
FIRENZUOLA – Vi si accede da un caratteristico ponte sospeso sul fiume Santerno; appena lo si è attraversato ci si trova davanti a una grande costruzione in pietra e pare quasi di tornare indietro nel tempo. E’ stato uno degli ultimi mulini del territorio di Firenzuola a cessare l’attività.
L’epoca della costruzione può essere fatta risalire dopo il 1808; non compare nell’elenco dei mulini soggetti a tassazione riportato nel fondo “Camera delle comunità e luoghi pii“, redatto tra il 1800 e il 1808 e conservato all’archivio di stato di Firenze,e nemmeno negli elenchi precedenti. Appare per la prima volta nelle mappe del catasto toscano del 1834, indicato come mulino di Valtellere e posto nel popolo dei Santi Domenico e Giustino a San Pellegrino.
Nel censimento del 1841 è segnalata, in detto popolo, una sola famiglia di mugnai: Nonni Luigi, con sua moglie Giovanna e la figlia Luisa; potrebbero essere stati, anche se non abbiamo certezza i conduttori del mulino di Valtellere.
La molitura veniva effettuata nella parte inferiore del fabbricato mentre la superiore era adibita a abitazione. E’ un mulino ad acqua; l’acqua penetrava da una presa posta a monte sul fiume Santerno, scorrendo in una gora regolata da chiuse che servivano per aumentare, diminuire o interrompere il flusso, il liquido arrivava nel cuore del mulino passando sottoterra nell’ultimo tratto.
Qui trovava due meccanismi chiamati ritrecine che davano movimento alle due macine. Uno, ben conservato, è in legno, l’altro sostituito in tempi relativamente recenti è in ferro. Nel mulino si conserva, in buone condizioni, anche una macchina svecciatrice dei Fratelli Ballarini, risalente a prima degli anni 50.
Serviva a separare i semi di grano da quelli di altre piante. Purtroppo la piena del Santerno di alcuni anni fa ha causato danni non indifferenti alle attrezzature del mulino. In particolare ha riempito, con fango e detriti, ,le gore che portavano l’acqua ai meccanismi della molitura. Dato che con degli interventi di ripulitura e con alcune opere di restauro sarebbe probabilmente in grado di funzionare, perché non provare a rimetterlo in moto e usarlo perlomeno come mulino didattico, un luogo per far vedere come si svolgevano le pratiche per la macinatura dei cereali”
Sergio Moncelli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 21 novembre 2021
1 commento
Sarebbe una bella iniziativa coinvolgere gvolontari e istituzioni e arriva al restauro.é visitabile ?