricerca, della collaborazione e della condivisione dei dati tra i vari soggetti del mondo accademico, delle professioni tecniche, delle istituzioni e della cittadinanza, rimarcando che la conoscenza è la prima difesa dai fenomeni naturali legati al rischio idrogeologico, sismico e vulcanico, in un paese vulnerabile come il nostro, nel quale dovrebbe essere riservata una maggiore attenzione alle Scienze della Terra, che invece, inspiegabilmente, sono praticamente scomparse dai programmi scolastici.
Luigi Paoli
geologo
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 16 dicembre 2019