PALAZZUOLO SUL SENIO – Oggi parliamo dell’oratorio di Sant’Anna a Ca’ di Vestro. Si trova nel territorio della parrocchia di Casetta di Tiara la quale benché in territorio di Palazzuolo sul Senio è aggregata al piviere di Camaggiore dal 1786 e tuttora fa parte del vicariato di Firenzuola. Era uno dei luoghi più remoti della diocesi di Firenze; qui fu inviato, a scopo punitivo, don Ferdinando Benelli (articolo qui), quando fu sollevato dalla carica di professore presso il seminario di Firenzuola. Il poeta di Rapezzo, Giovanni Giuliani compose per l’occasione un sonetto assai caustico:

Mi rallegro con voi, signor maestro
Che non soltanto v’hanno fatto prete,
Ma vi han dato la verga che sapete
E prescelto a pastor di Caddivestro.
Siate voi dunque vigilante e destro
Nel far del ben lassù più che potete,
Nè vi smarrite in cuor quando vedrete
L’orride gole di quel luogo alpestro.
Convertite all’amor del Redentore
E alla beata vergine Maria
Gli uomin, le donne, il popolo e il Priore.
Ma soprattutto attento a quella via,
Che non abbiate un tratto a dar di fuore
E rompervici il collo… e così sia!

Fu fondata dalla famiglia Barzagli; nel 1847 risulta di proprietà dell’Arcivescovo di Firenze; nel 1886 fu notevolmente ingrandita e dotata di loggiato nella parte anteriore. Era una coadiutoria ( una sorta di beneficio ecclesiastico ) dipendente dalla parrocchia di Casetta; vi risiedeva un ecclesiastico che aveva l’obbligo del catechismo e della spiegazione del Vangelo durante la Messa della domenica, anche se, a causa della sua infelice posizione geografica, questa carica rimaneva spesso vacante. Vi era venerata una statua di Sant’Anna, donata da Antonio Bacci ( vedi articolo ) nato a Piancaldoli e che qui esercitò nei primi tempi del suo ministero.

Il Bacci che fu insigne latinista, fu chiamato in Vaticano per redarre in latino i documenti della Chiesa; nel 1960 venne nominato cardinale. La statua di Sant’Anna oggi si trova nella chiesa di Casetta di Tiara.

Ca’ di Vestro durante il periodo della resistenza fu sede della brigata partigiana Garibaldi Bianconcini. Dopo la guerra la zona venne progressivamente abbandonata, l’ultimo abitante se ne andò nel 1952. Oggi la chiesa è quasi totalmente rovinata.

Riporto infine questo scritto di Guido Palagi che parla della visita pastorale del 13 luglio 1861 a Ca’ di Vestro. Il Palagi fu canonico del duomo di Firenze; tra il 1860 e il 1868 scrive alla madre il resoconto delle visite pastorali, in Mugello e Alto Mugello, effettuate dall’arcivescovo Giovacchino Limberti, del cui seguito faceva parte.

“Già fino da ieri sera pigliava fuoco la cima di Rapezzo, su cui è situata la parrocchia, e stamattina appariva tutta gremita di popolo, mentre facevamo la lunga ed erta salita per andare a visitarla. Ma la visita è stata breve, perchè dovevamo continuare il viaggio e recarci al celebre Ca’ di Vestro. Dico celebre, perchè qui si rammenta da tutti come il luogo più scosceso, e di maggior fatica per andarvi. Il Decano Scarlini col Cancelliere non vennero con noi, e restarono a visitare altri Oratorj. La strada che facemmo fu assai comoda e bellissima per la veduta, essendo tutta sul crine dei monti; ma giunti alla vallata nel di cui fondo è l’Oratorio di Ca’ di Vestro, bisognò discender dal cavallo, e reggersi a stento su’ piedi. Vi trovammo alcuni parrochi del Plebato di Misileo, e il vecchio parroco della Casetta, nella cui giurisdizione è Ca’ di Vestro, e quasi un dugento persone raccoltesi ivi da tutti quei monti inospiti per aspettarci. Un tal prete Crespino Vannini di Palazzolo, vi si porta tutte le feste a celebrarvi la Messa. Qualche volta nell’Inverno in mezzo alla neve partitosi di casa avanti giorno, vi è giunto sul mezzogiorno. Monsignore desidera ardentemente di stabilirvi una parrocchia; e con que’ montanari si fecero molte discussioni sulla scelta del luogo. Qualcuno offeriva anche una buona porzione di terreno purchè ai faccia la Chiesa vicino a casa sua; ma sarebbe troppo fuor di mano per altri. Ci vorrebbe un qualche facoltoso che provvedesse al necessario, sarebbe un’opera grande! Iddio la ispiri a chi ha! Non posso lasciar di rammentare il festoso convito che facemmo tutti insieme assisi sopra un prato, come si merendava alle Cascine per l’Ascensione. Oh! Quanto era bello il vedere il Prelato fiorentino colla sua veste paonazza sopra un fascetto di foglie d’albero, far le parti di patriarca di questa nomade colonica! Ma il più bello era l’appetito che fortemente latrava e divorava. Nel ritorno soffrimmo tutti gran sete, e arrivati presso a una fonte che gettava lentamente l’acqua a goccie, la provvidenza volle che ci trovassimo sotto una mezzina ormai piena, di cui non si conosceva il padrone. La finimmo tutta, mescolandovi un po’ di rosolio; e Monsignore la fece riportare dov’era, attaccandovi con un filo una cartuccia, che conteneva un franco. Era appunto la mezzina di una povera vedova, che si seppe poi avea benedetto mille volte il benefattore. Prima di ripassare il Santerno visitammo il bellissimo Oratorio di certi signori Giannelli, che ci ristorarono con ottimo vino. Non se ne poteva più per la stanchezza.”

Sergio Moncelli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 25 settembre 2021

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