MUGELLO – Il nome che porta non è mai cambiato. Glielo assegnò un eccellente storico dell’antichità, Procopio di Cesarea: Mucelle. Procopio non fece altro che trasferire al luogo il nome della tribù che vi risiedeva, i Liguri Magelli. E il gioco è fatto. Il punto è da dove proviene quel nome, che significato ha, perché in quel tempo vigeva una regola perfetta: ‘nomen omen’. Nel nome si nasconde il destino del luogo, si celano le sue radici, l’identità che lo segna per l’eternità.

Se scavi nell’idioma indoeuropeo, la madre – sostengono in molti – della nostra lingua, non vai molto lontano. Meglio risalire ad altre origini, l’accadico ad esempio, la lingua parlata in Medio Oriente all’alba della civiltà. La tesi è di un grande linguista, Giovanni Semerano, e comincia a trovare più di un adepto. Là sì che, scavando a fondo, trovi una risposta. In accadico ‘Mug’ vuol dire sporgenza, ‘kallu’ si traduce con cima. Mugello significa ‘poggi alti’. Tutto torna. Le popolazioni primitive si insediarono sugli Appennini, al riparo dalle esondazioni della Sieve (Sepis in accadico vuol dire per l’appunto inondare) e al sicuro da tribù bellicose che ambivano a quelle terre.

Esiste una seconda scuola di pensiero. Fa capo al Davidsohn e col termine Mugello indica non l’intera valle ma un’altura, una sola altura: la collina dove sorge San Giovanni Maggiore, a un tiro d’arco da Borgo. Su quel poggio i bizantini avrebbero eretto una fortificazione a presidio della via strategica per la Romagna, l’attuale Faentina. Tu guarda quanto poco è cambiato il mondo!

Ad essere sinceri, mi convince di più la prima spiegazione. Assegnare a Borgo, capitale del Mugello dopo Scarperia, anche il primato nel nome della zona più emozionante della provincia fiorentina mi pare davvero troppo. Dimmi tu cosa farebbero i mugellani tutti. Come minimo la rivoluzione.

Riccardo Nencini

© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 8 dicembre 2019

 

Share.
Leave A Reply

Exit mobile version