Partendo dallo straordinario ritrovamento di un nucleo di costumi e gioielli di scena risalenti alla prima assoluta della Turandot di Puccini e provenienti dal guardaroba privato del grande soprano pratese Iva Pacetti, l’esposizione poi cerca di ricostruire le vicende che hanno portato il grande compositore toscano Giacomo Puccini a scegliere il genio scenografico di Galileo Chini per la realizzazione dell’allestimento e delle scenografie per la Turandot, andata in scena per la prima volta al Teatro alla Scala il 25 aprile 1926, diretta da Artur o Toscanini.
Co-organizzatore della mostra è il Sistema Museale dell’Ateneo fiorentino nel cui Museo di Antropologia e Etnologia è conservata una collezione di oltre 600 cimeli orientali riportati da Galileo Chini – grande interprete del Liberty italiano – al rientro dal suo viaggio in Siam nel 1913 e da lui personalmente donati nel 1950 al Museo fiorentino.
L’esposizione si snoda su oltre 1.000 mq, con un percorso suddiviso in tre sezioni che dalla Sala dei Tessuti Antichi al piano terra – con oltre 120 oggetti provenienti dalla Collezione Chini del Museo di Antropologia e Etnologia – giunge fino ai grandi spazi al piano primo ove trovano collocazione i costumi dell’opera e numerosi altri oggetti come bozzetti originali, disegni, manifesti.
A.P.
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 1 maggio 2021