L’artista Mario Poggiali, al centro, con l’assessore borghigiano alla Cultura Cristina Becchi e il direttore del Museo Chini Alessandro Cocchieri

BORGO SAN LORENZO – L’installazione di Mario Poggiali “Oltre”, inaugurata con l’assessore alla Cultura Cristina Becchi e il direttore del Museo Chini Alessandro Cocchieri sabato pomeriggio 8 settembre a Villa Pecori Giraldi e allestita fino alle 19.00 di domenica 9, sintetizza il concetto base dell’Arte contemporanea. “Cercando di analizzare questa categoria di arte – dice la psicosintesista Stefania Guerri – se ne può intuire il significato andando a confrontare il parallelismo della parola ‘oltre’ con quella greca ‘metanoia’ che significa appunto andare al di là della visibilità delle cose e del pensiero, per cercare il messaggio che l’artista vuole dare. In un ambiente montato dall’artista, in una sala della villa borghigiana, ci troviamo di fronte ad un pannello di tela bianca, con un taglio al centro, quale passaggio per entrare. La tela bianca rievoca, in coloro che nel 2013 la visitarono, la mostra che Mario Poggiali organizzò al Multi+. L’artista presentò allora nove pannelli bianchi con un cartoncino al lato indicante un uomo, il cielo, il mare, un bosco, un prato etc etc, donandoci il protagonismo di immaginare il proprio soggetto come se fossimo noi gli autori della mostra. L’attuale operazione dà invece a ciascuno di noi l’opportunità di essere i protagonisti in prima persona di questa installazione. Ci chiediamo: ‘Cosa troveremo oltre il taglio al centro della tela bianca?’ La domanda necessita di una risposta che può venirci solamente dopo aver oltrepassato quel taglio che ci incuriosisce, suscitando in noi una certa emozione”.

Aggiunge Cristina Becchi: “L’arte non si discute, si può solo provare a capirla e a viverla. Un esperimento, un tentativo di varcare le miriadi di sovrastrutture che la nostra società ci impone. Mario Poggiali nuovamente torna a parlare al nostro Io in un dialogo dove i protagonisti siamo solo noi, poveri essere umani che non riusciamo più a conoscerci né a riconoscerci. Un semplice taglio nella tela della realtà per squarciare i veli della falsità e ritrovarci faccia a faccia con noi stessi, costretti, nostro malgrado, a guardarci dentro, attraverso uno specchio che ci rimanda un’immagine che magari non ci piace così tanto. Ed allora arrivano le domande: chi siamo realmente? Chi siamo diventati? Che direzione abbiamo preso? Perché non riusciamo più ad amare? Domande e paure che si mescolano, che cercano risposte. Un semplice taglio, un semplice specchio che ci costringe a riflettere su noi stessi, un’occasione così rara per una società zittita dal rumore, assuefatta dal nulla della chiacchiera, abituata a pensare attraverso i social. Un’opportunità unica per confrontarsi con noi stessi”.

Fabrizio Nazio
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 9 settembre 2018

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