LUCO DI MUGELLO – BORGO SAN LORENZO – Luca Tagliaferri racconta una storia nota, quella del cane Fido. Ma la racconta in modo speciale, perché tanti anni fa la conobbe dalla viva voce di uno dei protagonisti, la moglie di Carlo Soriani, e ultima proprietaria del famoso cane di Luco.

Correva luglio dell’anno 1972. Un giovanetto uscito dalla terza media, dopo aver superato l’esame con Distinto, si presenta al doposcuola estivo organizzato presso la Parrocchia di Luco di Mugello.

Sotto l’egida del Priore Don Dino Margheri, il cappellano Don Romano Nencioli aveva organizzato un doposcuola per le ragazze ed i ragazzi di Luco Mugello.

Don Milani aveva già seminato il suo grano, ed i primi frutti venivano raccolti anche a Luco. Le ragazze ed i ragazzi più preparati insegnavano agli altri con l’aiuto di Don Romano e di Don Margheri. Una piccola Barbiana poteva nascere anche lì.

Non contenti di quanto istituito, il Parroco ed il Cappellano, organizzano anche gite di piacere e di conoscenza per la popolazione del paese. In quel frangente era stata organizzata una gita, con un pullman, per 55 persone, direzione Cascata delle Marmore, Gubbio, Assisi.

Una domenica mattina di fine luglio, tutti i partecipanti alla gita, bambini, genitori e adulti, alla spicciolata, si presentano alle sei del mattino, pronti per l’imbarco sul pullman, mangiare rigorosamente al sacco, cartine geografiche, macchine fotografiche, cappelli di paglia e ombrelli per proteggersi dal sole cocente del giorno di piena estate.

Fra tutti i partecipanti, io vado a sedermi in uno dei due posti rimasti liberi in fondo alla corriera. Accanto a me si siede una signora mingherlina e ormai anziana che poi si rivela chiamarsi Maria, la vedova di Carlo Soriani e ultima proprietaria del cane Fido, da tutti nel paese conosciuto.

Il viaggio inizia, la corriera si muove verso l’autostrada e Maria inizia a raccontarmi questa bella storia vera:

Una domenica di Giugno 1940 Carlo a casa dal suo lavoro, effettua la sua passeggiata per strada comunale fra Luco e Ronta poco prima del consueto pranzo festivo. Verso metà mattina Carlo si presenta sull’uscio di casa, portando in seno, quasi ricoperto dalla giubba, un cucciolo di cane, tremante, infreddolito e anche bagnato dalla guazza caduta la notte precedente. Lo passa a me, lo aiuto ad entrare, e preso il cucciolo lo asciugo perbene, e lo deposito vicino al cantuccio della stufa spenta.

Il cane guaisce di gioia e molla subito la prima pisciata del giorno, più per contentezza che per diseducazione. Carlo e Maria, si guardano negli occhi e con fare accondiscendente, asciugano il misfatto, brontolando piano piano. Sarà l’unica volta che il cane piscerà in casa.

I due coniugi, che non hanno figli, e mai potranno averne, decidono che il loro figlio è arrivato dal cielo e lo chiameranno Fido. Il bene e l’amore che non hanno riversato su un bimbo, è tutto per il cane, che capisce immediatamente in che razza di casa è fortunatamente finito. Una famiglia, ora completa, piena di gioia e amore per loro stessi e per i più sfortunati.

Fido cresce, sano bello e muscoloso, come un Pointer di razza, e dopo qualche mese, mentre diventa adulto, inizia ad accompagnare Carlo al suo lavoro e tutte le sere ad aspettarne il ritorno. Il sabato e la domenica, sono dedicati alle passeggiate nel bosco delle Cale, dove qualche volta si incontrano fagiani e lepri. Che voglia sarebbe inseguire… Ma Carlo non vuole. A casa lo aspetta la ciotola col cibo scaldato dalla mamma adottiva Maria. Si mangia, si dorme e si cammina tanto.

Arriva Natale del 1943 e si fanno grandi feste in casa Soriani, ma il 30 dicembre, Maria dalla casa dove abita, a Naro, sente un rumore sordo provenire dalla direzione di Borgo, Fido è inquieto, annusa l’aria, non trova la pace quotidiana: è successo qualcosa. Le brutte notizie corrono veloci e nel pomeriggio arriva la terribile notizia: Carlo non ci sarà più. Carlo. Non tornerà mai più. Caro Fido adesso siamo soli. Maria prova con tutta se stessa a frenare il cane, ma lui testardo parte per Luco, ad aspettare il suo padrone.

Percorsa velocemente la strada, arriva nella piazza dove l’autobus fa capolinea e all’apertura della portiera alza la testa per vedere e annusare il suo padrone. Ma la portiera si richiude e Carlo non è sceso. Allora Fido nella sua testolina comincia a realizzare, ma non è possibile, un cane non concepisce la cattiveria umana. Dopo un po’ torna a casa, da Maria, che gli piange sulla testa. Allora è vero, Carlo non tornerà.

Ma sì che tornerà, così giorno dopo giorno per anni si va ad aspettarlo, prima o poi scenderà da quel maledetto o benedetto oggetto di ferro chiamato bus. Tutti i giorni fino al 1958 si va ad aspettare Carlo, finché la vecchiaia sopraffà ogni forza ed il 9 di giugno dello stesso anno, Fido si accascia definitivamente lungo la strada che lo riportava a casa.

Arriviamo in Umbria, le lacrime di Maria mi hanno bagnato tutto. La aiuto a scendere ed insieme andiamo verso la giornata.

Luca Tagliaferri
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 18 Giugno 2023

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