BORGO SAN LORENZO – È un’arte rara, particolare, quella della tassidermia, che in molti confondono con l’imbalsamazione o l’impagliatura. Ma in realtà si tratta di un processo particolare che richiede uno studio sia delle tecniche che dell’anatomia. Come ci spiega Piergiorgio Bani, artigiano-artista di Piazzano, che di questa passione ha fatto un lavoro di successo, che lo ha portato ad essere presente in alcuni dei più famosi musei del mondo, a lavorare in film e serie tv ed a girare il mondo.
Raccontaci la tua storia. La mia storia con la tassidermia comincia all’età di ventitré anni, quando mi sono appassionato a questa pratica. Ho iniziato a lavorare come contadino, poi sono passato all’artigianato e ho lavorato come fabbro a Firenze. Poi sono tornato a Borgo San Lorenzo, chiamato da una ditta che però fallì. E da hobby, la tassidermia è diventata il mio lavoro. Erano gli anni ’70 ed io avevo già due figli.
Ma cos’è la tassidermia? Prima veniva chiamata imbalsamazione, ma in realtà si tratta di due cose diverse. Imbalsamare significa lasciare le cose come sono, grazie ad un balsamo che blocca la decomposizione degli organi. La tassidermia, invece, prende la pelle che viene conciata per poi rivestire un manichino anatomicamente preciso all’animale.
È un lavoro poco diffuso. Sì, non è diffuso, ma è importante per la museologia. Anche se c’è stato un periodo in cui le persone amavano avere un “ricordo” di animali che hanno ucciso cacciando o che hanno trovato per caso. La conservazione ci permette di poter osservare nel tempo come sono fatti gli animali.
Il Mugello è ricco di fauna… Esatto, infatti col professor Bassani ed altri docenti del Giotto Ulivi abbiamo realizzato un bellissimo museo naturalistico, visitabile sia dalle scuole che dai privati. E sono molto dispiaciuto quando ho scoperto che in molti non lo conoscevano.
Non solo tassidermia, lei scolpisce anche… Sì, questo è venuto un po’ dopo. Si può dire che “la passione del fare l’interno mi ha portato a fare anche l’esterno”; in pratica ho cercato di ricreare gli animali il più realisticamente possibile ma con altri materiali.
Ha esposto in tanti luoghi importanti, come nelle sfilate e nell’atelier dello stilista Ricci o in telefilm come Montalbano… Sì, con Ricci abbiamo lavorato molto insieme, avevo due grandi aquile che dovevano andare ad adornare la sua prossima sfilata a Luxor, ma è stata rimandata a causa della guerra. Poi ho lavorato per la serie Rai di Montalbano, per la quale ho realizzato un cavallo; ora sto preparando un cervo ed un cinghiale per il film “I fiori sopra l’inferno” di Carlo Carlei, le cui riprese sono ora in corso nell’Italia del Nord.
Lei ha girato il mondo: dall’America alla Cina fino alla Mongolia. Cosa l’ha portata a viaggiare così tanto e così lontano? Conoscere il nostro pianeta è una delle cose a cui ambivo ma non speravo di riuscirvi. E invece grazie a questo lavoro ho potuto realizzare il mio desiderio. Dopo aver lavorato per molti musei si era sparsa la voce del mio “talento” e per questo sono stato chiamato ad insegnare in Cina, ho lavorato per il museo della Mongolia; e chiamato dal museo di Milano per ricreare l’ambiente dove collocare un’alce che al museo era stata donata, mi sono recato in Canada; e lo stesso ho fatto andando in Africa. Sono state esperienze meravigliose sia dal punto di vista geografico che umano, in particolar modo in Mongolia dove ho lasciato un pezzo del mio cuore. Visitare il nostro bellissimo pianeta nelle parti più selvagge, che ancora esistono, è stata la mia più grande esperienza.
Lavori più particolari che le hanno chiesto? Dodici elefanti a grandezza naturale, tigri, scimmie, King Kong…negli anni ’80 per Gardaland. Ho lavorato anche per Cattelan. Tutti i miei lavori e tutti i miei incontri sono stati importanti, fa riflettere che adesso sono persone e luoghi famosi ed ai tempi non lo erano.
Come mai, con tutto il suo successo, ha scelto di rimanere in Mugello? In che senso? Io qui sono nato, ci ho giocato da bambino, lavorato nei campi…questo è già un motivo. Poi ho vissuto per tre anni in città ma non mi è piaciuto. Per me chi vive lì è recluso, vive senza natura, ed a me non interessa. Quindi non ho mai cercato di andare dove la natura non c’è. E poi il Mugello è molto bello.
Irene De Vito
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 10 Aprile 2022